Identità e violenza, un libro da (ri)leggere

amartya sen

Identità e violenza di Amartya Sen – Ed. Laterza (2006)

Ci sono momenti in cui si perde la pazienza, la paziente attesa di vedere un miglioramento – che non può non avvenire – dei rapporti tra esseri umani. Piccoli passi verso un futuro migliore, più pacifico, meno conflittuale. Un miglioramento al quale, anche con piccole cose, tanti di noi partecipano con passione.

Ne parlavo con un caro amico che, anche lui preso da un attimo di disillusione, mi ha detto:

… negli anni, nei decenni, nei secoli, sempre le stesse modalità: il capopopolo che sbraita sgrammaticato, la massa lobotomizzata che avvampa, inveisce e grida istericamente, il capro espiatorio che subisce.

Sempre così, sempre lo stesso spot trito e ritrito che viene proiettato sullo schermo/scherno della vita. Ma, del resto, questo è il mondo: un luogo puzzolente e sovraffollato dominato dalla violenza e dall’ignoranza, l’una e l’altra unite in mutua amplificazione.

Sapevamo entrambi che non è proprio così. Ma devo confessare che certe affermazioni di personaggi tipo Matteo Salvini mi fanno rabbrividire.  Mi verrebbe la voglia di imbracciare un lanciafiamme, prenderli di mira ed incenerirli … poi, invece, riapro il libro di Amartya Sen e lo rileggo… e credo che anche i simpatizzanti di Salvini dovrebbero leggerlo.

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Guardare in se stessi

Rosa e Bertha Gudder – Albert Anker -1883

«Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso.»

Marcel Proust, “Il tempo ritrovato

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Com’è il paradiso?

Alessandro Bergonzoni

Quella linea di non fine che si chiama laddove

di  Alessandro Bergonzoni (il Fatto Quotidiano 01/06/2015)

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XI edizione del Premio letterario internazionale Tiziano Terzani

Spostare il centro del mondo - Ngugi wa Thiong'o -Ed. Meltemi

“Mi chiedete di parlare di Africa, e non capite quanto grande è quello che dovrei raccontarvi. Avete in testa mappe geografiche disegnate in modo sbagliato. Per capire che cosa intendo, dovete pensare di mettere insieme Europa, Stati Uniti e Sud America. Ecco, tutte quelle terre insieme non fanno il nostro continente. Africa è qualcosa che non conoscete. Siamo invisibili e questo è da sempre il nostro più grande problema”. (Ngugi wa Thiong’o)

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Thailandia e l’arte dei nodi

Il grande libro dei noi – Clifford W. Ashley- Ed. Rizzoli

Credo che siamo rimasti in ben pochi a saper fare il nodo parlato con una mano sola. Federico, che me lo insegnò, disse di aver imparato da Francis Chichester e che quindi, all’epoca, eravamo in tre: lui, io e Sir Chichester … ma Federico è un marinaio ed i marinai, a volte, le sparano grosse.

Non che la cosa meriti una qualche particolare attenzione, solo la constatazione di come molte abilità manuali si stiano perdendo.

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Ultima di campionato

Ultima partita giocata per la Coppa Rimet - Mexico 1970 - Finale Brasile vs Italia

«Come tutti gli uruguagi, avrei voluto essere un calciatore. Giocavo benissimo, ero un fenomeno, ma soltanto di notte, mentre dormivo; durante il giorno ero il peggior scarpone che sia comparso nei campetti del mio paese.
Anche come tifoso lasciavo molto a desiderare. Juan Alberto Schiaffino e Julio César Abbadie giocavano nel Peñarol, la squadra nemica. Da buon tifoso del Nacional facevo tutto il possibile per riuscire a odiarli. Ma Pepe (Beppe) Schiaffino coi suoi passaggi magistrali orchestrava il gioco della squadra come se stesse osservando il campo dal punto più alto della torre dello stadio, ed el Pardo (il Bruno) Abbadie faceva scorrere la palla sulla linea bianca laterale e si lanciava con gli stivali delle sette leghe distendendosi senza sfiorare il pallone né toccare i propri avversari: e io non avevo altro rimedio che ammirarli, avevo addirittura voglia di applaudirli.
Sono passati gli anni, e col tempo ho finito per assumere la mia identità: non sono altro che un mendicante di buon calcio. Vado per il mondo col cappello in mano, e negli stadi supplico: «Una bella giocata, per l’amor di Dio».
E quando il buon calcio si manifesta, rendo grazie per il miracolo e non mi importa un fico secco di quale sia il club o il paese che me lo offre.»

(Splendori e miserie del gioco del calcio – Eduardo Galeano – Ed. Sperling&Kupfer)

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Oslo Freedom Forum 2015

Pravit Rojanaphruk reports to the Thai military in Bangkok on May 25. Pic: AP. Asiancorrespondent

«L’Oslo Freedom Forum (OFF) è una vivace comunità globale di persone che condividono la visione comune di rendere il mondo un luogo più libero e aperto. Il settimo forum annuale ha avuto luogo il 25-27 maggio.» Continue reading

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