Matrimonio gay legale negli Usa: storica decisione della Corte Suprema

Bacio di Natalie Thompson (destra) a Pooja Mandagere (sinistra), due sostenitrici del matrimonio ugualitariodurante i festeggiamente fuori della Corte Suprema degli Stati Uniti d'America dopo la storica sentenza del 26 giugno 2015

Bacio di Natalie Thompson (destra) a Pooja Mandagere (sinistra), due sostenitrici del matrimonio ugualitario, durante i festeggiamente fuori della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America dopo la storica sentenza del 26 giugno 2015. Foto Doug Mills/The New York Times

La Corte Suprema rende legali i matrimoni gay in tutti i 50 Stati Usa. Barack Obama: «L’amore vince»

«Non è più possibile negare questa libertà. Nessuna unione è più profonda del matrimonio, perché incarna i più alti ideali di amore, fedeltà, devozione, sacrificio e famiglia. Nel formare una unione matrimoniale, due persone diventano qualcosa di più grande di quello che erano prima».

È con queste parole che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha reso incostituzionali le leggi dei singoli stati che vietano il matrimonio tra persone dello stesso sesso, rendendolo dunque legale per tutti i cittadini in tutto il paese.  Continue reading

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Thailandia, il frutto di cotone

Krathon in vendita al mercato – foto tiziano matteucci

Sandoricum koetjape, nome comune: santol o cottonfruit, pianta originaria del sudest asiatico.  In thailandese sia la pianta che il frutto si chiamano : กระท้อน (krathon) o สะท้อน (sathon) – ma ha anche altri nomi locali -.
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Stato Islamico: i risultati della Coalizione anti-Isis in Siria e Iraq

Isis Palmira Siria

Uomini dell'Isis sfilano per le strade di Palmira, Siria. Foto Daily Mail.

Con la caduta quasi fulminea a metà maggio della città irachena di Ramadi e della siriana Palmira, la Coalizione internazionale anti-Isis, a guida statunitense, ha dovuto rivedere il proprio modus operandi e ricercare le cause dell’inefficacia delle proprie azioni.

Secondo gli analisti militari sono state fondamentalmente tre le cause che hanno portato a queste gravi disfatte: la notoria inefficienza e scarsa volontà delle truppe regolari irachene di combattere il nemico, l’inefficienza della campagna di bombardamenti alleati e l’assenza di un coordinamento con le forze armate del Presidente siriano Bashar al-Assad. Continue reading

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83 anni di sabotaggio della democrazia in Thailandia

Soldato Monumento Democrazia Bangkok Thailandia Reuters

Soldato protegge, si fa per dire, il Monumento alla Democrazia. Bangkok, Thailandia. Foto Reuters

Ieri sul giornale online thailandese Prachatai è apparso un articolo, lo potete leggere tradotto in calce a queste poche righe.

Un appello ma anche un manifesto, che porta la firma del Seri Thai (Organizzazione dei Liberi Thailandesi per i Diritti Umani e la Democrazia, FT-HD).

A me, nel leggerlo, è immediatamente tornato in mente un altro Seri Thai (เสรีไทย), ovvero il movimento patriottico e indipendentista della resistenza thailandese fondato durante la seconda guerra mondiale, nel 1943, in opposizione all’occupazione militare giapponese, ma non solo.

L’esercito giapponese che occupava la Thailandia era un alleato di Bangkok, o meglio, il primo ministro dell’epoca, Phibun Songkhram, si era alleato ai giapponesi, anche se la sua dichiarazione di guerra agli Stati Uniti non venne mai consegnata. Chi doveva consegnarla, Seni Pramoj, ambasciatore thailandese a Washington, si rifiutò di consegnarla e fondò Seri Thai.

N.B. Nelle ultime righe troverete un appello alla Comunità Europea. Sarebbe bello che, fuor di retorica, l’assemblea di Bruxelles prendesse atto del penoso stato della democrazia e dei diritti umani nel Paese dei Sorrisi.

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Liberté, Égalité, Fraternité. Abbiamo perso la fratellanza

Libertà Eguaglianza Fratellanza Gattuso quadro

Liberté, Égalité, Fraternité – Renato Guttuso (1950)

Liberté, Égalité, Fraternité, questo motto, nato dalle idee della rivoluzione francese, ha un valore talmente significativo che da tempo ha superato il confine francese per divenire un caposaldo della moderna cultura occidentale.

Libertà, Eguaglianza, Fratellanza.

Libertà

La prima parola del motto, Libertà, fu concepita secondo l’idea liberale. La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1789) la definiva così: «La libertà consiste nel potere di fare ciò che non nuoce ai diritti altrui».

Oggi, che i tempi sono cresciuti, credo si possa accettare la definizione di libertà che Corrado Vivanti ci propone nell’Enciclopedia Einaudi:

«Il concetto di libertà, uno dei più importanti del linguaggio politico, della filosofia e dell’etica, concerne i rapporti fra gli individui o i gruppi sociali e i poteri, in particolare il potere dello stato. All’epoca, però, in cui la chiesa era dotata del potere di far uso della violenza, la lotta per le libertà, situata nel dominio religioso, si identificava con la lotta per la tolleranza, per il diritto all’eresia.

Attualmente le minacce contro le libertà sono portate soprattutto dalle burocrazie, e precisamente da quelle che si organizzano in partiti-Stato, che si sforzano di imporre ai cittadini delle ideologie alle quali essi sarebbero tenuti ad aderire. Di qui l’acutezza di una lotta per il diritto alla dissidenza, per il diritto delle minoranze a salvaguardare le loro differenze, e quello degli individui a preservare una sfera di vita privata  sottraendola a qualunque sorveglianza.» (Enciclopedia Einaudi – nota di sintesi finale del termine: Libertà – Corrado Vivanti)

Scelgo questa definizione per il semplice motivo che, lontana dalla retorica della visione iniziale, ci propone temi di riflessione. Gli uomini nascono liberi, possiedono il libero arbitrio. Poi ci sono le circostanze che lo “lasciano libero” oppure lo fanno agire in modo contrario. L’uomo è  libero da qualcosa oppure libero per qualcosa? Libertà da o libertà di? Libertà positiva, libertà negativa…  forse una condanna a discuterne per sempre. Ma, comunque, se ne discute, ci si batte per la libertà e si fa qualcosa.

Eguaglianza

La diseguaglianza – Amartya K. Sen – Ed. il Mulino

Secondo termine del motto, Eguaglianza. All’epoca, un’epoca segnata da grandi diseguaglianze sociali, significava che la legge è uguale per tutti e le differenze di censo o condizione sociale venivano abolite.

Da allora, di sicuro, molti sono stati i passi in avanti. Forse il passo maggiore è proprio quello che ci ha portato a mettere in aperta discussione il persistere di diseguaglianze, ed oggi anche l’erodersi di parte dell’eguaglianza conquistata.

Amartya Sen si chiede, ci chiede: « Eguaglianza di che cosa?  … l’importanza di questa domanda deriva dalla effettiva diversità degli esseri umani, di modo che la richiesta di eguaglianza rispetto a una variabile tende a entrare in conflitto – nei fatti, non soltanto in teoria – col desiderio di eguaglianza rispetto ad un’altra variabile. Noi siamo profondamente diversi nelle nostre caratteristiche proprie (quali età, sesso, capacità generali, talenti particolari, predisposizione alle malattie, ecc.) così come in certe circostanze esterne (quali proprietà di beni, provenienza sociale, condizioni ambientali, ecc.) È precisamente per tale diversità che l’insistenza sull’egualitarismo in un ambito è in contrasto con l’egualitarismo in un altro.»

Anche questo: tema complesso. Ma anche qui, per fortuna, si discute e si lotta:

«La disuguaglianza non è un destino, ma una scelta – ha detto Paul Krugmane possiamo fare molto per ridurla». Ed anche un organismo (discutibile) come il FMI parla di disuguaglianza (dei redditi).

Fratellanza

Fratellanza, terzo elemento del motto repubblicano, viene solitamente definita così: «Non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi». E qui devo dare ragione a David van Reybrouck che, in una recente intervista, ci dice:

Abbiamo perso la fratellanza.

Dalla Rivoluzione del 1789, Fraternité è uno dei tre valori cardine della Repubblica francese. Nel 1823, Ludwig van Beethoven completa la sua Nona sinfonia: aveva composto l’apoteosi ispirandosi a una poesia di Schiller. Al culmine della drammaticità, il coro scandisce con tutta la forza che ha in petto: Alle Men-schen wer-den Brüüü-der, tutti gli uomini diventano fratelli.

Ma cosa è successo da allora? La fraternità non gode certo di ottima salute. Quando l’Inno alla gioia di Beethoven diventò l’inno d’Europa, nel 1985, fu subito privato del testo originale tedesco, ma che dico, fu privato di qualsiasi testo.

Neutralità linguistico-politica… eccetera, eccetera. L’Europa è l’unica costellazione politica al mondo il cui inno si può appena canticchiare. Cosa ci dice tutto questo sul progetto politico dell’Europa? Chi cerca gli ideali della Rivoluzione francese su Google ottiene quanto segue: Libertà: 45.500.000 risultati; eguaglianza: 2.140.000 risultati; fraternità: 603.000 risultati. Anche la variante più comune di questo termine, fratellanza, totalizza il punteggio più basso fra i tre ideali.

Ma torniamo alla fraternità, dal mio punto di vista l’ideale più appassionante della Rivoluzione francese. L’ex Primo ministro del mio Paese, il Belgio, Mark Eyskens, ha scritto che i tre valori della Rivoluzione francese sono stati proiettati nella storia in fasi diverse: così, se il Diciannovesimo secolo è stato il secolo dell’uguaglianza e il Ventesimo quello della libertà, il Ventunesimo dovrebbe essere il secolo della fraternità. La trovo una splendida riflessione.

Solo un dubbio: questa previsione si avvererà mai? Caratterizzato dalla lotta per la conquista del suffragio universale, il Diciannovesimo secolo è stato, in effetti, il secolo di una maggiore uguaglianza, ma Thomas Piketty ci ricorda anche che nel Ventunesimo secolo si dovrà ancora combattere contro nuove forme di disuguaglianza. E sì, la fine del fascismo, il colonialismo e il comunismo sovietico, unitamente alla scoperta della pillola e della lavabiancheria, hanno significato per centinaia di milioni di persone nuove esperienze di libertà. Ma quella lotta è ben lontana dalla fine, come è risaputo dalla Corea del Nord al tetro califfato. E con tanta strada ancora da percorrere, dobbiamo davvero iniziare sin d’ora a parlare di fratellanza?

Nel linguaggio politico dell’Occidente, questo termine è totalmente in disuso. Basta leggere il Trattato di Lisbona: nel testo, la parola ‘libertà’ ricorre 38 volte. La parola ‘uguaglianza’: 26 volte. La parola fraternità o fratellanza? Mai. Forse per la sua connotazione sessista? Ovviamente, con il termine ‘fraternità’ si intende ‘legame tra fratelli e sorelle’, ma non si sa mai. In inglese si è dovuto sostituire mankind, il genere umano, con humanity, l’umanità, e in America, terreno di coltura della neutralità di genere, una persona viene definita sinteticamente a human being, un essere umano. O forse l’ideale di solidarietà fondamentale risulta troppo aulico in quest’era così pragmatica?

Mentre la libertà e l’uguaglianza attengono alla sfera dei diritti, e per di più ai diritti dell’individuo, la fraternità è un valore intrinseco di una comunità. Questo è fastidioso. Oltretutto, nel linguaggio politico di oggi, sembra addirittura essersi diffuso un certo imbarazzo nei confronti di categorie morali tanto altisonanti. Soltanto un Mandela o un Obama hanno la facoltà di parlarne, preferibilmente a un funerale.

Ma ciò che sembra politicamente irraggiungibile, non deve necessariamente essere socialmente indesiderabile. Prima o poi, la fraternità farà ritorno nell’agenda politica. (intervista pubblicata su Il Fatto Quotidiano – 08/05/2015 – traduzione di Giuliana Ardito)

Forse la definizione, posta in termini di proibizione – «Non fate …» -, non ha molto aiutato il diffondersi del giusto senso di fratellanza. Forse sarebbe stato meglio un propositivo: «Fate agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi»… ma tant’è, più facile proibire che “fare”.

Siamo terrorizzati da una massa di derelitti il cui unico desiderio è quello di sfuggire alla paura. È un atteggiamento incomprensibile, aberrante. Non so voi, ma io mi vergogno. (Bernard Guetta)

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Anima

Genocidio degli armeni – foto Ansa

Anima
ti sembran tempi per parlar dell’anima?
Non ci sono più diavoli,
che la richiedono
preferiscono i titoli
è fuori moda l’anima.
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La rete, i social e il tempo perso dietro gli imbecilli

facebook map connections

Il mondo di Facebook: rappresentazione grafica delle connessioni del social network piu’ popolare del pianeta.

Le parole di Umberto Eco su rete e idiozia hanno aperto un’interessante discussione sui media alla quale per ultima si è aggiunta la lettura sociale di Stefano Rodotà. Il giurista ha aggiunto importanti spunti di riflessione che mettono in evidenza un aspetto considerato secondario dai più, che si rivela fondamentale per la comprensione di fenomeni quali la connessione planetaria, vera misura di quella che comunemente chiamiamo globalizzazioneContinue reading

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