Lettera da Buenos Aires del 13 Aprile 1959

Fratello e tutti carissimi, in questa stessa data, in un vapore di scartamento ridotto chiamato “ Indiana”, nel porto della bella Napoli, imbarcavo con destino a qusta terra con la testa piena di illusioni, e il cuore gonfio di amarezza, senza immaginare, nemmeno per sogno, che potrebbero trascorrere trenta anni fin oggi, lontano da voi tutti. Che fare? L’uomo progetta… il destino poi fa le cose.

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Lo spettro dei barbari. Adesso e allora (Zygmunt Bauman)

L’arrivo degli Unni a Roma – Ulpiano Checa, 1887

«Gli antichi Greci coniarono il termine “barbaros” per indicare tutti quei popoli che abitavano le terre circostanti, ma che non parlavano greco. I popoli chiamati “Barbari” non erano necessariamente peggiori, inferiori o “meno umani” di coloro che così li definivano. Erano semplicemente diversi. Erano non-Greci. Non come “noi”, gli Ellenici. E come potevamo “noi”, gli Ellenici, sapere che non erano come “noi”? Perché non eravamo sicuri che loro avrebbero capito quello che desideravamo dirgli, esattamente come noi non eravamo – non potevamo essere – sicuri di quello che avrebbero voluto dirci. In poche parole, noi, i Greci, e loro, i Barbari, non potevamo comunicare, non eravamo particolarmente entusiasti di parlare con loro. Una volta affermato, questo sospetto si è dimostrato auto-perpetuante: non fidandoci sufficientemente dei Barbari da sentirci a nostro agio in loro presenza, abbiamo anche avuto poche o nessuna possibilità di sottoporre il nostro sospetto a una verifica (per non parlare della possibilità di respingerlo).»

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Popoli Migranti: l’uso del linguaggio per preparare i genocidi

“L’estrema soluzione” della Destra per il Polesine, da La Voce, 15 sett. 2011

«Voi eravate pienamente consapevoli del potere delle parole e avete usato la radio e i mezzi di comunicazione per disseminare odio e violenza. Senza machete, armi da fuoco o di altro genere avete causato la morte di migliaia di civili innocenti». Con queste parole, il 3 dicembre 2003, il Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda (ICTR) ha condannato all’ergastolo per genocidio, incitamento al genocidio e crimini contro l’umanità, Ferdinand Nahimana, co–fondatore della Radio Télévision Libre des Mille Collines di Kigali e Hassan Ngeze, direttore e redattore del giornale Kangura.

Il tribunale ha quindi riconosciuto il contributo dato da questi media, ed altri mezzi di informazione, nel fomentare l’uccisione di circa 800.000 ruandesi, la maggior parte della minoranza tutsi, nel 1994, con una campagna durata mesi. Uno degli slogan trasmessi da Radio des Milles Collines per incitare gli hutu a massacrare i tutsi era: “per uccidere i topi grandi bisogna uccidere i topi piccoli“.

Yves Ternon (Lo stato criminale – I genocidi del XX secolo) fa un’analisi interessante sull’uso del linguaggio nel preparare i genocidi: separa prima e disumanizza poi le vittime, toglie loro la dignità di esseri umani e le relega in un universo subumano, pronte così a diventare bersagli.

Per marchiare le future vittime si usano termini tratti dal mondo animale perché non sono più uomini (scarafaggi, topi, vipere, cani rognosi, ecc.) e vengono usate anche metafore che fanno riferimento alla malattia: queste persone diventano parassiti, bacilli o il cancro che infesta, perciò la loro eliminazione costituisce una operazione lecita e auspicabile (si estirpa un cancro, si guarisce la società dalla malattia ecc.).

E così il semplice fatto di pronunciare determinate parole rende accettabili e addirittura produce immensi massacri di uomini, donne e bambini. Basta dare un’occhiata ai giornali della propaganda nazista e fascista per rendersene conto.

È incontestabile che gli ebrei siano degli esseri umani […]; ma anche la pulce è un animale, per quanto sgradevole, ed è questo il motivo per cui gli uomini non proteggono, né ingrassano la pulce, ma cercano di renderla innocua”.

(Dalla prefazione di Popoli Migranti – Amnesty International)

Un testo curato dalla sezione italiana di Amnesty International (lo trovate qui in pdf). Un percorso didattico per insegnanti che, di sicuro, in questo convulso momento storico, può interessare anche coloro che insegnanti non sono.

Leggetelo come un piccolo passo verso un futuro migliore, più pacifico, meno conflittuale. Un miglioramento al quale, anche con piccole cose, tutti possono partecipare.

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Malesia, protesta Bersih 4.0 contro il premier accusato di corruzione: Kuala Lumpur si tinge di giallo

Bersih 4.0

Bersih 4.0. Foto Malaysiakini

650 milioni di euro sul conto corrente del primo ministro: 65mila malaysiani protestano in piazza

KUALA LUMPUR (Asiablog.it) – Slogan, canti, balli, comizi e tante magliette gialle nei due giorni di protesta nel centro della capitale Kuala Lumpur per chiedere le dimissioni del primo ministro, Najib Razak, accusato di corruzione. Bersih 4.0 è la quarta manifestazione organizzata dal gruppo “Bersih”, che in lingua malese significa “pulito”, dopo quelle del 2007, 2011 e 2012. Bersih, che ha come simbolo il colore giallo, è una coalizione di decine di organizzazioni non governative che chiedono elezioni libere e trasparenti e di porre un freno alla dilagante corruzione politica.

CLAN NAJIB – Secondo gli attivisti di Bersih il simbolo della Malaysia da cambiare è Najib Razak. Primo ministro dal 2009, Najib appartiene alla famiglia politica più importante del Paese. Suo padre è stato il secondo primo ministro della Malaysia, che ha ottenuto l’indipendenza dal Regno Unito nel 1957, e suo zio è stato il terzo. Entrato in parlamento a soli 23 anni, Najib ha ricoperto tutti i ruoli più importanti nello United Malays National Organisation (Umno), il partito che ha guidato ininterrottamente il Paese dal momento dell’indipendenza, e poi a livello istituzionale.  Continue reading

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Migranti che hanno osato sognare troppo

Fiori gettati nel Mediterraneo vicino Nizza, in Francia, per ricordare i migranti che sono annegati raggiungendo l’Europa – Credit: Valery Hache

Così come oggi tanti anni fa
mandate a dire all’imperatore
che tutti i pozzi si sono seccati Continue reading

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Palestina, video shock: soldato israeliano e bambino palestinese

Nel video si vede un soldato dell’esercito di occupazione israeliano che maltratta un minorenne con un braccio ingessato durante gli scontri avvenuti nei pressi del villaggio palestinese di Nabi Salih, in Cisgiordania, a 20km dalla capitale amministrativa palestinese di Ramallah, venerdì 28 agosto 2015.  Continue reading

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Thailandia, arrestato un uomo per l’attentato di Bangkok

Adem Karadag bangkok

Adem Karadag, cittadino turco arrestato a Bangkok in relazione all'attentato terroristico del 17 agosto 2015.

Arrestato un 28enne di nome Adem Karadag: nel suo appartamento materiali esplosivi e 10 passaporti

(Asiablog) – La polizia di Bangkok ha annunciato di aver arrestato un uomo in relazione all’attentato che ha ucciso 20 persone nella capitale thailandese quasi due settimane fa. Si tratterebbe di un cittadino turco 28enne di nome Adem Karadag, arrestato a Nong Jok, nella periferia di Bangkok. Continue reading

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