Thailandia, 400.000 lavoratori migranti a rischio di espulsione

Mae Sot (Thailandia) - Birmani in fila al confine tra Birmania e Thailandia

Birmani in fila a Mae Sot, cittadina della Thailan dia al confine con la Birmania

Giovedì 18 dicembre 2015, Giornata Internazionale dei Migranti, il Migrant Working Group (MWG), una ong con sede in Thailandia, ha tenuto una conferenza stampa per presentare il suo rapporto 2015, intitolato Migrant Crisis Protection.

MWG sostiene che il governo thailandese non sia riuscito ad elaborare alcun progetto per fornire servizi di base e garantire i diritti fondamentali ai migranti ed ai rifugiati in Thailandia.
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La ragazza dai capelli bianchi ( 白毛女 )

WHITE HAIRQuella che segue è la trama di un’opera cinese, poi film e infine balletto.

Una delle opere rivoluzionarie più famose perché inserita, durante la Rivoluzione Culturale, nelle “Otto opere modello”⁽ⁿ⁾ e molti cinesi, cresciuti negli anni ’60 del secolo scorso, conoscono la musica del balletto.

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Residenti all’estero (AIRE), IMU, TARI, TASI – aggiornamento dicembre 2015

Gazzetta Ufficiale

Gazzetta Ufficiale

Questo importante aggiornamento, al post pubblicato a metà maggio, trova la sua origine dai commenti di alcuni lettori ed in particolare di un commentatore che, in estrema sintesi, mi informa che l’interpretazione della L. 23 maggio 2014, n. 80, così come interpretata dal suo comune di residenza – ed avallata da uno studio legale-tributario a cui si è rivolto – rende evidente che:

” … l’interpretazione ormai acclarata della norma è che si riferisce a cittadini italiani residenti all’estero che ricevono la pensione DAL Paese estero di residenza e non dall’Italia. Io, per esempio, vivo in Belgio e per essere beneficiario della norma dovrei ricevere una pensione dallo stato belga.”

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La Cina ed il paradosso della World Internet Conference

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«È un paradosso. La seconda conferenza mondiale su internet si svolge ancora una volta in Cina, nonostante il Paese sia tra gli ultimi nel rapporto 2015 dell’organizzazione governativa statunitense Freedom House sulla libertà in rete. Secondo quest’ultimo, la rete nella Repubblica popolare è meno libera che in Siria, Iran e Cuba. E questo non solo perché blocca l’accesso ad alcune aziende straniere come Google, Facebook, Twitter e molte altre. La parola d’ordine del governo cinese ormai è proprio wangluo zhuquan, “sovranità sulla rete”.

Attraverso la costruzione e lo sviluppo di quello che la stampa ha ribattezzato il Grande firewall, la Cina è riuscita in qualcosa che in pochi avrebbero creduto realizzabile: la costruzione di un internet nazionale, in tutto e per tutto simile al resto della rete. Ma separato. All’interno gli internauti cinesi si muovono come i loro colleghi nel resto del mondo. Ma a guardia dell’intero traffico ci sono paternalistici censori che giudicano, secondo le direttive del Partito, su cosa è giusto discutere e quali sono i social e le applicazioni che rispettano le (loro) regole.

Inoltre, il presidente Xi Jinping, da quando è al potere, ha cercato di centralizzare ulteriormente il controllo su internet attraverso la creazione di due nuovi organi: il Gruppo dirigente centrale per il cyberspazio, presieduto da lui stesso, e l’Ufficio di informazione per l’internet dello Stato, diretto da Lu Wei. Il primo dovrebbe sovraintendere e sviluppare “le strategie nazionali, i piani di sviluppo e le politiche più importanti” mentre il secondo si occupa di trasformarle in legge e farle applicare. Il presidente non si stanca di affermare che le tecnologie internet non devono violare la “sovranità sulla rete” del Paese, mentre il secondo ripete senza sosta che alle aziende straniere è permesso fare affari in Cina solo in obbedienza alla legge cinese.

E più meno con gli stessi contenuti si sono presentati entrambi ad aprire la seconda Conferenza mondiale su Internet a Wuzhen, una cittadina della Cina sudorientale nota per essere la Venezia d’Oriente. Già l’anno scorso è stata un successo, presenti i dirigenti di tutte le grandi industrie tecnologiche, cinesi e non. Facebook, Twitter e i social normalmente bloccati in Cina hanno funzionato nel perimetro ristretto della conferenza. Quest’anno giornalisti e ospiti stranieri hanno avuto in regalo uno smartphone Xiaomi e un accesso internet personalizzato. Attraverso questi strumenti e a differenza dei colleghi cinesi, per i tre giorni della conferenza potranno navigare in rete liberamente.

Il punto è che i 668 milioni di utenti cinesi fanno gola a tutti. Al governo che vede nell’industria tecnologica un mezzo per traghettare la Cina nella transizione da economia di produzione a economia di servizi e alle aziende che fanno a gara ad accaparrarsi quello che è già il più vasto mercato di internauti nel mondo. Ma mentre i media cinesi danno grande risalto al fatto che l’intera Wuzhen sarà coperta dal wi-fi e che l’evento vuole essere veicolo di un nuovo “mondo interconnesso condiviso e governato da tutti”, il New York Times denuncia di essere stato escluso dall’evento per il secondo anno di fila.

Una lista dei capi di stato che interverranno fa ulteriormente riflettere. Oltre al presidente della nazione più popolosa del mondo Xi Jinping, saranno presenzieranno i primi ministri della Russia, del Pakistan, e quelli delle repubbliche centroasiatiche. È esattamente come Lu Wei ha annunciato nella conferenza stampa di apertura all’evento: “Stiamo esplorando una gestione dell’internet con caratteristiche cinesi”, un internet quindi che “non è censurato, ma organizzato”.» (di Cecilia Attanasio Ghezzi per il Fatto Quotidiano)

«Facebook è vietato in Cina, ma questo non ha impedito a internauti cinesi di visitare la pagina del candidato presidenziale taiwanese Tsai Ing-wen. L’improvviso aumento dei “post” (70.000) e delle “emoticon” con la bandiera cinese ha scatenato un acceso dibattito, la risposta di Tsai Ing-wen è stata: “Mi auguro che la nuova esperienza aiuterà i nostri nuovi amici a saperne di più sulla democrazia, la libertà e la diversità di Taiwan. Benvenuti nel mondo di Facebook!” (Digital Asia links: Cross-Strait trolling, Modi & Silicon Valley, WhatsApp government and more, The interpreter)

 

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India, l’intoccabile Regina dei Morti

Saranga Devi siede sulla scalinata del fiume, accanto al fuoco sacro. È insolito, forse senza precedenti per una donna, l’essere a capo di una scalinata per le cremazioni. Ha ereditato il ruolo dal suo defunto marito, Dom Raja (foto di Andrea de Franciscis)

Saranga Devi siede sulla scalinata del fiume, accanto al fuoco sacro. È insolito, forse senza precedenti per una donna, l’essere a capo di una scalinata per le cremazioni. Ha ereditato il ruolo dal suo defunto marito, Dom Raja. Foto Andrea de Franciscis

«Saranga Devi è una vecchia signora dura e misteriosa, con gli occhi blu scuro scintillanti come due pietre preziose tra le rughe del suo viso paffuto. Parla poco ma la sua autorità è palpabile. Scruta ogni cosa con sguardo severo dall’alto della sua posizione privilegiata sul ghat, le maestose scalinate di pietra che conducono alle acque del Gange.»

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Soggetti smarriti

oggetti smarriti liu zhenyunOggetti smarriti, anzi soggetti smarriti

Caccia agli Oggetti smarriti: denaro, certificati di divorzio, un po’ di onore, persino l’amore, in un mondo dove «una vita si paga con la vita e i debiti si restituiscono».

Il romanzo di Liu Zhenyun, uscito nel 2007 e ora in Italia, tradotto da Patrizia Liberati (Metropoli d’Asia), illustra in toni amaramente picareschi le linee di frattura della Cina d’oggi.

Come ovunque, «gli abissi hanno un fondo, ma il cuore degli uomini non si può scandagliare». Soggetti smarriti.

(Fonte: Inchiostro di Cina, di Marco Del Corona, supplemento culturale del Corriere della Sera)

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Benedict Anderson: la politica thailandese vista da un “estraneo”

Benedict Anderson (Kunming, 26 agosto 1936 – Malang, 13 dicembre 2015) - immagine Wikipedia

Benedict Anderson (Kunming, 26 agosto 1936 – Malang, 13 dicembre 2015) – immagine Wikipedia

Omaggio a Benedict Anderson, uomo senza nazione, che è venuto a mancare il 13 dicembre scorso.

Professore alla Cornell University e autore di Comunità immaginate, propose la sua visione della politica thailandese in un forum organizzato dalla Midnight University and the Faculty of Humanities of Chiang Mai University il 26 gennaio 2011.

«Mi è stato chiesto di esprimere, da “estraneo” quale sono, il mio punto di vista sull’attuale politica thailandese e ci proverò. Ma non sono sicuro del vero significato di “estraneo”.

Forse è solo una gentile sostituzione del termine farang, vale a dire un occidentale che conosce qualcosa della politica thailandese ed ha il vantaggio di vivere distante ma lo svantaggio di non essere costantemente e profondamente coinvolto?

L’implicazione è che il farang che scrive del Siam pensa in un modo molto differente dal Thailandese istruito. Ma ho la forte impressione che i giornalisti e gli studiosi farang di fatto sono fortemente dipendenti dalla loro controparte thailandese. D’altro canto, c’è Chris Baker, molto inglese, residente in Siam da tantissimo tempo, con un buon possesso della lingua, che scrive ottimi articoli sulla politica thailandese ed ha scritto assieme a Pasuk Phongphaichit i migliori testi sulla politica thailandese contemporanea. I due hanno anche pubblicato una monumentale traduzione inglese del Khun Chang Khun Paen.  È giusto chiamarlo un “estraneo”?

Ma non ci sono anche milioni di cittadini del Siam che potrebbero essere considerati “estranei”?

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