Spesso si colloca il grande K’ung-fu-tse, che noi chiamiamo Confucio, fra gli antichi legislatori, fra i fondatori di religioni; è una grande inavvertenza. Confucio è molto moderno; è vissuto solo seicentocinquanta anni prima della nostra era. Non istituì mai alcun culto, alcun rito; non si disse mai né ispirato né profeta; egli non fece che accorpare le antiche leggi della morale. Egli invita gli uomini a perdonare le ingiurie e a ricordare solo i benefici. A vigilare senza posa su se stessi, a correggere oggi gli errori di ieri. A reprimere le proprie passioni e a coltivare l’amicizia; a donare senza fasto, e a non ricevere che l’estremo necessario, senza bassezza. Non dice affatto che non bisogna fare agli altri ciò che non si vuole venga fatto a noi stessi; questo non significa altro che vietare il male: egli fa di più, raccomanda il bene: Tratta gli altri come vuoi che gli altri trattino te… (Voltaire, “Philosophe ignòrant”)
(Asiablog.it) — L’amicizia, una relazione tra due o più persone caratterizzata da un sentimento di affetto, è un legame sociale basilare presso ogni cultura umana. Per via della sua importanza nella vita degli uomini di qualunque epoca, l’amicizia è un argomento trattato da filosofie e religioni di tutto il mondo.
In Cina è il Grande Maestro Kong o Kongzi, meglio noto nell’accezione europea di Confucio, ad affrontare per primo questo tema. Continue reading