Il governo cinese ha proposto una legge sulla “sicurezza nazionale” che mira ad erodere l’autonomia dell’ex colonia britannica e superare la formula “Un Paese, Due Sistemi”. Manifestanti pro-democrazia tornano in piazza
(Asiablog.it) — Giovedì 21 maggio il governo della Repubblica popolare cinese ha annunciato una proposta di legge che mira a «salvaguardare la sicurezza nazionale» nel territorio semiautonomo di Hong Kong.
Pechino stringe la morsa
I dettagli non sono ancora chiari, ma secondo una fonte del South China Morning Post la nuova legge, che verrebbe inserita direttamente nella ‘Costituzione’ di Hong Kong (la “Basic Law della Regione amministrativa speciale di Hong Kong della Repubblica Popolare Cinese”), intende vietare tutte le attività che Pechino considera sediziose e volte a rovesciare il governo centrale. Tra queste, ci sarebbero anche le manifestazioni anti-governative.
La legge spianerebbe anche la strada all’apertura a Hong Kong di un Ufficio sulla sicurezza nazionale, che conferirebbe al regime un maggiore controllo sulla ricca città commerciale, la cui borsa valori è quinta al mondo in base alla capitalizzazione di mercato.
La mossa cinese non è un fulmine a ciel sereno: da anni Pechino sta cercando di “normalizzare” l’anomala situazione di Hong Kong, un’isola di semilibertà all’interno dell’universo totalitario della Repubblica popolare.
L’annuncio del governo cinese ha riacceso la paura e la rabbia di molti cittadini di Hong Kong, che già l’anno scorso avevano dato vita a mesi di proteste che riuscirono a far abortire un controverso progetto di legge sull’estradizione.
Il vice premier cinese Han Zheng ha cercato di tranquillizzare gli hongkonghesi dichiarando che la nuova legge riguarda solo una “categoria molto ristretta di atti che mettono gravemente a repentaglio la sicurezza nazionale”, ovvero “tradimento, secessione, sedizione o sovversione”. Ad ogni modo, in Cina queste sono proprio le tipiche accuse per le quali tanti dissidenti finiscono in galera o vengono spediti nei laogai (i gulag cinesi).
Proteste a Hong Kong
Al contrario, gli attivisti pro-democrazia temono che il governo autoritario di Pechino voglia introdurre la nuova legge proprio per prendere di mira chi negli ultimi anni ha mobilizzato la popolazione della città-isola in una serie di proteste oceaniche. E per impedire che possa riaccadere qualcosa di simile.
Per questo domenica 24 maggio gli hongkonghesi sono tornati in piazza per protestare contro il nuovo tentativo di Pechino di erodere l’autonomia dell’ex colonia britannica, che per ora ancora gode di libertà civili sconosciute sulla terraferma.
Anche i legislatori dell’opposizione criticano fortemente la mossa del governo guidato dal presidente Xi Jinping, sottolineando come la legge rischierebbe anche di danneggiare irrimediabilmente la reputazione di Hong Kong come centro finanziario.
Il legislatore democratico Dennis Kwok ha dichiarato che, se il governo cinese riucirà nel suo intento, la formula ‘Un Paese, Due Sistemi‘, in vigore dal 1997, “verrà ufficialmente cancellata “.
“Questa è la fine di Hong Kong”, ha concluso Dennis Kwok.
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I cinesi se potessero stricherebbero tutti a Hong Kong ma al giorno d’oggi ci sono troppe telecamere non vogliono fare brutta figura.
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