La Cambogia chiude i porti alle navi cariche di spazzatura che arrivano soprattutto dai Paesi occidentali
(Asiablog.it) — La Cambogia ha annunciato che rispedirà indietro circa 1600 tonnellate di rifiuti di plastica arrivate dall’estero. «La Cambogia non è una pattumiera in cui i paesi stranieri possono smaltire i loro rifiuti», ha affermato Neth Pheaktra, un portavoce del ministro per l’Ambiente del Paese asiatico. Mercoledì a Sihanoukville, il principale porto cambogiano, le autorità hanno scoperto ottantatré container pieni di spazzatura: 70 provenienti dagli Stati Uniti e 13 dal Canada.
Un comitato governativo istituito ad hoc esaminerà come e perché i conteiner sono finiti in Cambogia e quali aziende o gruppi sono coinvolti nel traffico internazionale di rifiuti. «Se scoperti, saranno multati e portate in tribunale», ha detto Pheaktra.
Questo è solo l’ultimo episodio in quella che è stata definita come una “guerra dei rifiuti” globale, con la Cambogia che si aggiunge alla lista di Paesi asiatici che hanno deciso di bloccare l’importazione di rifiuti dall’estero.
L’anno scorso la Cina era stato il primo Paese asiatico a vietare le importazioni di rifiuti provenienti da altri Paesi. La mossa colse di sorpresa diverse nazioni occidentali, che non riescono a smaltire i loro rifiuti e faticano a trovare Paesi disposti ad accettare la loro spazzatura, ma anche gli intermediari, che si sono dovuti affrettare per cercare nuove destinazioni per navi cariche di immondizia.
All’inizio di quest’anno, la questione del traffico di rifiuti ha fatto scoppiare una crisi diplomatica tra Filippine e Canada, con il controverso presidente filippino, Rodrigo Duterte, che ha richiamato il suo ambasciatore ad Ottawa. La crisi è stata superata quando il Governo canadese ha accettato a maggio di riprendersi 2.450 tonnellate di spazzatura.
A maggio la Malaysia ha annunciato di aver rispedito 450 tonnellate di rifiuti di plastica verso USA, Regno Unito, Canada, Giappone, Cina, Arabia Saudita, Bangladesh, Paesi Bassi e Singapore
A inizio luglio è stata l’Indonesia ad annunciare di aver rispedito all’Australia 210 tonnellate di rifiuti, con altre 49 tonnellate rimandate in Francia e in altri Paesi.
Per molte nazioni asiatiche l’importazione di rifiuti dall’estero non fa che esasperare una situazione già difficilmente gestibile. Si tratta di Paesi che già hanno enormi problemi di smaltimento dei rifiuti prodotti a livello nazionale, a causa della scarsa consapevolezza pubblica del problema e delle infrastrutture inadeguate per affrontarlo.
In generale, il traffico internazionale di rifiuti alimenta un’industria illecita che produce danni ambientali incalcolabili.
Nel mondo vengono prodotti circa 300 milioni di tonnellate di plastica l’anno, secondo il WorldWide Fund for Nature (WWF). La maggior parte finisce nelle discariche, dove viene incenerita, producendo inquinanti altamente tossici come le diossine e gli idrocarburi policiclici aromatici, e circa 8 milioni di tonnellate finiscono in mare, dove avvelenano l’intera catena alimentare, dai piccolissimi crostacei che vivono nelle profondità oceaniche fino alle balene, gli animali più grandi del mondo. Il 90% degli uccelli marini ha plastica nello stomaco.
A maggio, 187 paesi hanno firmato uno storico trattato che conferisce alle nazioni il potere di bloccare le importazioni di rifiuti di plastiche contaminanti o difficili da riciclare. Alcuni paesi non hanno firmato. Uno su tutti: gli Stati Uniti.
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Questo è uno dei maggiori problemi che l’umanità, specialmente i paesi sviluppati, dovranno risolvere nei prossimi anni … e certamente non usare i paesi sottosviluppati come discarica …