Tutti pazzi per la tennista haafu. Lo Yomiuri Shimbun: «è una nuova eroina di cui il Giappone può essere orgoglioso»
(Asiablog.it) — Il Giappone celebra la 20enne Naomi Osaka, la prima tennista del Paese del Sol Levante a vincere un torneo di categoria Grand Slam, dove in finale ha battuto la superstar statunitense Serena Williams. Dopo il clamoroso trionfo della giovane tennista, i giapponesi si sono riversati sui social media con messaggi di congratulazioni, esaltando il talento della classe 1997 ma anche sottolineando la sua compostezza di fronte al comportamento della Williams, che ha avuto un lungo diverbio con l’arbitro Carlos Ramos. «Sono rimasto molto colpito dalla sua forza mentale. L’intera folla sembrava tifare per Serena, ma Osaka si è concentrata sul gioco e ha vinto», ha commentato Mitsuko Sakai, un tennista amatoriale.
Il primo ministro giapponese Shinzo Abe non è stato da meno e ha utilizzato i social per ringraziare la neo-campionessa che «ha dato al Giappone una spinta di energia ed eccitazione in questo momento di difficoltà», un riferimento alla serie di disastri naturali che hanno causato la morte di centinaia di persone e causato danni ingenti in Giappone nelle ultime settimane.
大坂なおみ選手、全米オープンの優勝、おめでとうございます。四大大会で日本選手初のチャンピオン。この困難な時にあって、日本中に、元気と感動をありがとう。 pic.twitter.com/Myw3yG1A7J
— 安倍晋三 (@AbeShinzo) September 8, 2018
Anche i media giapponesi hanno risposto molto positivamente all’impresa di Naomi Osaka. Lo Yomiuri Shimbun, un quotidiano di orientamento conservatore, ha scritto che “la combinazione della sua forza e dell’innocenza infantile è il suo fascino” e ha definito la Osaka “una nuova eroina di cui il Giappone può essere orgoglioso”.
Si tratta di un’eroina atipica, per il Giappone. Basti pensare che la tennista non parla nemmeno bene la lingua nazionale. Questo perché pur essendo nata nella omonima città giapponese di Osaka, si è trasferita negli Stati Uniti quando aveva tre anni ed è cresciuta in Florida. Ma di certo del suo Paese natio conserva le proverbiali buone maniere, tanto che nella cerimonia finale ha ringraziato Serena Williams per aver avuto l’opportunità di giocare con lei: la Williams, di 16 anni più anziana e già trionfatrice in carriera in 23 tornei Grand Slam, tra cui 6 Us Open, è stata il suo idolo sin da quando era bambina. Poi si è letteralmente scusata con il pubblico per aver battuto la loro tennista preferita. «Mi dispiace», ha sussurato, con gli occhi bagnati dalle lacrime.
Molti articoli della stampa si sono concentrati proprio sul patrimonio multiculturale della nuova eroina, figlia di una madre giapponese e di un padre haitiano, dal quale ha ereditato una sfumatura di pigmentazione cutanea più scura della maggior parte dei suoi conpatrioti. Va ricordato che in Giappone, Paese insulare geograficamente e, sotto certi aspetti, culturalmente, i figli di coppie “miste” vengono abitualmente chiamati haafu (dall’inglese half, metà), termine apparentemente neutro, paragonabile in qualche modo all’italiano “meticcio”. Gli haafu giapponesi-occidentali sono generalmente visti con un certo favore, perlomeno dal punto di vista estetico, anche se il rovescio della medaglia è che sono spesso vittime di stereotipi riguardanti la sfera sessuale, venendo ritenuti più attivi e promiscui rispetto alla media giapponese. Al contrario, permane un certo grado di discriminazione per gli haafu che presentano i meno desiderabili tratti africani o sudasiatici, come dimostra la vicenda della Miss Giappone 2015 Ariana Miyamoto, di madre giapponese e padre afroamericano, che secondo alcuni aveva «troppo sangue nero per poter rappresentare il Giappone».
E’ in questo contesto, ha commentato la stampa nipponica, che la popolarità dell’astro nascente del tennis mondiale Naomi Osaka suscita la speranza che la società giapponese — che spesso descrive se stessa, in modo sempre più anacronistico, come “nazione monoetnica” (単一民族国家 tan’itsu minzoku kokka) — sviluppi una visione meno xenofoba e più inclusiva dell’identità nazionale.
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Ma che dolce creatura… Certo che i fan della Williams, che la fischiano facendola piangere e inducendola a scusarsi di aver battuto la loro beniamina, fanno pensare al peggior tifo da stadio, non al fair play del tennis