I leader militari birmani devono essere incriminati per genocidio e crimini di guerra ai danni della minoranza dei Rohingya. Lo scrive in un rapporto la missione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite
(Asiablog.it) — Gli esperti del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (United Nations Human Rights Council, UNHRC) hanno detto lunedì che i massimi leader militari della Birmania/Myanmar dovrebbero essere processati per genocidio contro il popolo dei Rohingya.
La dichiarazione, basata su un rapporto preparato dagli investigatori dell’Onu, costituisce l’accusa più esplicita formulata in relazione alle violazioni dei diritti umani commesse dalle autorità birmane nella brutale offensiva contro i Rohingya che ha causato un numero imprecisato di morti e centinaia di migliaia di profughi.
Il governo birmano ha sempre dichiarato che le sue operazioni militari hanno come obiettivo le formazioni ribelli indipendentiste. Ma le tattiche dell’esercito sono “costantemente e grossolanamente sproporzionate rispetto alle vere minacce alla sicurezza”, si legge nel rapporto.
Il rapporto aggiunge che i “crimini atroci” documentati sono “scioccanti per il livello di negazione, normalizzazione e impunità”. E ancora: “La necessità militare non giustificherebbe mai l’uccisione indiscriminata, lo stupro di gruppo delle donne, l’assalto contro bambini e la distruzione di interi villaggi”.
Il documento è anche estremamente critico nei confronti del leader de facto della Birmania, la Signora Aung San Suu Kyi, per non aver agito per fermare la violenza.
Il rapporto rilasciato lunedì raccoglie meticolosamente centinaia di testimonianze di rifugiati di etnia Rohingya, immagini satellitari e altre prove dei crimini subiti dai membri di questa minoranza etnica.
Il rapporto sostiene la necessità di incriminare i leader militari birmani per genocidio e crimini di guerra contro la minoranza etnica dei Rohingya:
“I principali generali della Birmania, compreso il comandante in capo Min Aung Hlaing, devono essere oggetto di indagine ed essere perseguiti per genocidio nel nord dello Stato di Rakhine”, esorta la Missione dell’Onu, “come pure per crimini contro l’umanità e crimini di guerra negli Stati di Rakhine, Kachin e Shan”.
Un’indagine interna dei militari della Birmania nel 2017 aveva scagionato i propri membri da ogni accusa collegata alla crisi dei Rohingya: “niente che prova il genocidio”, concludeva il rapporto stilato dalle autorità birmane.
Al contrario, gruppi per la difesa dei diritti umani come Amnesty International hanno chiesto da tempo che le massime autorità del Paese asiatico venissero processate per crimini contro l’umanità.
Fonte immagine: CBC
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