irrevocabile
/ir·re·vo·cà·bi·le/
aggettivo
Esente da qualsiasi possibilità di modificazione o di annullamento, spec. nel senso di un ripensamento o di una ritrattazione; definitivo.
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Alle ore 18 del 10 giugno 1940 Benito Mussolini si affaccia dal balcone di Piazza Venezia, saluta romanamente, mette virilmente in mostra la volitiva mascella e annuncia l’avvenuta dichiarazione di guerra «contro le democrazie plutocratiche».
È «l’ora delle decisioni irrevocabili», spiega il Duce con la sua potente voce metallica. «La nostra coscienza è assolutamente tranquilla».
La folla urla di gioia, decine di migliaia di persone si spellano le mani: si celebra il rito di fusione mistica tra Duce e popolo.
Con l’esercito tedesco ormai a pochi chilometri da Parigi, Mussolini pensava che i nazisti fossero sul punto di vincere la guerra. Aveva bisogno di qualche migliaio di morti italiani da far fruttare al prossimo tavolo di pace, pensava, sbagliando di grosso, il novello Cavour.
Nella fotografia in alto, un soldato italiano caduto in Nordafrica nel 1941. In mano ancora stringe un’immagine del figlio, l’ultima cosa che ha voluto vedere prima di morire. La foto venne scattata da un soldato britannico. Forse anche lui aveva un figlio a casa che lo aspettava.
Nella vita non c’è nulla di irrevocabile, se non la morte. Ma Mussolini forse non aveva capito nemmeno questo.
di irrevocabile…come dici tu, non c’è nulla, se non la morte…buon week end. Stefania
Buon fine settimana!