(Asiablog.it) — Al Festival di Cannes del 2015 ha trionfato Dheepan, una nuova vita, una pellicola sulla vicissitudini di tre profughi dello Sri Lanka in fuga dalla guerra civile e giunti, tra mille difficoltà, in una banlieue parigina. Il film, diretto dal regista francese Jacques Audiard, racconta due realtà, quella di chi fugge da un conflitto e quella di chi sopravvive nelle estreme periferie, entrambe ai margini, che si incontrano e si scontrano in un turbinio di eventi tragici che metteranno a dura prova i protagonisti.
Sivadhasan è un membro delle Tigri Tamil, l’organizzazione armata che ha combattuto per 26 anni contro l’esercito singalese per ottenere l’indipendenza del nord e dell’est del Paese.
Entrato in possesso di un passaporto di un uomo il cui nome era Dheepan, Sivadhasan intravede la possibilità e la speranza di lasciarsi alle spalle la violentissima guerra civile che ha insanguinato lo Sri Lanka e di ricominciare una nuova vita in Europa. Insieme ad una donna ed un’orfana incontrati in un campo profughi, Dheepan giunge alla periferia di Parigi e fingendosi una famiglia i tre iniziano un difficile inserimento all’interno di una società a loro totalmente sconosciuta. L’ex combattente trova lavoro come guardiano in un condominio dominato e conteso da bande di emarginati armati e in lotta tra loro.
Le immagini della guerra civile dello Sri Lanka, attraverso i sogni ed i ricordi di Dheepan, si sovrappongono a quelle di una guerra tra gli “ultimi” di una delle tante banlieue parigine dove l’unica legge che vige è quella della violenza e della sopraffazione. I tre protagonisti, che parlano solo la loro lingua di origine (il tamil) si ritrovano, loro malgrado, a rivivere le paure e la sofferenza vissuta nella loro terra. La giovane donna, che ha trovato lavoro presso la casa di un noto malavitoso viene coinvolta, suo malgrado, in un sanguinoso pareggiamento di conti tra bande, che la mette in serio pericolo di vita. L’ex combattente tamil rivendica il diritto per sé e la sua nuova famiglia di vivere pacificamente, ma dopo l’ennesima minaccia, è costretto ad imbracciare nuovamente le armi e combattere una guerra personale questa volta non contro i soldati governativi singalesi, ma contro i malviventi del quartiere.
Il film, recitato quasi esclusivamente in lingua Tamil, ha il merito di raccontare una storia estremamente attuale sul senso di emarginazione delle periferie delle città europee che spesso sono le incubatrici e i bacini di malesseri sociali che sfociano troppo frequentemente in atti di violenza estrema. Gli immigrati, che il più delle volte si lasciano alle spalle un passato di estrema povertà e guerre, vengono a scontrarsi, a loro volta, con realtà complesse e ai loro occhi incomprensibili, infrangendo in parte il sogno di un’Europa accogliente e democratica. Sullo sfondo emergono con forza i ricordi e gli incubi di un conflitto dimenticato, o per meglio dire quasi del tutto ignorato dal pubblico europeo; la guerra civile tra l’esercito dello Sri Lanka ed i combattenti delle Tigri tamil, iniziata nel 1983 e conclusasi nel maggio del 2009 con la sconfitta dei secessionisti e la riconquista dei territori occupati da parte del Governo di Colombo. Questo conflitto trentennale si è distinto per la ferocia dei combattimenti che hanno causato distruzione e morte da entrambe le parti. Le Tigri Tamil, considerati ad oggi un gruppo terroristico, hanno ricorso spesso ad attacchi suicidi contro vittime innocenti (la cintura esplosiva è una loro triste invenzione), ma anche l’esercito singalese si è macchiato, nel corso del conflitto, di gravi crimini di guerra. Chi ha vissuto in prima persona le atrocità di un conflitto porta con sé ferite difficili da rimarginare e Dheepan è simbolicamente l’esempio di chi, per trovare la via di una nuova rinascita, conosce solo la strada della violenza.
Il film racconta in realtà una storia estrema, ma è pur vero che tutti coloro che fuggono da persecuzioni e conflitti non possono dimenticare ciò che hanno vissuto. La speranza di ricominciare un futuro in un paese democratico, spesso si scontra con le differenze culturali e linguistiche che generano incomprensioni e diffidenza reciproca tra chi accoglie e chi arriva e che possono facilmente trasformarsi in odio razziale.
Dheepan è costretto ad abbandonare il suo Paese e cambiare la propria identità proprio in virtù della mancata integrazione tra il suo popolo, i Tamil, di religione induista, e la maggioranza della popolazione singalese, di religione buddhista. Ancora oggi il cammino per una reale convivenza pacifica tra le due etnie, seppur migliorato negli ultimi anni, sembra ancora lontano.
Giunto in Francia con cicatrici indelebili sul corpo e soprattutto nell’anima (durante conflitto ha perso moglie e figli) Dheepan torna ad indossare di nuovo le vesti del combattente, a ristabilire confini tra chi è suo alleato e chi è il nemico, a rivivere con circospezione e sospetto. Ma questa volta, a differenza del passato, non permetterà al destino di privarlo dei suoi affetti, anche se ciò equivale al suo totale annientamento fisico e spirituale. Il prezzo che sarà costretto a pagare sarà altissimo, ma per chi ha vissuto sulla propria pelle le atrocità di un guerra, niente può risultare più prezioso di un domani fatto di speranza e di serena quotidianità.
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