Rassegna settimanale di notizie asiatiche
8 maggio —Afghanistan, Trump manda migliaia di nuovi soldati
Il Presidente statunitense Donald Trump manderà in Afghanistan tra i 3 mila e i 5 mila soldati in più per intensificare la lotta ai guerriglieri talebani, lo afferma il New York Times citando fonti del Pentagono. Attualmente i militari statunitensi in Afghanistan sono 8.400. Prima che l’ex Presidente Barack Obama iniziasse la fase del ritiro il picco era stato toccato nel 2010-2011, quando nel Paese asiatico erano presenti circa 100 mila militari statunitensi. L’Afghanistan è stato invaso nel 2001 ma ad oggi i talebani continuano a controllare direttamente o indirettamente il 40% del territorio del Paese.
9 maggio —Corea del Sud, Moon Jae-in nuovo presidente
Moon Jae-in è il nuovo presidente della Corea del Sud: è stato eletto con 13,4 milioni di voti, pari al 41% del totale. L’ex avvocato specializzato in diritti umani sostituisce Park Geun-hye, la Presidente conservatrice destituita in seguito ad uno scandalo di corruzione. L’affluenza al voto è stata la più alta degli ultimi vent’anni: oltre 32 milioni i voti espressi, pari al 77,2% degli aventi diritto. Il progressista Moon, del Partito Democratico, ha battuto il candidato conservatore Hong Joon-pyo, del Partito Saenuri, scelto dal 25,2% degli elettori, ed il centrista Ahn Cheol-soo, leader del People’s Party, che si è fermato a 21,5%. Moon è favorevole al dialogo con la Corea del Nord e ha promesso una politica di “interesse nazionale” che veda Seul meno schiacciata su posizioni filo-statunitensi.
9 maggio —Indonesia, ex governatore di Giacarta condannato a 2 anni di galera per blasfemia
L’ex governatore di Giacarta, Basuki “Ahok” Tjahaja Purnama, esponente di una doppia minoranza cristiana e cinese, è stato condannato a due anni di prigione per blasfemia. Il 50enne Ahok era stato accusato di blasfemia verso il Corano nel settembre scorso in seguito ad un comizio nel quale aveva accusato alcuni suoi avversari politici di usare un versetto del libro sacro dei musulmani per invogliare gli elettori a non votare per il candidato cristiano. Da allora decine di migliaia di persone avevano manifestato diverse volte nel centro della capitale dell’Indonesia per chiedere l’arresto del governatore. In seguito alla condanna di Ahok, i musulmani più integralisti hanno espresso disappunto per la pena, che considerano troppo lieve.
10 maggio —Thailandia, bombe a Pattani: oltre 50 feriti
Due bombe sono esplose in un centro commerciale di Pattani, nel profondo sud della Thailandia, hanno ferito almeno 59 persone, inclusi diversi bambini. Pattani è una delle tre province thailandesi dove da tredici anni una guerriglia separatista portata avanti da gruppi armati appartenenti alla minoranza di etnia malay e religione musulmana ha causato oltre 6.500 morti.
12 maggio —Pakistan, bomba su convoglio: 25 morti
Una bomba è esplosa nel distretto di Matung, a 50km da Quetta, nel Belucistan pakistano, al passaggio di un convoglio che trasportava anche il vice presidente del Senato pachistano Maulana Ghafoor Haideri e alcuni dei leader del Jamiat e Ulema Islam (JUI-F), un partito dell’estrema destra islamista che fa parte della coalizione di governo del premier Nawaz Sharif. Sono morte 25 persone ma Haideri è rimasto illeso. I politici ed il loro seguito facevano ritorno da una moschea. L’ISIS ha rivendicato l’attacco.
13 maggio —Pakistan, commando uccide 10 operai
Almeno 10 lavoratori impegnati nella costruzione di una strada sono stati uccisi in Belucistan pachistano da un commando armato. L’attacco è altamente simbolico in quanto avvenuto in una zona considerata fulcro del Corridoio economico Cina-Pakistan (Cepec) in cui Pechino prevede di investire circa 46 miliardi di dollari. Nella stessa giornata il primo ministro Nawaz Sharif si trovava a Pechino per firmare una serie di accordi per rafforzare la cooperazione fra i due Paesi asiatici.
14 maggio — La Corea del Nord ha lanciato un altro missile
Pyongyang ha lanciato l’ennesimo missile balistico, il 7° dall’inizio del 2017. L’ordigno ha percorso una distanza di circa 750 chilometri prima di cadere nel mar del Giappone. Tokyo ha espresso una protesta formale, definendo l’atto “assolutamente inaccettabile“. “Il missile lanciato dalla Corea del Nord costituisce una grave minaccia per il nostro Paese e una palese violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite”, ha detto il premier nipponico Shinzo Abe, ribadendo che il governo giapponese continuerà a lavorare con la Corea del Sud e gli Stati Uniti per garantire la sicurezza dei propri confini.