Preso a calci, pugni, sassate e bastonate: brutale linciaggio in un campus universitario. Il presunto eretico “promuoveva la fede Ahmadiyya su Facebook”
(Asiablog.it) — Mashal Khan, uno studente di 23 anni, è stato linciato a morte dai suoi colleghi universitari con l’accusa di aver pubblicato commenti “eretici” su Facebook. L’omicidio è avvenuto all’interno del campus della Abdul Wali Khan University di Mardan, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, nel nord-ovest del Pakistan, dove la vittima studiava Giornalismo.
La folla ha attaccato Mashal Khan al grido di “Allahu Akbar“. Il giovane è stato spogliato e colpito violentemente dalla folla con tavole e sassi. Il barbaro pestaggio è continuato anche dopo la morte di Khan, provocata dallo sfondamento del cranio. L’omicidio è stato ripreso con le telecamere dei cellulari ed i filmati sono circolati rapidamente sui social media.
Non è chiaro esattamente cosa abbia spinto gli assassini ad uccidere Khan, ma sembra che il giovane sia stato accusato di aver utilizzato Facebook per promuovere la fede Ahmadiyya, una variante dell’Islam proibita in Pakistan in base ad un emendamento costituzionale del 1974 e punita dalla Sezione 295 del codice penale. Ad ogni modo, a dicembre Khan aveva messo in guardia i suoi amici su Facebook che qualcuno aveva creato un account fake con il suo nome, per cui resta da dimostrarese la vittima abbia realmente mancato di rispetto ai dogmi dell’ideologia religiosa dominante in Pakistan.
Uno degli insegnanti dell’università ha ricordato Khan come uno studente appassionato e critico. «Era brillante e curioso. Si lamentava sempre del sistema politico pakistano, ma non gli ho mai sentito dire nulla di controverso contro la religione», ha detto alla Reuters l’anonimo professore.
Attenzione: le immagini potrebbero urtare la vostra sensibilità
Blasfemia ed eresia in Pakistan
Blasfemia ed eresia sono argomenti molto sensibili in Pakistan, dove insultare o mancare di rispetto al profeta Maometto è un crimine capitale, con decine di condannati che languono nel braccio della morte in attesa di essere impiccati.
Recentemente il primo ministro pakistano Nawaz Sharif ha cavalcato il sentimento popolare ordinando la rimozione di “contenuti blasfemi” da internet definendoli “peccati imperdonabili“. Ma oltre alla legge, in un paese dove una semplice accusa può scatenare brutali linciaggi come quello che è costato la vita a Marshal Shan, i presunti eretici e blasfemi devono temere anche la violenza della gente. Almeno 65 persone sono state assassinate con l’accusa di blasfemia dal 1990, secondo i dati di un Centro per il rapporto Ricerca e Studi Sicurezza e media locali.
Nel 2011 il governatore del Punjab Salman Taseer, un politico progressista che aveva chiesto pubblicamente di riformare le leggi sulla blasfemia, è stato assassinato da una guardia del corpo. L’assassino è stato giustiziato lo scorso anno, ma gli estremisti religiosi lo considerano un martire dell’Islam ed hanno eretto un santuario sulla sua tomba.
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