La zona colpita dallo tsunami del 2011 è stata invasa dai cinghiali, che ora sono radioattivi
(Asiablog.it) — L’11 marzo del 2011 il Giappone veniva scosso da un disastro immenso, quello del devastante terremoto e tsunami che uccise oltre 15mila persone e danneggiò la centrale nucleare di Fukushima. Dopo sei anni sembra finalmente che si possa tornare alla normalità. O almeno che ci si possa provare. Ci sono delle aree della prefettura di Fukushima, infatti, che a breve potrebbero tornare ad essere abitate. Una di queste è Namie, cittadina costiera a soli quattro chilometri di distanza dalla centrale nucleare, dove a fine marzo una parte dei residenti potrà far ritorno nelle loro case. Ma c’è un problema, di una certa rilevanza: i cinghiali.
Quello dei cinghiali è un problema piuttosto serio. Nel corso di questi sei lunghi anni centinaia di esemplari hanno raggiunto la cittadina arrivando dai boschi limitrofi. Vivendo nei pressi della centrale sono diventati radioattivi, e di conseguenza pericolosi per gli umani che dovrebbero tornare a vivere a Namie. Secondo alcuni test condotti dal governo giapponese, infatti, molti cinghiali presenti in città avrebbero un livello di cesio-137 300 volte più alto di quello considerato accettabile dalle misure di sicurezza.
«Non è chiaro chi controlli la città: se le persone o i cinghiali selvatici», ha dichiarato alla Reuters Tamotsu Baba, sindaco di Namie. «Se non dovessimo liberarci di loro e riprendere il controllo della città, la situazione diventerebbe complicata e ingestibile».
Ma il problema non riguarda solo Namie, ma la maggior parte delle città che si trovano nei dintorni della centrale di Fukushima (che comunque non è più operativa). A Tomioka, ad esempio, ci sono molti più cinghiali di Namie. Così tanti che le autorità competenti hanno assunto speciali squadre di cacciatori per procedere all’abbattimento del maggior numero di cinghiali possibile.
Comunque, cinghiali o no, molte persone che nel 2011 vivevano in città come Namie e Tomioka hanno fatto sapere di non voler tornarci a vivere. Un pò per la paura delle radioazioni, un pò perchè tornare a vivere in questi luoghi farebbe riesumare brutti ricordi.
Fonte immagine: Daily Herald
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