Scene coreane in Thailandia: nel “Paese dei Sorrisi” chi non si veste a lutto o non mostra dolore con la dovuta convinzione rischia grosso
(Asiablog.it) – Un ragazzo di 19 anni è stato insultato e picchiato selvaggiamente da un gruppo di monarchici nella provincia di Chonburi (immagine in alto, video in basso). Mentre il giovane perdeva sangue dal volto uno degli aggressori gli ha urlato: “Vuoi morire qui? Scusati con Lui adesso!”
Un’anziana signora è stata cacciata fuori da un autobus, insultata e schiaffeggiata per strada. “Sarebbe stato meglio se non fossi nemmeno nata!”, gli hanno urlato dietro. (Qui un articolo in inglese).
Una terza persona, la 43enne Umaporn Sarasat, e’ stata trascinata all’aperto, insultata e costretta ad inginocchiarsi di fronte ad un grande ritratto (video sotto).
#Thailandia, folla inferocita obbliga donna a prostrarsi davanti ad una foto di Re Bhumibol pic.twitter.com/tnU3xLZg6Ghttps://t.co/bMxs6SErAB
— Asiablog.it (@Asiablog_it) October 19, 2016
In Thailandia i video delle tre aggressioni sono diventati virali sui social, dove la quasi totalità dei commentatori ha continuato il linciaggio morale delle vittime insultandole o proponendo pene ancora più severe: galera, roghi, impiccagioni, impalamenti ed altre punizioni dal sapore medievale.
I tre episodi sono avvenuti nel giro di pochissimi giorni e l’accusa per le tre vittime e’ la stessa: aver mancato di rispetto a Re Bhumibol Adulyadej, morto il 13 ottobre all’ospedale Siriraj di Bangkok dopo 70 anni sul trono della Thailandia.
La furia monarchica si e’ scagliata anche contro Aum Neko, un’attivista contro la dittatura militare thailandese attualmente in esilio all’estero, che ha avuto l’ardire di criticare l’appena concluso regno di Bhumibol. La dissidente e’ stata minacciata di morte ripetutamente sia online che da alcuni thailandesi di ideologia monarchica che vivono all’estero (immagine sotto).
Queste sono solo le manifestazioni più violente dell’ideologia di stato thailandese, il culto della personalità di Re Bhumibol, che come qualunque altro culto della personalità genera in alcuni individui sentimenti di intolleranza verso opinioni e comportamenti divergenti da quelli ufficiali.
Quando non si arriva alla violenza o al linciaggio morale, ci sono i semplici rimproveri, come quelli ricevuti da tutti quei thailandesi che negli ultimi giorni hanno avuto l’ardire di scendere in strada senza essere vestiti a lutto, lutto che secondo il governo va espresso rigorosamente con abiti di colore bianco, nero o bianco e nero. Un famoso disegnatore thailandese e’ stato redarguito in pubblico per colpa della sua camicia a righe bianche e grigie.
Questo clima da caccia alle streghe non sembra preoccupare particolarmente le autorità di Bangkok che anzi, per bocca del ministro della Giustizia Paiboon Koomchaya, hanno invitato i cittadini a “sanzionare socialmente” coloro che non mostrano pubblico cordoglio nei modi suggeriti dal governo o che non rispettano sufficientemente la monarchia ed i membri della Casa Reale.
“Sanzionare socialmente” significa, sempre secondo il governo thailandese, che ogni cittadino ha il dovere di controllare il comportamento degli altri cittadini – in primis di familiari e amici – ad esempio assicurandosi che tutti indossino i colori d’ordinanza che, vale la pena ripeterlo, almeno per il prima mese di lutto nazionale indetto per la scomparsa dell’anziano monarca debbono essere bianco e nero.
Riguardo al caso di Aum Neko, il Ministro Paiboon ha fatto sapere che la giunta militare thailandese ha intenzione di rinnovare le richieste di estradizione per i cittadini thailandesi residenti all’estero che criticano la monarchia.
In Thailandia mancare di rispetto alla monarchia, un crimine noto come lesa maestà, prevede una pena di un massimo di 15 anni di galera per ogni singolo “insulto”.
Il quotidiano thailandese Matichon riporta che dalla morte di Bhumibol 12 persone sono state denunciate per lesa maestà.