Il cinema coreano è in continua crescita e negli ultimi anni ha trionfato a Venezia, Cannes e Berlino
(Asiablog.it) — I festival cinematografici sono sempre una grande vetrina su registi con stili lontani dal nostro standardizzato modo di vedere il cinema, ed è proprio grazie ai più importanti festival internazionali che il cinema coreano ha fatto breccia nel cuore di molti esperti del settore e di qualche appassionato.
Kim Ki Duk
Quando si parla di cinema coreano legato ai festival non si può che pensare a Kim Ki Duk che proprio grazie ai festival ha avuto contemporaneamente la sua consacrazione internazionale e la dissacrazione nazionale. Il regista, infatti, a causa delle sue ben poco velate accuse sulla società coreana non nutre di grande stima in patria, tutta un’altra storia invece se si parla della sua presenza ai festival internazionali. Kim Ki Duk ha al suo attivo ben cinque presenze e due premi al Festival del Cinema di Venezia: il Leone d’Argento alla regia per “Ferro3” nel 2004 e il Leone d’Oro al miglior film per “Pietà” nel 2012. Nel 2004 vinse anche l’Orso d’Argento alla Berlinale con “Samaritan Girl”, e per concludere la triade dei più grandi festival cinematografici internazionali nel 2011 ha vinto a Cannes nella sezione Un Certain Regard per il suo film documentario “Arirang”.
Kim Ki Duc è l’unico regista coreano ad aver vinto tutti e tre i maggiori festival europei e soprattutto è stato l’unico a vincere il prestigioso Leone d’Oro a Venezia. Se già da “Ferro3” il suo legame col Lido si era fortificato, dopo la vittoria con “Pietà” il regista ha sempre presentato i suoi film in esclusiva a Venezia.
Park Chan Wook
Se Kim Ki Duk è il regista coreano più festivaliero in assoluto non possiamo dimenticare Park Chan Wook, un altro grande regista molto amato, diventato celebre in patria grazie al dramma sulla suddivisione delle due Coree, “Joint Security Area”, che ha battuto il record di affluenza al cinema precedentemente stabilito da “Shiri” di Kang Je Gyu, uno dei primi film d’azione sulla falsariga dei grandi blockbuster americani.
Dopo l’enorme successo, il cineasta si è dedicato al progetto che più l’ha reso celebre all’estero, la Trilogia della Vendetta, composta da “Sympathy for Mr Vengeance” (in Italia conosciuto come Mr. Vendetta), “Old Boy” e “Lady Vengeance” (Lady Vendetta). E’ proprio con il secondo film della trilogia che il regista viene consacrato a livello internazionale vincendo, nel 2004, il Grand Prix al festival di Cannes. Quentin Tarantino, all’epoca direttore della giuria di Cannes, avrebbe voluto dargli La Palma d’Oro. Nel 2006 il regista viene scelto come membro della giuria della sessantatreesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. L’anno dopo porta a Berlino “I’m a Cyborg But That’s Ok” con cui vince l’Alfred Bauer Prize, premio dedicato ai film con una prospettiva originale.
Ma se per Kim Ki Duk il Festival di Venezia è un punto fermo, per Park Chan Wook lo è Cannes, dove dopo il Gran Prix per Old Boy, nel 2004, si porta a casa il Premio della Giuria per il thriller-horror “Thirst”, nel 2009. Torna a Berlino nel 2011 con “Paranmanjang (Night Fishing)”, girato interamente con l’iPhone, con cui vince l’Orso d’Oro per il miglior cortometraggio.
Dopo aver presentato nel 2013 al Toronto Film Festival il suo primo progetto internazionale, “Stoker”, con Nicole Kidman, nel 2014 gli viene commissionato un cortometraggio dal brand Ermenegildo Zegna, poi presentato al Festival del Cinema di Roma e al Busan Film Festival. Quest’anno ha fatto il suo ritorno nei festival internazionali portando a Cannes “The Handmaiden”, un thriller erotico che ha ricevuto un’ottima risposta da pubblico e critica.
Hong Sang Soo
Se Kim Ki Duk e Park Chan Wook sono due registi noti e in qualche modo più commerciali, chi a livello internazionale e non casalingo chi a livello globale, c’è un altro regista coreano molto amato dai festival internazionali un po’ più d’essai, stiamo parlando di Hong Sang Soo. Nonostante l’uso apparentemente amatoriale della macchina da presa e la scarsa originalità delle storyline, Hong Sang Soo è il regista che più approfondisce i sentimenti umani, spesso a discapito di una storia originale ed elaborata. Il regista si è anche portato a casa il Prix Un Certain Regard al Festival di Cannes nel 2010 per il film “HAHAHA”. Ma è con Locarno che il regista ha un rapporto molto stretto, essendosi aggiudicato il Pardo d’Argento come miglior regista per il film “Our Sunhi”, nel 2013, e poi il Pardo D’Oro per “Right Now, Wrong Then”, nel 2015. Quest’anno la sua ultima pellicola “Yourself and Yours” verrà presentata al Toronto International Film Festival e in due festival minori: San Sebastian Film Festival e New York Film Festival.
Se questi sono i registi con il maggior numero di presenze festivaliere, non possiamo dimenticare che il 2016 è stato un grande anno per la presenza di registi internazionali ai festival; infatti, a Cannes oltre a Park Chan Wook con “Handmaiden” sono stati presentati “Train to Busan” di Yeon Sang Ho, “The Wailing” di Na Hong Jin e il cortometraggio “1 Kilogram” di Park Young Ju. Mentre a Venezia sono stati presentati oltre all’ultima pellicola di Kim Ki Duk “The Net” anche “The Age of Shadows” di Kim Jee Woon e un cortometraggio italo-coreano “Good News” di Giovanni Fumu.