Mia moglie si è suicidata una settimana prima del nostro trentesimo anniversario. Nostra figlia era morta di leucemia un paio di anni prima. Holly l’aveva presa malissimo. Ci eravamo allontanati. Non facevamo che analizzare le nostre parole. Niente era più naturale: “Dobbiamo parlare in questo modo?” “È giusto ridere in questo momento?” “Abbiamo il diritto di ridere?”
Ma io ancora pensavo che tutto sommato stavamo tirando avanti benino. Le cose non erano più come una volta. Ma io pensavo che andavano benino. Abbiamo affittato una camera d’albergo per il nostro trentesimo anniversario. Dovevo incontrarla dopo il lavoro. Lei è andata in overdose di pillole prima che arrivassi.
Non so perché l’ha fatto in questo modo. Nel messaggio che ha lasciato ha detto che non era arrabbiata, ma non so perché l’ha fatto in questo modo.
Mi è caduto il mondo addosso. Ho iniziato a bere molto e farmi di cocaina. Ho perso il lavoro. Un giorno stavo facendo una presentazione dopo essere stato sveglio tutta la notte a drogarmi, e appena ho iniziato ho avuto le allucinazioni. Credevo che uno dei clienti fosse Holly. Ho interrotto la presentazione e ho iniziato a urlare il suo nome.
L’azienda è stata buona con me. Mi ha dato una bella liquidazione. Ma ho dato tutti i soldi ai miei figli. Vivo per strada da allora.
Sono passati otto anni. I miei figli hanno cercato di ridarmi i soldi indietro, ma non li ho presi. Vado in giro in metropolitana di notte. Se è abbastanza caldo dormo su una panchina. Leggo un po’. Scrivo un po’. La mattina vado alla mensa dei poveri a mangiare la zuppa.
Sto solo esistendo. Non sono stato un buon marito. Non sono stato un buon padre. E ora sto facendo penitenza.
(Traduzione di Alessio Fratticcioli)
Fonte: Humans of New York