L’esercito d’Israele ha raso al suolo almeno 180 case palestinesi dall’inizio del 2016 e oltre 1.100 negli ultimi dieci anni (dati ONU)
(Asiablog.it) — Le autorità israeliane hanno demolito più case palestinesi nei primi sei mesi del 2016 che in qualsiasi altro semestre degli ultimi dieci anni. A denuciarlo è l’Ong israeliana per i diritti umani B’Tselem, che riporta le statistiche elaborate dell’OCHA, l’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite.
Le statistiche dimostrano come l’Amministrazione Civile, il braccio di governo dell’esercito di occupazione israeliano in Cisgiordania, ha distrutto 168 case palestinesi tra il 1 gennaio e il 30 giugno di quest’anno, lasciando senza casa 740 persone, tra cui 348 bambini.
Altre 12 abitazioni palestinesi sono state distrutte dal 1° luglio al 18 luglio, lasciando senza casa altre 62 persone.
La demolizione delle case palestinesi nell’Area C
Dal 2006 ad oggi Israele ha distrutto almeno 1.113 case palestinesi in Cisgiordania, un dato che non comprende le cosidette “demolizioni punitive” delle abitazioni dei responsabili (o sospettati) di attacchi terroristici e delle loro famiglie. Il dato non comprende nemmeno la distruzione delle colture palestinesi con i bulldozer o tramite il rilascio di pesticidi.
Tutte le 1.113 demolizioni che figurano nelle statistiche dell’OCHA hanno avuto luogo nell’Area C, quella sotto il pieno controllo israeliano, sia militare che amministrativo (si veda la mappa). L’Area C rappresenta il 61% circa della Cisgiordania.
Israele giustifica le demolizioni sostenendo che le strutture in questione sono state costruite senza permesso. Tuttavia, va aggiunto che per i palestinesi che vivono nell’Area C ottenere i permessi di costruzione è quasi impossibile: tra il 2010 e il 2014 solo l’1,5% delle richieste ha ottenuto la necessaria approvazione da parte dell’Amministrazione Civile dell’esercito israeliano.
Inoltre, l’IDF ha ammesso le gravi discriminazioni contro i palestinesi nei riguardi dei provvedimenti di autorizzazione alla demolizione di abitazioni in Cisgiordania: “l’applicazione contro i palestinesi è di centinaia di punti percentuali più probabile [rispetto all’applicazione contro gli israeliani]”, ha dichiarato il generale Yoav ‘Poli’ Mordechai durante una seduta della Knesset (il parlamento d’Israele).
Le demolizioni violano il diritto internazionale
Le organizzazioni per i diritti umani e le Nazioni Unite criticano la politica di demolizioni di case palestinesi in quanto contraria al diritto internazionale.
L’articolo 53 della Quarta Convenzione di Ginevra del 1949, che protegge i non combattenti nei territori occupati, prevede:
«È vietato alla potenza occupante di distruggere beni mobili o immobili appartenenti individualmente o collettivamente a persone private, allo Stato o a enti pubblici, a organizzazioni sociali o a cooperative, salvo nel caso in cui tali distruzioni fossero rese assolutamente necessarie dalle operazioni militari.»
Secondo Amnesty International il governo israeliano usa le demolizioni per punire collettivamente i palestinesi e confiscare terre per proseguire l’espansione delle colonie israeliane nei territori occupati della Cisgiordania.
L’Onu ha chiesto ripetutamente al governo di Israele di “cessare immediatamente” di distruggere abitazioni palestinesi.
Le demolizioni causano morti, feriti e sfollati
Dal 2006 ad oggi almeno 5.199 palestinesi sono stati sfollati, circa la metà dei quali sono minorenni. L’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione (UNRWA) dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente sottolinea che l’impatto della demolizione delle case per i bambini può essere particolarmente devastante.
In alcuni casi durante la demolizione delle abitazioni vengono ferite o uccise delle persone. Nel 2003 l’attivista americana Rachel Corrie fu ferita a morte mentre cercava di impedire ad un bulldozer corazzato dell’esercito israeliano di distruggere alcune case palestinesi a Rafah, nella Striscia di Gaza.
Fonte immagine: The Guardian
e nessuno parla di questo…avrei molto da dire su israele, troppo!