A Shanghai migliaia di visitatori cinesi impazziscono per il nuovo mondo incantato firmato Disney. Il Partito approva, ma non mancano le critiche
(Asiablog.it) — Il 16 giugno scorso sono state aperte per la prima volta al pubblico le porte di Disneyland Shanghai, il primo nella Cina continentale. Quello di Shanghai, situato nel distretto di Pudong, è il sesto Disneyland Resort mai costruito e il quarto all’estero dopo Parigi, Hong Kong e Tokyo.
Per la sua costruzione, Disney si è avvalsa di una collaborazione con lo Shanghai Shendi Group, un consorzio industriale locale al 100% di proprietà dello stato. Come affermato da Robin Brant, corrispondente BBC a Shanghai, è raro che la Disney Company crei joint-venture, tuttavia la peculiarità del caso cinese ha fatto sì che fosse necessaria. In questo modo, il gruppo cinese non solo riesce a influire più liberamente sulla gestione del parco, ma detiene inoltre il 57% delle quote, lasciando a Disney il restante 43%. «Questa volta Topolino è stato approvato dal Partito Comunista», ha concluso Brant.
La maestosa cerimonia di apertura, che si è svolta alla presenza di numerosi membri del Partito Comunista Cinese, ha presentato Disneyland Shanghai non solo come parco divertimenti in sé ma anche come simbolo storico di rinnovamento delle relazioni tra Cina-Stati Uniti. Sia il presidente cinese Xi Jinping che lo statunitense Barack Obama hanno infatti sottolineato l’importanza del nuovo parco a tema come segno di rafforzamento delle relazioni bilaterali e della cooperazione culturale tra i due paesi.
Per Disney, l’apertura di Dinseyland Shanghai rappresenta un’enorme opportunità vista la continua espansione del mercato cinese e la popolosità del territorio. Le previsioni future per il parco, che è costato oltre 5,5 miliardi di dollari e ha creato più di 100 mila posti di lavoro, ipotizzano un’iniziale perdita nel breve periodo ma un grande successo nel lungo termine.
La speranza è che quest’ultimo gioiello Disney possa risollevare l’andamento ultimamente poco brillante del business estero dei parchi a tema. Infatti, mentre i parchi a tema di Florida e California hanno registrato un’impennata del 46% durante gli ultimi cinque anni fiscali generando un profitto di circa 13,6 milioni di dollari, così non è stato per i cugini di Hong Kong e Giappone che sono rimasti intorno ai 2,5 milioni.
Disneyland Shanghai costituisce un caso singolare nella rete di parchi a tema Disney: per riuscire a penetrare nel mercato cinese, Disney ha infatti dovuto adattare le proprie caratteristiche a quelle della cultura locale cercando però di non stravolgere l’autenticità dell’atmosfera disneyana. La Main Street, presente in quasi tutti gli altri parchi e ideata originariamente dallo stesso Walt Disney in omaggio alla sua città natale, è stata eliminata e sostituita invece dal Micky Mouse Avenue.
Altro cambiamento che rispecchia la peculiarità del parco a tema di Shanghai è l’iconografia: il mandarino, per ovvie ragioni, è la lingua che risalta di più nel parco, salvo rare eccezioni. Non solo: tutto lo storytelling disneyano è stato direttamente impostato in lingua cinese e solo successivamente tradotto in inglese, processo che ha conferito maggiore autenticità e chiarezza ai contenuti.
La struttura delle costruzioni e lo stile dei percorsi presentano tratti cinesi facilmente riconoscibili dagli avventori locali, come per esempio l’utilizzo dell’architettura tipica della vecchia Shanghai. Tuttavia, come affermato da Bob Iger, presidente ed amministratore delegato della Walt Disney Company, l’aspettativa è di lasciare ai visitatori di Disneyland Shanghai la sensazione di aver sperimentato un’avventura disneyana unica sentendo di essere, allo stesso tempo, in un ambiente loro familiare.
In questo quadro apparentemente idilliaco non sono mancate però le critiche, scatenatesi soprattutto sul web: sebbene le proposte culinarie all’interno del parco siano per il 70% piatti tipici cinesi, i prezzi sono considerati inaccessibili da molti visitatori. Un semplice baozi (una sorta di panino ripieno al vapore) a forma di testa di Topolino arriva a costare fino a 35 RMB (quasi 5 euro), una cifra elevata se si pensa che il costo medio (pur variando leggermente di regione in regione) si aggira sui 6/7 RMB (meno di 1€) per dieci baozi.
Le critiche riguardano anche il costo del biglietto d’ingresso: il prezzo intero è attualmente di 499 RMB (circa 67€), mentre un ridotto viene a costare 375 RMB (circa 50€). La cifra in sé non è tra le più elevate, considerando che il prezzo d’ingresso della più piccola Disneyland Hong Kong è di 539 RMB (circa 73 €), ma diventa sproporzionata se si pensa al reddito medio dei cittadini cinesi.
Alcuni vedono, dietro ai prezzi alti dell’ingresso, la volontà di tenere il parco fuori dalla portata delle classi meno abbienti della popolazione. Per altri, invece, i costi elevati non sono motivo di stupore, e lo dimostra il fatto che i biglietti per l’inaugurazione del parco siano andati sold-out entro pochi minuti dall’apertura della vendita online. D’altra parte, si parla pur sempre di Disneyland.
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Fonte immagini: Il Post e Getty Images