I Siamesi hanno fatto ricorso da sempre alle pratiche di magia, che apprendono per controllarsi e ottenere giustizia. È una scienza che richiede una grande forza spirituale e anche un grande coraggio. Quelle che voi considerate scempiaggini sono cose in cui io credevo fermamente.
Ci credevo ciecamente, soprattutto se la magia serviva a fare del bene. Ero sicuro che fosse efficace. Ma me ne infischiavo, credevo solo a metà che la magia servisse a fare del male, perché il male è qualcosa di fragile in sé, mentre il bene è qualcosa di solido.
Il bene è più solido della morte. Quelli che cercano in ogni modo di fare del bene, sono persone forti. Forse non hanno maestà, non hanno potere, sono persone normalissime, ma sono persone forti che non hanno sempre coscienza della loro forza, e se davvero praticano il bene, non c’è niente che possa fare loro male.
Il maestro di magia che s’era trasformato in tigre per lottare contro la tigre che uccideva tanta gente della sua comunità era un essere superiore, perché con quell’atto affermava quella che è la quintessenza del coraggio.
Voialtri, bisognerebbe che foste poeti per capire ciò di cui parlo.
(Saneh Sangsuk, Una storia vecchia come la pioggia, Ed. ObarraO)
***
«La notte del 24 giugno è fuori dal tempo: una notte di magia, in cui spiriti e streghe dominano e si manifestano in un girotondo di anime e di vapori. Ai mortali sono aperte le porte dell’aldilà, a loro solitamente interdette, e i morti ne varcano la soglia.
Le streghe è più facile incontrarle di notte ma si può anche di giorno.
Bisogna guardare attentamente, nelle ore calde del mezzogiorno, le case e gli alberi in lontananza e si vede il loro contorno ondeggiare in una danza tremolante. È bala la Vecia. È la strega del mezzogiorno che nella calura di quelle ore si abbandona al suo ballo sfrenato. Qualcuno dice che tutto ciò è causato dall’aria calda e umida che si alza dal suolo rovente, ma sarà vero? Io credo che sia la vecia!
Ma la notte del 24 giugno, oltre alle streghe, è importante anche per la rugiada della notte che ha il potere di conferire alle erbe e alle piante particolari virtù: l’aglio diventa terapeutico e capace di guarire tutte le doglie; il garofano ammaliatore, lo spigo profumato. E, a detta di mia nonna, anche un ottimo rimedio contro le tarme.
Met i pèn ala guaza d’ Sa’ Zvân, strigh e maloc i n’t’po’ piò de’ dân.
Esponi i vestiti alla rugiada di San Giovanni, streghe e malocchio non ti possono più fare danno.
La guaza d’Sa’ Zvân la sana ogni malan.
La rugiada di San Giovanni guarisce ogni malanno.
Mia nonna soleva, la mattina del 24 giugno, bagnarmi gli occhi con la rugiada raccolta durante la notte ripetendo la frase:
“St’acqua l’ha la virtò” – Quest’acqua ha la virtù»
(Paolo “Peval” Turchetti, Av salut. Proverbi e modi di dire in Romagna, Ed. Danilo Montanari)
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