40 carcasse di cuccioli nascoste nel Tempio delle Tigri: monaci accusati di maltrattamenti e traffico illegale. Le associazioni ambientaliste denunciavano il tempio da anni ma i turisti continuavano a pagare per farsi le foto con gli animali
(Asiablog.it) — Le autorità hanno trovato 40 carcasse di cuccioli di tigre in un congelatore nel “Tempio delle Tigri” (Wat Pha Luang Ta Bua) in Thailandia.
Il tempio buddhista, famoso per essere stato trasformato in un santuario per tigri, è una delle principali mete turistiche della provincia occidentale di Kanchanaburi, a circa due ore dalla capitale thailandese Bangkok.
La macabra scoperta dei 40 cadaveri arriva dopo anni di accuse da parte delle associazioni ambientaliste in seguito alle quali le autorità thailandesi hanno deciso di intervenire per confiscare i 137 felini ospiti del tempio: i monaci devono rispondere delle accuse di maltrattamenti, detenzione e traffico illegale di animali protetti.
Da tempio a santuario delle tigri — illegale
I monaci utilizzavano gli animali come attrazione turistica per turisti locali e stranieri che pagavano un biglietto per entrare in quello che fino a vent’anni fa era un semplice monastero.
Edwin Wiek, fondatore della Wildlife Friends Foundation, in un’intervista alla stampa thailandese ha spiegato che il tempio ospitava gli animali illegalmente in quanto, in base al trattato CITES (la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione), nessuna riserva o santuario può allevare specie protette. “Ritengo che questi animali siano stati allevati e nascosti per essere venduti sul mercato nero“, ha aggiunto Wiek.
Secondo le accuse le tigri venivano sedate per fare in modo che i turisti potessero avvicinarsi, accarezzarle e scattarsi foto ricordo.
I monaci negano di aver drogato i felini sostenendo di aver solamente salvato e allevato cuccioli di tigre abbandonati, animali che poi rimanevano docili in quanto “addestrati alla nonviolenza buddhista”.
Rimane da chiarire perché e da quanto tempo il tempio conservasse le carcasse dei cuccioli di tigre, che sono state ritrovate insieme a cadaveri e liquidi di altri animali protetti.
Viaggiare con buon senso
Indipendente da quali siano i reati effettivamente commessi dai monaci buddhisti del Tempio delle Tigri, quello che dovremmo sempre chiederci prima di visitare un luogo del genere è se valga veramente la pena contribuire con i nostri soldi alla tenuta in cattività di esseri viventi.
Forse non c’era bisogno di attendere l’intervento delle autorità del Regno della Thailandia per capire che c’è poco di divertente nel farsi una fotografia con una tigre che sembra moribonda.
Forse non servivano i titoli strillati dei quotidiani internazionali per farci venire il dubbio che c’è qualcosa che non quadra in un tempio che, invece di essere adibito a luogo di preghiera e meditazione, viene utilizzato per ospitare oltre 100 grandi animali selvatici in gabbie e spazi angusti e costantemente sotto i flash dei turisti.
Forse una volta superata l’infanzia, o perlomeno la pubertà, dovremmo riuscire ad afferrare il concetto che gli animali non sono giocattoli ma esseri viventi con tutti il diritto di vivere liberamente nella natura alla quale appartengono, e dunque fuori dalle gabbie, liberi da catene e museruole.
Che si tratti di tigri, orsi, orche o elefanti, quello che dovremmo sempre ricordarci è che la possibilità di accarezzare o solo scattare una fotografia ravvicinata ad un animale all’interno di un circo, acquario, gabbia o recinto significa aver privato quell’essere vivente della sua libertà. E tutto questo solo per il gusto di condividere su Facebook o Instagram l’ennesima banalissima immagine della nostra ultima vacanza.
Prima di acquistare pacchetti turistici serve informarsi sui posti che si andranno a visitare. Allo stesso modo, quando si parte per un viaggio si dovrebbe fare attenzione a non lasciare mai a casa il buon senso: di imbecillità è già pieno il mondo.
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Fonte immagine: Khaosod