Un altro พฤษภาคม (phitsapakhom – maggio) è passato sulla Thailandia, un maggio relativamente tranquillo, sul finire del mese sono arrivate le prime piogge ad alleviare l’eccezionale caldo e la grave siccità.
Un anno fa Pravit Rojanaphruk ricordava “mesi di maggio sanguinosi e di lezioni non ancora apprese”. Ad un anno di distanza vale la pena rileggere le sue, ancor attuali, considerazioni.
Il mese di maggio è spesso un mese politicamente intenso per la moderna storia politica thailandese. La nostra società nel suo complesso, tuttavia, sembra aver dimenticato di imparare ed assimilare le cruciali lezioni del suo passato.
La sanguinosa rivolta del maggio 1992 (dal 17 al 20), che spodestò il dittatore militare generale Suchinda Kraprayoon, ha avuto luogo questa settimana 23 anni fa. Almeno 40 morti e 600 feriti.
La didascalia di una foto, pubblicata da un importante giornale in lingua thailandese, riassume bene la situazione. La didascalia descrive il ricordo di coloro che persero i loro cari nel maggio 1992 – ma, nella didascalia, non viene fatta alcuna menzione di contro cosa stessero lottando.
Non c’era da dire che 23 anni fa questo mese, centinaia di migliaia di persone si riversarono nelle strade per chiedere al Generale Suchinda, uno dei leader del colpo di stato del 1991 che si era nominato primo ministro, di dimettersi in favore di un primo ministro democraticamente eletto. Suchinda decise di inviare le truppe per le strade di Bangkok a sparare sui manifestanti.
Poi c’è stata la repressione del maggio 2010 sulle camicie rosse, che si è conclusa con una perdita complessiva di almeno 99 vite.
Sono passati cinque anni e la Thailandia deve ancora imparare la lezione che mai più le armi devono essere usate contro i civili.
Il prossimo venerdì, intanto, è il primo anniversario del colpo di stato militare del 22 maggio 2014, che ancor oggi vede la Thailandia sotto il governo militare dalla giunta guidata dal generale e Primo ministro Prayuth Chan-ocha.
Quello che per molti ancora non è chiaro è cosa possono o dovrebbero imparare dal colpo di stato del maggio 2014: alcuni non vogliono capire che tenere i militari all’interno delle caserme è una virtù.
Nel frattempo, la rivolta del maggio 1992 sembra un lontano ricordo, in particolare tra i giovani thailandesi. Oggi la storia del maggio 1992 è in gran parte solo menzionata nei libri di storia. A meno di essere uno studente di storia o di politica all’università, è improbabile che qualcuno abbia una conoscenza approfondita di quel periodo.
La maggior parte dei giovani thailandesi non conosce la malvagità e l’eccesso di dittatori militari come Suchinda, che si concesse una “auto-amnistia” dopo aver ammazzato la gente per le strade in modo da assolvere se stesso da ogni crimine. Non sanno del feldmaresciallo Sarit Thanarat, che esercitava il potere assoluto con il motto “Io sono l’unico responsabile”, e che poi dopo la sua morte ha avuto confiscata dallo Stato le ricchezze acquisite illecitamente.
Non è quindi sorprendente che alcuni difendono la giunta militare attuale, il Consiglio nazionale per la pace e l’ordine (NCPO), in base al fatto che i suoi dirigenti non devono essere corrotti né abusare del potere come i dittatori militari del passato.
Prayuth e l’NCPO hanno in qualche misura dimostrato che la dittatura militare thailandese può evolvere e diventare un po’ più “sofisticata”. Nonostante il potere assoluto di Prayuth, ai sensi dell’articolo 44 della Carta provvisoria della giunta, per il momento nessuno è stato condannato a morte, e la mia impressione è che Prayuth non ordinerà la morte di nessuno, a differenza di Sarit.
Eppure solo raccogliendo le lezioni dal passato la società thailandese può progredire oltre il ciclo che va dal colpo di stato alla dittatura militare.
Ci sono numerose lezioni del passato sulle ripercussioni negative del potere assoluto, in particolare sotto dittatori militari. Tuttavia, una percentuale significativa della popolazione thailandese sembra ignara di questo e accoglie con ottimismo un colpo di stato dopo l’altro.
Pare come se il passato sia passato, scollegato e irrilevante per il presente, mentre la la società thailandese continua a inciampare sulla solita vecchia strada che ha impedito al paese di diventare una democrazia. (Pravit Rojanaphruk, Bloody May memories and lessons still not learned, The Nation)
Fonte immagine: 2Bangkok
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