L’UNHCR elogia la Thailandia nel suo sforzo per proteggere i diritti umani
BANGKOK, 29 MAGGIO 2016 (NNT) – L’Ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto Commissario per i diritti umani (UNHCR) si è complimentato col Regno di Thailandia dopo la recente approvazione della legislazione a protezione dei diritti umani.
Il portavoce del governo, general maggiore Sansern Kaewkamnerd, riferisce che l’UNCHR ha elogiato la Thailandia per la conversione in legge di un progetto di legge riguardante la prevenzione della tortura e delle scompare forzate.Per le Nazioni Unite questo è un passo in avanti per la Thailandia nel rispetto e la protezione dei diritti umani.
Il general maggiore Sansern ha poi affermato che il governo thailandese si impegna a proteggere e a difendere i diritti di ogni cittadino secondo gli standard internazionali e lo stato di diritto, aggiungendo che il governo è disponibile a controllare in ogni ambito.
Ha anche affermato che questa è una responsabilità principale del governo per mantenere la pace e l’ordine, così come riportare nel paese una democrazia vera e sostenibile. (NNT, National News Bureau of Thailand)
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A me queste comunicazioni ufficiali fanno venire in mente le “veline” del Minculpop, ministero fascista di italica memoria, con le quali, a pubblicazione avvenuta, o si rimproverava la stampa:
29 gennaio 1935 – Il sottosegretario Ciano ha deplorato l’abitudine dei giornali di pubblicare fotografie, corrispondenze e titoli come questi Freddo intenso a Roma, Napoli sotto la neve, La neve a Palermo. In questo modo si sviano le correnti turistiche del paese.
Oppure, memori dell’accaduto, si provvedeva direttamente ad indicare quel che andava pubblicato:
30 dicembre 1939 – Impostare il giornale di mezzogiorno sull’avvenimento della giornata, cioè la neve, dedicando a questo avvenimento spazio, fotografie, articoli di colore. Trattarlo anche dal punto di vista dell’interesse turistico.
I giornali di Roma saranno impostati sulla neve, ma anche i giornali di fuori diano rilievo alla eccezionale nevicata a Roma sotto il profilo artistico, turistico pubblicitario. Belle fotografie di Roma sotto la neve.
Il Regno di Thailandia è sepolto sotto una montagna (di neve) di proteste internazionali per il mancato rispetto dei diritti umani ma, con una bella fotografia e qualche suggerimento turistico, si cerca di nascondere la dura e fredda realtà del momento.
La parabola della casa in fiamme
La Thailandia ha ricevuto 249 raccomandazioni da 97 Stati membri dell’ONU. Ha accettato 181 raccomandazioni, anche se l’attuazione di queste raccomandazioni è legata al ritorno di un governo civile.
La promessa della Thailandia di rispondere alle rimanenti 68 raccomandazioni, espresse nella 33a sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite di settembre dello scorso anno, può essere interpretato come la semplice ricerca di guadagnare tempo su alcune delle questioni più spinose.
Per esempio, 12 raccomandazioni riguardanti l’abolizione dei processi militari a carico di civili sono state eluse dalla Thailandia sulla base del fatto che l’uso di processi militari contro civili era limitato e che agli imputati ricevono gli stessi diritti dei processi civili, tra cui il diritto a udienze eque, pubbliche e con giudici imparziali.
La realtà è che 1.629 persone sono state processate in tribunali militari segreti tra il 22 maggio 2014 e il 30 settembre 2015, senza alcun diritto di appello e con giudici militari che non hanno indipendenza dal potere esecutivo.
La delegazione thailandese è stata costretta dalle circostanze ad un comportamento di simulazione che è contrario ai 12 Valori fondamentali thailandesi enunciati dal primo ministro Prayuth Chan-Ocha e dai princìpi buddhisti di base.
Come è ben chiaro nel sesto valore fondamentale, mantenere la propria integrità morale e condiverla con gli altri è fondamentale.
Solo in situazioni estreme, situazioni di pericolo di vita viene permesso ai buddhisti di dissimulare, come insegna La parabola della casa in fiamme nel Sutra del Loto.
(John Draper, Peerasit Kamnuansilpa, Saving Thailand’s UN Security Council seat, The Nation)
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