Giro di vite contro modelle che mostrano i capelli su Instagram. Coinvolti anche fashion designer, fotografi e truccatori
(Asiablog.it) — Almeno sette modelle sono state arrestate in Iran in un giro di vite contro le foto di donne senza il velo islamico postate su Instagram.
L’accusa è quella di aver ”promosso una cultura immorale, anti-islamica e di promiscuità occidentale”.
Dalla Rivoluzione Islamica del 1979 per le donne iraniane è obbligatorio coprire i capelli in qualunque luogo pubblico: l’esposizione di qualsiasi parte del corpo diversa da mani e faccia è punito con una pena massima di 70 frustate o 60 giorni di reclusione.
Il ragno dell’inquisizione e la gogna mediatica
Gli arresti, avvenuti a marzo ma pubblicizzati solo di recente in un programma televisivo dedicato alle “minacce alla moralità e alle fondamenta della famiglia”, sono parte di un’operazione della polizia denominata “Ragno II”.
«Il nostro obiettivo è sterilizzare gli spazi online», ha spiegato Mostafa Alizadeh, portavoce dell’Iranian Centre for Surveying and Combating Organised Cyber Crimes. «Abbiamo iniziato questo progetto nel 2013 con Facebook. Ora è il turno di Instagram».
Instagram, che con più di 300 milioni di utenti è il social network fotografico più utilizzato al mondo, al contrario di Facebook, YouTube e Twitter non è ancora stato proibito in Iran.
Gli investigatori hanno seguito per almeno due anni circa 300 account di Instagram identificando oltre 170 persone responsabili delle “minacce alla moralità“.
Si tratta di donne ma anche uomini in qualche modo collegati all’industria della moda, tra cui 58 modelle, 51 fashion designer e altri 59 tra fotografi e truccatori.
I nomi delle persone finite nei guai con la legge non sono stati resi noti, ma la TV di stato ha mostrato un filmato nel quale la modella 26enne Elham Arab (foto in alto) si scusa davanti al procuratore e invita gli iraniani a non seguire il suo esempio.
«Tutti amano la bellezza e il successo — ha detto la modella durante la pubblica gogna — ma è importante sapere il prezzo che si pagherà per questo. Nessun uomo vorrà sposare una modella se la sua fama le sarà costata la perdita dell’onore».
Iran tra spinte progressiste e fondamentalismo religioso
Negli ultimi anni soprattutto nelle strade della relativamente tollerante Teheran, la capitale della Repubblica islamica dell’Iran, sempre più donne indossano l’obbligatorio copricapo in modo disinvolto, lasciando intravedere ciuffi di capelli, un comportamento che provoca le ire dei conservatori.
Il governo riformista del Presidente Hassan Rouhani non è rigoroso nel far rispettare la legge che impone il copricapo alle donne, ma nella polizia e nella magistratura del paese asiatico abbondano i sostenitori della linea dura.
Nel mese di aprile il capo della polizia di Teheran, generale Hossein Sajedinia, ha annunciato che il suo dipartimento ha schierato una nuova divisione della polizia morale formata da 7.000 agenti in borghese di sesso maschile e femminile solo per far rispettare il codice di abbigliamento islamico imposto dalla legge.
Il Presidente Rouhani, che ha vinto le elezioni del 2013 promettendo maggiore libertà agli iraniani, ha criticato l’annuncio di Sajedinia.
Dopo decenni di clandestinità, negli ultimi due anni l’industria della moda iraniana è entrata in un periodo di crescita esponenziale in seguito ad un editto religioso da parte dell’ayatollah Ali Khamenei, Guida Suprema dell’Iran, che ha specificato che la moda è permessa dall’Islam.
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Alessio Fratticcioli [ Articoli | Facebook| Twitter | Google+ ]
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Fonte immagine: Daily Mail