Un giorno, feci tutta una serie di fotografie, prendendo come bersaglio un agente di cambio. Ora sorridente, ora angosciato, asciugandosi il viso rotondo, esortava il pubblico con grandi gesti.
Inviai le fotografie a diverse riviste illustrate con il titolo anodino Istantanee della borsa di Parigi. Qualche tempo dopo ricevetti i ritagli di un giornale belga e quale fu la mia sorpresa nel vedere le mie fotografie accompagnate da un grosso titolo: Rialzo della Borsa di Parigi, alcune azioni raggiungono prezzi favolosi.
Grazie a sottotitoli ingegnosi, il mio innocente servizio acquistava il sapore di un avvenimento finanziario.
Lo stupore per poco non mi paralizzò quando qualche giorno dopo ritrovai le stesse fotografie in un giornale tedesco, questa volta con il titolo Panico alla Borsa di Parigi, fortune crollano, migliaia di persone rovinate.
Era evidente che le due pubblicazioni avevano dato alle mie fotografie un significato diametralmente opposto, che rispondeva alle rispettive intenzioni politiche. L’obiettività di un’immagine è soltanto un’illusione. Le didascalie che la commentano possono mutarne radicalmente il significato.
(Fotografia e società, Giséle Freud, Einaudi 1976 – da Le idee della fotografia. La riflessione teorica dagli anni sessanta a oggi, Claudio Marra – Ed. Bruno Mondadori)
La fotografia di Laszlo Balogh scattata in Ungheria ha vinto il premio Pulitzer 2016 per la sezione fotografica. E’ l’immagine di un uomo che sembra difendere la sua famiglia stesa sui binari da due poliziotti armati di manganello. L’immagine “ferma” un attimo affannoso. Chi guarda la fotografia prova pietà per quella famiglia.
Quel che stava accadendo, invece, è molto più complesso. Lo dimostra un video di Euronews.
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