Quando l’inviato di Matichon ha chiesto al Gen. Prayuth il suo parere in merito alla recente dichiarazione del Partito Democratico – secondo cui si doveva proporre un percorso alternativo nel caso in cui il progetto di Costituzione non venga approvato all’imminente referendum-, ha risposto:
“Se non passa, [l’autorità] resta a me. È chiara la parola ‘autorità’? E decido io se questa autorità è trasparente o meno. Perché sei così curioso? Basta andare al referendum”. (Politicians have no right to disagree with me: Thai junta leader – Prachatai English)
Con l’avvenuta presentazione, fine marzo, della bozza di nuova Costituzione è iniziato il percorso verso il referendum costituzionale del 7 agosto prossimo.
Dopo l’incarico da poliziotti ai graduati militari, l’Autorità ha sequestrato “per motivi di sicurezza nazionale” sia le ciotole per l’acqua proposte dal Pheu Thai (camicie rosse) che dei kit sanitari preparati del Partito Democratico (camicie gialle). Assolutamente vietata, quindi, qualsiasi iniziativa politica e, mi par giusto, nessun favoritismo per i due maggiori partiti thailandesi. La propaganda politica deve restare nel patrimonio dell’Autorità.
Stessa sorte, ma qui non poteva essere diversamente, per “l’argomento vietato” per eccellenza: una vecchia edizione di Marie Claire, presumibilmente sfuggita a suo tempo alla censura, è stata prontamente proibita, mentre la testimonianza che Pavin Chachavalpongpun ha letto al Senato francese, Ostacoli alla democratizzazione in Thailandia, viene pubblicata da Prachatai English con questa nota finale:
Questa versione del mio intervento è stato modificata per evitare di trattare le delicate questioni riguardanti la monarchia.
Forse non ci resta che il sorriso, quello dell’Autorità, beninteso.
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