La storia comincia in una piccola città cinese, dove uno studente delle scuole superiori progetta di assassinare una compagna di classe solo per sconfiggere la noia e l’indolenza.
Adesca nel suo appartamento la graziosa, popolare e gentile Kong Jie – l’unica persona in tutta la scuola che mostri qualche interesse per lui – e la uccide in un modo orribile.
L’assassino, che rimane per tutto il libro il narratore senza nome, dice tranquillamente: “L’ho uccisa solamente per ucciderla”.
Crede che la società sia malata, che gli esseri umani non siano altro che cadaveri in decomposizione, e si sente impotente davanti a tutto questo. Solo dopo essere fuggito nell’entroterra, si ferma a considerare le conseguenze delle sue azioni; e non per la vittima o per la madre di lei, che ha perso l’unica figlia, ma per la vita che adesso dovrà lasciarsi alle spalle, una vita tutt’altro che piacevole. Per aggiungere un po’ di brivido alla sua nuova esistenza di fuggiasco, lascia indizi alla polizia, sfidandola a trovarlo. È un gioco al gatto e al topo, in cui lui si vede nella parte dell’agile roditore che sfugge alla cattura. Ma più che un romanzo su una caccia all’uomo, E adesso? è un’indagine psicologica su una mente malata.
A dare al libro la sua energia non sono la suspense dell’inseguimento e i colpi di scena della trama, ma l’ardore pulsante di questo diciannovenne nichilista.
A Yi sa offrire un ritratto completo della Cina, sia della povertà cupa e claustrofobica della vita rurale sia della corruzione dei tutori della legge e dei poliziotti. Il ritmo della narrazione è a tratti insopportabilmente lento, ed è difficile identificarsi con un protagonista così sgradevole. Ma A Yi è abilissimo a dar voce alla sua creatura mostruosa, che suona autentica nel suo cinismo da monellaccio.
L’autore, nato nel 1976, l’anno della morte di Mao Zedong, descrive la nuova generazione cinese cresciuta in una società ormai capitalistica, dove il collettivismo ha ceduto il passo alla ricerca dell’individualità a tutti i costi. Il narratore, ossessionato da sé, confessa di essere l’unica persona a cui si sente veramente legato e porta tutto questo malessere all’estremo.
E adesso? è ambientato nella Cina contemporanea, ma la crisi esistenziale di cui parla è universale.
(Recensione di Clarissa Sebag-Monteiore , Wall Street Journal, traduzione da Internazionale n.1148)
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