Nuova vittima dell’estremismo islamico. Ansar al-Islam rivendica l’omicidio. Studenti in piazza per chiedere giustizia
(Asiablog.it) — Nazimuddin Samad, 28 anni, è stato ucciso mercoledì sera a Dacca, la capitale del Bangladesh, mentre tornava a casa dall’università. Stava camminando con degli amici quando tre uomini lo hanno preso a colpi di machete e poi lo hanno finito con un colpo di pistola in testa. Scappando in motocicletta, gli assassini avrebbero gridato “Allahu Akbar, Dio è grande”.
Il delitto è stato rivendicato dal gruppo terroristico Ansar al-Islam, che in una dichiarazione online spiega le ragioni dell’assassinio:
«Questa operazione è stata condotta per dare una lezione ai blasfemi le cui lingue velenose abusano costantemente di Dio, della religione dell’Islam e del Messaggero [Maometto] con il pretesto della cosiddetta libertà di parola.»
La giovane vittima era nella lista nera dei fondamentalisti islamici di Ansarullah Bangla Team, gruppo ritenuto vicino ad Al-Qaeda e recentemente messo al bando dal Ministero dell’Interno bengalese. Nella lista ci sono i nomi di 84 blogger critici nei confronti del fondamentalismo islamico.
La dinamica dell’omicidio dello studente universitario ricorda le modalità con cui l’anno scorso sono stati assassinati almeno altri quattro blogger e attivisti democratici, anche loro “colpevoli” di aver criticato la filosofia politico-religiosa dei terroristi. Si tratta di Avijit Roy, tra i promotori del movimento «Shahbag», Washiqur Rahman, Ananta Bijoy Das e Niloy Chakrabarti. A novembre era stato assassinato anche un editore, Faisal Arefin Dipan, che dirigeva una casa editrice critica nei riguardi degli integralisti.
Gli attacchi avvengono in una fase storica caratterizzata da crescente tensione tra la parte laica del Paese, che intende mantenere la separazione tra stato e religione sancita dalla Costituzione del 1972, e i fondamentalismi islamici, che invece vogliono trasformare il Bangladesh in una repubblica islamica che imponga la Sharia.
Giovedì a Dacca diverse centinaia di studenti hanno protestato per chiedere giustizia. I manifestanti hanno criticato le forze dell’ordine, accusate di non fare abbastanza per difendere gli attivisti democratici e perseguire i colpevoli degli attentati.
Sul suo profilo Facebook Nazimuddin aveva scritto: “Non appartengo a nessuna religione”. Una frase che in un Paese come il Bangladesh può costare la vita.