La Thailandia si sta trasformando in Juntalandia – e noi stiamo resistendo
di Pravit Rojanaphruk
Sempre più in basso, i leader della giunta militare thailandese sono probabilmente consapevoli del fatto di essere illegittimi. Sono diventati sempre più paranoici e repressivi nel loro giro di vite contro ogni forma di resistenza – sia online che offline.
Il 30 marzo, la giunta tailandese che ha rubato i diritti civili di milioni di cittadini, mi ha detto al telefono che non mi avrebbe dato il permesso per andare ad Helsinki per partecipare al World Press Freedom Day organizzato dall’Unesco. Uno dei portavoce della giunta ha così spiegato il motivo di questo divieto:
“Continua ancora a pubblicare [online] attaccando il lavoro dell’NCPO, questo in violazione degli ordini dell’NCPO, per questo il suo viaggio non è stato approvato.”
Il diritto di viaggiare liberamente al di fuori della Thailandia mi è stato tolto quando sono stato detenuto, senza accuse, in luoghi segreti per un totale di 10 giorni tra maggio 2014 e settembre dello scorso anno. Prima di essere rilasciato ho dovuto firmare, sotto costrizione, un “protocollo d’intesa”, accettando di richiedere il permesso della giunta nel caso volessi lasciare il regno. Altra condizione era di non accettare di partecipare, aiutare o dirigere un movimento anti-giunta. Se non rispetto queste condizioni, la giunta si riserva il diritto di congelare tutti i miei conti bancari e di perseguirmi.
Nulla nel contratto mi vieta di controllare e criticare la dittatura militare – e questa è l’unica condizione che non sottoscriverò mai – e l’ho criticata continuamente da quando c’è stato il colpo di stato, sia attraverso il mio lavoro di giornalista ma anche su Facebook e Twitter.
Mentre scrivo, la giunta sta preparando quelli che definisce “campi di rieducazione” per dissidenti e giornalisti che continuano a rifiutare di piegarsi ai loro ordini. Se uno non vuole essere sulla lista, deve semplicemente volare basso e smettere di criticare il regime. Il modo dell’NCPO di mantenere la pace e l’ordine è quello di imporre un divieto di riunioni politiche di cinque o più persone. Questo divieto è in vigore da quasi due anni.
Secondo iLaw, un centro di documentazione sui diritti umani con sede a Bangkok, dal momento del colpo di stato, maggio 2014, 900 persone sono state convocate dalla giunta per il programma “di aggiustamento attitudinale”. Oltre 150 civili si trovano ad affrontare il tribunale militare, 62 vengono accusati di reati di lesa maestà, 38 accusati di sedizione e 85 perseguiti per aver violato il divieto della giunta sulla riunione di cinque o più persone.
Non sono il solo a resistere alla militarizzazione della Thailandia. Altri che hanno rifiutato di stare zitti hanno pagato il loro prezzo e tanti stanno ancora pagando. Ci sono ancora persone che fanno sentire la loro voce sui social media, nonostante la crescente repressione e la giunta sta giocherellando con l’idea di costruire un firewall per censurare Internet – perché il desiderio di libertà è ciò che ci rende umani invece di essere gli animali domestici di una dittatura militare.
Nel profondo la giunta militare sa che il suo potere non è legittimo ma si basa sulla canna del fucile e sulla minaccia di detenzione arbitraria. E questo porta sempre più la Thailandia a diventare Juntalandia.
(Libera traduzione dell’articolo pubblicato da The Guardian, fonte immagine: Al-Jazeera)
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