La regione del Mekong è la ciotola di riso dell’Asia: nel 2014 le nazioni affacciate sul basso corso del Mekong (Myanmar, Laos, Cambogia, Thailandia e Vietnam), hanno prodotto più di 100 milioni di tonnellate di riso, circa il 15% del totale mondiale.
La fertilità del terreno dipende dai sedimenti, ricchi di sostanze nutritive, che il Mekong porta a valle, soprattutto durante la stagione delle piogge da giugno a ottobre; più della metà dei sedimenti della Cambogia centrale vengono dalla Cina. Il fiume e le sostanze nutrienti che trasporta sono anche il supporto all’attività di pesca interna più grande del mondo – un quarto del pescato d’acqua dolce globale – e all’alimentazione di decine di milioni di persone.
La regione vanta una notevole biodiversità; solo i vasti bacini del Congo e dell’Amazzonia sono simili o lo superano. Ci sono più di 20.000 tipi di piante e quasi 2.500 specie animali. … Anche la diversità umana è sorprendente: monaci tibetani che pregano; commercianti birmani che acquistano e vendono; pescatori cambogiani che gettano le reti; agricoltori thailandesi che raccolgono; mercati vietnamiti che galleggiano. …
Le nazioni vedono una nuova risorsa nel Mekong: non il sostegno che offrono le acque ricche di vita, ma il semplice fatto che abbia un flusso. Le dighe idroelettriche già costruite o in programma fanno del Mekong il fiume con il maggior numero di opere …
… per alimentare le città lontane il flusso del fiume sarà intrappolato dietro una serie di muri di cemento. La sua pesca, l’agricoltura e la biodiversità ne subiranno le conseguenze e le vite vissute sulle sue sponde saranno rimodellate … Però, questo nuovo sviluppo, ha qualcosa di più profondo.
Flusso significa cambiamento, ma questo coinvolge anche l’identità, perché incarna la continuità. Mentre il fiume ritroverà il suo corso, altre preziose identità rischiano di essere perdute per sempre.
(da Requiem per un fiume, prima parte del saggio The Mekong)
Il fiume Mekong
pubblicato da The Economist
Fonte testo ed immagini: The Economist
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