Voci di contadini senza terra del sud: la vita ancora più dura sotto la giunta militare
Questo articolo, di Taweesak Kerdpoka e pubblicato da Prachatai English, si propone di indagare perché la comunità di Khlong Sai Pattana, in provincia di Surat Thani, ha occupato un’area protetta disboscata, che si trova in una piantagione di palma da olio, dopo che la concessione statale di 30 anni ad un’azienda era terminata.
Le dispute sulla terra tra lo Stato, le imprese del settore e le comunità locali sono una questione di lunga data in Thailandia.
Durante il periodo di sviluppo socio-economico, le problematiche del territorio hanno afflitto la società thailandese. Il pubblico sente parlare spesso di conflitti tra lo Stato e le comunità che occupano abusivamente suolo pubblico, causati soprattutto dagli avvisi di sfratto emanati dal governo e basati sul fatto che la terra è una risorsa pubblica.
Molte comunità locali denunciano l’ingiustizia subita, dopo verifiche e accertamenti, nelle controversie sulla proprietà della loro terra che lo Stato ha dichiarato zona protetta.
Il conflitto Stato-comunità susseguente alla dichiarazione dello stato di proprietà dei terreni, dove si dichiara che sono di proprietà nazionale, sono solo un lato della medaglia. L’altro lato, quello dei contadini senza terra che occupano un’area protetta, viene raramente discusso.
I mezzi di comunicazione di solito riportano conflitti senza alcun contesto e gli abitanti del villaggio sono generalmente rappresentati come i poveri pigri che hanno sottratto terre di pubblica proprietà.
Questo travisamento, indirettamente, peggiora la situazione e facilita le violazioni dei diritti umani in gran parte a causa del pubblico malinteso sulla mobilitazione delle risorse.
La disputa sulla terra nella comunità di Khlong Sai Pattana, nel sud della provincia di Surat Thani è un buon esempio.
La comunità fa parte della Southern Peasants’ Federation of Thailand (SPFT), una rete locale di contadini che promuove la riforma agraria e i diritti delle comunità ad una terra su cui guadagnarsi da vivere.
Dopo il colpo di stato, del maggio 2014, ufficiali dell’esercito hanno tentato di evacuare con la forza la comunità di Khlong Sai Pattana ed altre aderenti all’SPFT, nonostante un accordo con i precedenti governi civili, che il terreno era parte di un progetto pilota di “proprietà comune”.
L’esercito sembra ignorare questo processo e persiste nell’inviare ordini settimanali di evacuazione ai membri della comunità.
Dopo la scadenza di settembre 2014, gli abitanti dei villaggi erano ancora in grado di risiedere nella zona. Questo non era dovuto alla misericordia dell’esercito, ma a seguito delle denunce depositate presso la Commissione nazionale per i diritti umani (NHRC), che in seguito ha esortato il governo a fermare gli ordini di sfratto.
La disputa sulla terra a Surat Thani è iniziata attorno al 1985, quando l’amministrazione del Gen. Prem Tinsulanonda diede concessioni, ad aziende nazionali e straniere, per centinaia di migliaia di rai di terreni disboscati in aree protette per piantare colture di olio di palma e gomma. Alcuni concessionari invasero anche altre aree protette, nel colposo disinteresse delle autorità tailandesi. Gli abitanti dei villaggi potevano solo guardare ed aspettare pazientemente la fine delle concessioni.
Nel maggio 2002 è stato fondato un movimento della società civile, il Southern Land Reform for the Poor Network, allorché gli abitanti dei villaggi delle province meridionali di Surat Thani, Nakhon Si Thammarat e Krabi constatarono che stavano affrontato problemi comuni su proprietà della terra e gestione delle risorse. Il movimento inviò una petizione al governo chiedendo la cessazione delle concessioni e l’assegnazione dei terreni alle comunità.
In seguito alle richieste di maggio 2002, ventimila abitanti dei villaggi si riunirono in una protesta presso l’ufficio del governatore di Surat Thani. La pressione costrinse l’amministrazione di Thaksin Shinawatra ad emettere una risoluzione ministeriale nell’agosto 2003 per sospendere qualsiasi processo di rinnovo dei contratti di concessione ed indagare sulle denunce di concessionari che violano i contratti. Ad esempio, se un’inchiesta ha dimostrato che i concessionari avevano invaso terreni non in concessione, il contratto sarebbe stato interrotto immediatamente. I terreni sarebbero poi stati assegnati ai poveri ed agli abitanti senza terra dei villaggi limitrofi.
L’attuazione della risoluzione, tuttavia, è una storia diversa.
Nel caso dell’area protetta vicino a Khlong Sai Pattana, la concessione venne data alla Jew Kang Jui Pattana Company Limited.
Dal 1985, la società aveva piantato palma da olio su circa 1.000 rai di territorio protetto deforestato fuori della loro zona di concessione. Nel 1994, la Agricultural Land Reform Office (ALRO), del Ministero dell’Agricoltura e delle Cooperative, dichiarò l’area superficie agricola di riforma fondiaria e quindi doveva essere assegnata ai poveri. La società però rifiutò di andarsene. Questo portò ad una battaglia legale durata nove anni tra il Ministero e la società. Alla fine, nel 2014, la Corte Suprema ha stabilito che l’azienda deve andarsene. Nel frattempo, gli abitanti del villaggio hanno occupato il terreno contestata nel 2008.
L’inizio dell’occupazione della terra a Surat Thani
Secondo i risultati presentati al Consiglio dei Ministri nel 2003, c’erano 16 appezzamenti che lo Stato prevedeva di confiscare ad aziende private ed assegnare ai contadini senza terra. La maggior parte erano aree in concessioni scadute e terreni che erano stati invasi illegalmente.
“Nel 2005, più di diecimila rai di terreno sono stato assegnati a oltre mille famiglie, ma ancora tante hanno bisogno di aiuto. In tutto il paese sono registrate quattro milioni di persone povere che avevano bisogno di un pezzo di terra. Almeno 20.000 persone, solo a Surat Thani, hanno questo problema e si sono uniti alla protesta. Finora, lo Stato ha stanziato solo otto appezzamenti. L’assegnazione di altri otto appezzamenti di terra è tutt’oggi ancora pendente“, ci dice Pianrat.
L’attesa che lo stato sfratti con successo le aziende private e assegni la terra ai poveri è infinita. Mentre le persone sono in attesa di un’assegnazione a lungo promessa, l’azienda può trarre vantaggi anche per un’altra decina d’anni. Le persone che hanno meno capitali appassiscono nel corso di procedimenti giudiziari che durano diversi anni. Anche se lo Stato può, alla fine, sfrattare con successo le imprese, queste ultime, che stanno sfruttando la terra, accumulano ricchezza mentre gli agricoltori, che stanno aspettando il loro sfratto, sono sempre più poveri.
Surapol Songrak, un altro membro del comitato esecutivo SPFT, ci ha raccontato del tentativo degli abitanti del villaggio nel 2003, quando il gruppo occupò con successo 13 lotti nelle aree protette deforestate a Surat Thani e Krabi, un’azione che era stata ispirata dal Brazilian Landless Workers Movement (MST). Ma il successo non durò a lungo perché dopo circa sei mesi vennero sfrattati dalle autorità.
Nel 2008 la comunità di Khlong Sai Pattana ha occupato con successo i terreni della Jew Kang Jui Pattana Co. Ltd. e da allora ha continuato l’occupazione nonostante i vari tipi di minacce, tra cui l’assassinio degli abitanti di un villaggio.
L’obiettivo del SPFT è quello di stabilire un sistema sostenibile di gestione dei terreni tra i membri della comunità e impedire che ricadano nelle mani di società private. Il gruppo ha proposto che, invece di destinare terreni ai privati, lo Stato dovrebbe istituire dei titoli di “proprietà fondiaria comune”.
I titoli di “proprietà comune” consentirebbero l’accesso, la partecipazione attiva e paritetica dei membri della comunità attraverso incontri ed un processo decisionale collettivo, sostiene Surapol.
La comunità di Khlong Sai Pattana sotto la minaccia dello Stato e delle aziende
Se l’occupazione della terra pubblica è stata dura, la sopravvivenza sulla terra bonificata è ancor più difficile. Nel caso della comunità di Khlong Sai Pattana, nei suoi sette anni di occupazione ha affrontato il contenzioso con le imprese pubbliche e quelle private. Oggi, che la proprietà del terreno non è ancora stata concessa dall’ALRO e nonostante il verdetto della Corte Suprema che conferma che la Jew Kang Jui Pattana Co. Ltd. e le sue controllate devono lasciare i terreni, gli ex concessionari occupano ancora l’area.
La comunità di khlong Sai Pattana è stata istituita quando gli abitanti del villaggio di Sai Thong, sotto distretto del distretto di Chai Buri, nel 2007 si spostarono sul controverso terreno non appena l’ALRO vinse la causa contro la Jew Kang Jui Pattana Co. Ltd. ed alla società è stato ordinato di abbandonare l’area.
Gli abitanti del villaggio decisero di aspettare la sentenza definitiva della Corte Suprema, emanata dopo sette anni. Oggi 69 famiglie risiedono sul territorio. Ma la società e le sue controllate non hanno ancora lasciato i terreni e l’esecuzione legale della sentenza non è ancora stata.
Il compito dell’esecuzione legale della sentenza è affidato ad ALRO. Il 19 agosto 2015 gli ufficiali ALRO hanno visitato la comunità di Khlong Sai Pattana ed hanno comunicato che, al fine di eseguire l’ordine di evacuazione, anche gli abitanti del villaggio devono lasciare la zona, in modo che ALRO possa riassegnare la terra.
Pratheep Ra-kangthong non è d’accordo con ALRO, sostiene che nel verdetto le “società controllate dell’imputato” non includono gli abitanti di Khlong Sai Pattana, sono i contadini che hanno bisogno di terreno agricolo. Gli abitanti dei villaggi vogliono la terra per la loro sicurezza alimentare, piuttosto che per commerciare. La comunità ha un sistema di gestione che è l’equivalente al sistema di titolo di proprietà della comunità e che assicura un sistema comunitario di assegnazione delle terre e l’utilizzo, invece della proprietà individuale della terra.
La comunità ha inoltrato una petizione a ALRO chiedendo di revocare l’ordine di sfratto degli abitanti dei villaggi e per accelerare l’assegnazione delle terre come progetto pilota nell’ambito del titolo di “proprietà comune”.
Sathitphong Sudchookiat, Direttore del Land Bank Administration Institute ed ex segretario generale di ALRO, ha detto che il preavviso di sfratto di ALRO agli abitanti di Khlong Sai Pattana riflette una mancanza di comprensione nella gestione delle risorse del territorio. Afferma che il terreno pubblico deve essere assegnato ai meno avvantaggiati, piuttosto che per la ricerca del profitto, pratica diffusa nel passato e scappatoia per lo sfruttamento capitalista.
Sathitphong spiega che “ALRO deve cambiare la sua visione di ricerca del profitto dalla terra e trovare una collaborazione con i cittadini emarginati.Le comunità della società civile hanno messo in atto buone pratiche di gestione del territorio attraverso la creazione di cooperative agricole e l’utilizzo di pari opportunità. L’approccio strettamente giuridico del passato rappresta un ostacolo per i senza terra e un ostacolo per uno sviluppo nazionale sostenibile.
Generalizzare dicendo che tutti gli abitanti dei villaggi sono controllati delle aziende è solo una copertura per ordinare lo sfratto, tuttavia, non è la prima volta che la comunità di Khlong Sai Pattana deve combattere. Ha affrontato l’ordine di sfratto più volte nel corso degli anni. Sono stati anche minacciati dai capitalisti e dai loro sgherri.
Il più recente tentativo di sgombero, dopo il colpo di stato del 2014, è stata condotto da ufficiali dell’esercito. Durante il primo periodo di insediamento, gli abitanti del villaggio hanno affrontato varie minacce, nel gennaio 2010, Somporn Pattanaphum, un ex meccanico di moto che si era trasferito nella zona, è stato trovato morto con ferite di arma da fuoco, alla periferia del villaggio. Altri tre membri della comunità, Pranee Boonrat, manovale, e Montha Chukaew, commerciante, sono stati assassinati il 19 maggio 2013, mentre i due stavano andando a comprare cibo. Pranee e Montha stavano percorrendo l’unica via d’uscita dalla comunità che porta oltre l’area occupata dalla società. Dieci bossoli di fucile da caccia e di fucile d’assalto M16 vuoti sono stati trovati sulla scena. Chai Bunthonglek, un riciclatore di rifiuti, è stato assassinato il 11 febbraio 2015. La polizia non è mai stata in grado di individuare ed assicurare alla giustizia i responsabili.
A parte le minacce fisiche, gli abitanti hanno dovuto affrontare la demolizione delle loro case. Un abitante del villaggio, di cui non riportiamo il nome, racconta che nell’agosto 2009, quaranta poliziotti, guidati dal Capo della polizia di Surat Thani e agenti della polizia di Chai Buri ha perquisito la comunità alla ricerca di droga ed armi illegali. Dopo qualche ora di perquisizione non sono state trovate droghe o armi. Mentre la polizia stavano lasciando il paese, un gruppo di teppisti, armati di fucili da caccia, sono arrivati su dei trattori. I trattori demolirono circa 60 case. Gli abitanti del villaggio volevano denunciare il fatto alla polizia ma gli fu detto di andare alla stazione di polizia. Gli abitanti del villaggio andarono a lamentarsi alla stazione di polizia, ma la polizia rifiutò di accettare la denuncia.
Gli abitanti del villaggio devono anche affrontare la persecuzione giudiziaria. L’azienda ha citato in giudizio tre abitanti del villaggio di Khlong Sai Pattana per l’interruzione del loro mandato sulla terra ed ha chiesto 3.000.000 baht di risarcimento. Cause civili e altre cause penali sono stati depositati contro gli abitanti dei villaggi. Da notare come tutte le azioni legali contro i membri della comunità sono state depositate dopo che l’azienda concessionaria aveva perso la causa.
Dopo il colpo di stato da parte del Consiglio Nazionale della giunta per la Pace e Ordine (NCPO) del maggio 2014, i tentativi di sgombero forzato degli abitanti del villaggio sono continuati. Il 16 agosto 2014, il Col Sombat Prasankasem, Vice Comandante del Surat Thani Internal Security Operation Command (ISOC), con 50 militari ha perquisito la comunità di Khlong Sai Pattana. Secondo gli abitanti del villaggio, un intermediario di terreni, vicino alla Jew Kang Jui Pattana Co. Ltd., accompagnava i militari. La perquisizione venne condotta senza un mandato legale.
Prima del colpo di stato, la comunità ha trattato con vari governi di entrambi gli schieramenti politici per spingere la sua proposta sul “titolo di proprietà comune”.
Dopo l’incontro con l’allora primo ministro Abhisit Vejjajiva nel 2009, per esempio, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha emesso un’ordinanza che permette gli abitanti del villaggio di risiedere nella zona temporaneamente.
Anche se Khlong Sai Pattana era tra le 30 comunità comprese nel Progetto Pilota dei “titoli di proprietà comune” l’assegnazione delle terre ai membri della comunità non è mai stato attuato. In realtà agli abitanti dei villaggi venne ordinato di lasciare la zona.
Durante l’amministrazione Yingluck Shinawatra, P-Move, un’organizzazione per la protezione dalle ingiustizie sociali, di cui la comunità di Khlong Sai Pattana e la SPFT sono membri, ha negoziato col governo, giungendo ad un accordo nel maggio 2013, per consentire gli abitanti dei villaggi di utilizzare la terra durante l’attuazione legale dell’atto di sgombero delle aziende. Il governo promise anche di accelerare la sua politica fondiaria e l’assegnazione di risorse.
Durante il periodo necessario alla soluzione della questione, il governo avrebbe anche notificato a tutte le agenzie competenti di sospendere le azioni provocatorie o dirompenti che potevano portare ulteriore conflitto e danno alla normale vita dei membri delle comunità. Inoltre, i residenti potevano vivere e sfruttare la terra come già facevano fino al raggiungimento di una risoluzione finale.
La comunità si è impegnata senza sosta e ha cercato di raggiungere una soluzione con tutti i governi precedenti; tuttavia, un altro tentativo di sgombero forzato è stato tentato dopo il colpo di stato.
Jew Kang Jui Pattana Co. Ltd. e le sue controllate hanno invaso illegalmente il suolo pubblico dal 1985 ad oggi. Negli ultimi 30 anni, lo Stato non è stato in grado sfrattare la società.
Nonostante ciò la comunità di Khlong Sai Pattana, che ha occupato l’area negli ultimi sette anni, per fare pressione sul governo per accelerare l’assegnazione delle terre ai contadini senza terra, è stata depredata dai poteri statali e capitalisti.
Quindi l’azienda non dovrebbe chiedere agli abitanti di Khlong Sai Pattana perché occupano ancora la terra, pur essendo consapevoli che ciò è illegale.
La domanda deve essere rivolta altrove.
Fonte testo ed immagini: Prachatai
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