(Asiablog.it) – L’ex primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra (2001-2006) ha fatto gli auguri di buon Natale ai thailandesi con un messaggio postato sulla seguitissima pagina Facebook di suo figlio Panthongtae Shinawatra. Thaksin vive all’estero in seguito ad una condanna per abuso di potere nel 2008 da lui ritenuta politicamente motivata.
Oltre a fare gli auguri, Thaksin parla di economia. L’ex premier ha sfruttato l’occasione per mettere in guardia i thailandesi riguardo alla situazione economica, ancora negativa in seguito a anni di crisi politica e al colpo di stato del 2014.
“Credo che l’hanno prossimo l’economia non sarà molto buona né per il mondo né per la Thailandia”, ha detto Thaksin. “Ma in ogni situazione negativa ci sono nuove opportunità e mi auguro che voi riusciate a vederle”.
Nonostante la giunta militare thailandese abbia annunciato l’inizio di una serie di grandi opere stradali e ferroviare, la domanda interna rimane debole e l’indebitamento delle famiglie continua a salire, con il conseguente peggioramento generale della seconda più grande economia del sudest asiatico.
Venerdì la banca centrale della Thailandia ha rivisto in ribasso la crescita del PIL nel 2015, che dovrebbe essere intorno al 2,7 per cento: il più basso dei dieci Paesi ASEAN. Per il 2016 la Banca prevede crescita zero per le esportazioni thailandesi mentre l’importante industria del turismo, nonostante alcuni gravi episodi di cronaca nera e terrorismo, non dovrebbe conoscere flessioni.
In soli otto anni, militari e magistratura hanno spodestato quattro governi guidati dal clan Shinawatra: quello di Thaksin (2006), del suo alleato Samak Sundaravej (2008), di suo cognato Somchai Wongsawat (2008) e di sua sorella Yingluck (2014).
Il risultato è stato l’aggravarsi dell’aspra polarizzazione politica tra sostenitori e oppositori del primo ministro più votato nella storia della Thailandia. La divisione ricalca linee geografiche, etniche e di classe, con i sostenitori del Thaksinismo concentrati nelle regioni del nord, nord-est, e nella periferia della capitale; tra le etnie Lanna e Lao; e tra la nuova borghesia e le classi sociali meno abbienti.
Dopo più di un decennio di crisi politica, la Thailandia rimane l’unica dittatura militare non africana. Gli uomini in divisa stanno gestendo l’ennesimo processo costituente ed hanno promesso nuove elezioni entro il 2017, quando dovrebbe partire un esperimento di “Democrazia Guidata” (dai militari) sull’esempio della vicina Birmania.