Tanti anni fa, quando nel linguaggio famigliare certe espressioni erano considerate riprovevoli, dalle mie parti, per “mandare qualcuno a quel paese” gli si diceva: “Mó vai in Papuasia!”
E ancora, se qualcuno non era a conoscenza di ‘qualcosa’ di cui si stava chiacchierando, con tono meravigliato gli si chiedeva: “Mó come non lo sai, mó cosa vieni dalla Papuasia?”
Papuasia, una terra lontana, ed è l’ora di ascoltare qualcuna delle sue storie.
Papua, le storie che non abbiamo mai ascoltato (introduzione)
di Michael Bachelard
«Grazie ad una storia brutale, un governo indonesiano che limita l’accesso ai giornalisti, ed un gruppo di zeloti impegnati in Australia e Nuova Zelanda, la maggior parte delle persone non conosce le vicende delle province indonesiane di Papua e West Papua.
La storia di un “genocidio dall’andamento lento”; per l’avidità dei minatori stranieri ed un’occupazione militare indonesiana senza controllo o responsabilità.
La storia di un popolo fiero, alla disperata ricerca di libertà da uno stato repressivo ed estrattivo.
Quando questa storia viene raccontata in Australia, ricorda alla gente della lunga lotta della popolazione di Timor -Leste. In Indonesia, la somiglianza tra le due, avvelena il rapporto con l’Australia. Incoraggiando la falsa visione dell’elite indonesiana che accredita all’Australia un piano segreto per adottare anche questa loro lontana provincia.
Ma è una mezza storia.
La vera storia è molto più complessa. Come corrispondente di Fairfax Media, ho voluto vedere di persona. Ho fatto due viaggi in Papua, sia negli altopiani che nelle pianure. Per arrivarci, legalmente, il governo indonesiano mi ha fatto attraversare una procedura di richiesta che, passando anche l’ortografia delle cose che volevo scrivere, arrivava all’elenco preciso di chi volevo incontrare. La mia domanda è stata approvata dai leader civili e militari. Entrambe le volte mi è stata concessa l’autorizzazione. Entrambe le volte mi sono allontanato dalle restrizioni imposte dal governo per poter acquisire un quadro più completo.
Quello che ho trovato in Papua era dolore per l’espropriazione e rabbia per la repressiva occupazione coloniale indonesiana. Ho trovato un movimento indipendentista alimentato da una forte convinzione delle differenze religiose e culturali.
Ma ho trovato anche persone comuni malate, impoverite e frustrate dalla disfunzione del settore pubblico, che è in gran parte in mano ad un’élite etnica papua, e la corruzione.
E ho trovato la paura, non solo dell’Indonesia, ma la paura che uno stato di Papua indipendente, che tutti dicono con fervore di volere, possa cadere nel tribalismo e nel caos. Pochi affermano che sarebbe meglio restare parte dell’Indonesia, ma, in buon numero, parafrasando l’infame richiesta di sant’Agostino, dicono: “Vi preghiamo di concederci l’indipendenza dall’Indonesia, ma non ancora”.» (Libera traduzione di Michael Bachelard, Stories we never hear from Papua, The Interpreter, 17 giugno 2015)
E qui trovate le storie raccolte da Michael Bachelard:
- With the missionaries of Papua
- How government is failing the people of Papua
- Papua’s education malaise
- In Papua’s health centres, a glimpse of dysfunction and corruption
- Papua’s journalists tell hard truths about local cronyism and violence
- For Papua’s independence activists, the struggle is about more than human rights
- Papuans face ignorance, corruption and racism from Jakarta
Fonte testo ed immagini: Lowy Institute – The Interpreter
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È un’idiozia!