Non solo kalashnikov, non solo auto-bombe, non solo kamikaze che si fanno esplodere in luoghi affollati. “L’immaginazione macabra” dei mandanti del terrorismo islamico “non ha limiti” e “oggi non possiamo escludere niente”, ci può anche “essere il rischio di armi chimiche e batteriologiche”.
A dirlo è stato il premier francese Manuel Valls, intervenuto davanti all’Assemblea nazionale. “Siamo in guerra, non una guerra di quelle a cui la storia ci ha abituato – ha detto Valls – Questa nuova guerra resta una guerra pianificata condotta da un esercito criminale, quello che è nuovo sono i modi di operare, di colpire, di uccidere, che evolvono senza sosta”.
“L’immaginazione macabra di chi dà gli ordini è senza limite: fucili d’assalto, decapitazioni, bombe umane, armi bianche”, ha aggiunto, specificando che “oggi non bisogna escludere niente, e lo dico con tutte le precauzioni che si impongono ma lo sappiamo e lo abbiamo in mente, può esserci anche il rischio di armi chimiche e batteriologiche”. (Attentati a Parigi, Il Fatto Quotidiano)
Non condivido la dichiarazione del premier francese, pur comprendendo gli stati d’animo di chi governa una nazione sotto attacco. Bisognerebbe che i politici si esponessero alla riflessione ed al dialogo piuttosto che alla demonizzazione dell’avversario.
È vero, i nuovi modi “di operare, di colpire, di uccidere, evolvono senza sosta”. Il soldato di trincea che calzava l’elmetto per proteggersi dalle pallottole è scomparso. Oggi la protezione è la lontananza. Il soldato manovratore di droni che sgancia bombe “intelligenti” (se mai esiste un modo d’uccidere intelligente) che però a volte generano “effetti collaterali”, definizione data alle vittime innocenti. E forse proprio questa rassicurante, quanto illusoria, lontananza dalla guerra e dalle sue vittime genera “l’abitudine alla guerra” di cui parla Valls.
La macabra immaginazione umana non ha mai avuto limiti, ma questo il premier francese dovrebbe ben saperlo, in quanto già il 19 gennaio 2006 l’allora presidente della Repubblica francese, Jacques Chirac, in visita alla base di sottomarini nucleari a Île Longue, aveva confermato che la Francia potrebbe prendere in considerazione l’uso di armi nucleari contro «i leader di Stati che utilizzano mezzi terroristici contro di noi» e anche contro «coloro che si consideri usino armi di distruzione di massa».
La guerra cambia, epoca dopo epoca, solo nella tecnologia che adotta. Si tratta della stessa tecnologia che non possiamo rifiutare se non rinunciando anche al progresso. La tecnologia che trova il suo motore principale nell’immaginazione umana, a volte macabra.
Precisamente 70 anni fa, il 20 novembre 1945, iniziava il processo di Norimberga contro i nazisti responsabili della Shoah e di altri crimini contro l’umanità. Non si trattava della prima guerra né del primo genocidio perpetrato dall’uomo contro suoi simili.
Si resta tenacemente in attesa dell’ultima guerra e dell’ultima carneficina.
Fonte immagine: Giornale di Sicilia
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