La patata messicana, nome scientifico Pachyrhizus erosus, è anche conosciuta come jícama, in inglese mexican yam bean, in spagnolo nabo mexicano, e in thailandese: มันแกว (mankæo).
È una pianta originaria del continente americano, oggi diffusa in tutto il mondo. Il nome generalmente si riferisce alla radice commestibile (tubero) della pianta.
In Thailandia l’uso prevalente consiste nel metterla al fresco per poi, pelata e tagliata a fette, mangiarla come qualsiasi altra frutta fresca. Devo dire che la croccante polpa, dal delicato sapore dolce, è un ottimo dissetante.
Questo tubero, infatti, è composto da quasi il 90% d’acqua, carboidrati (fibra alimentare), proteine, lipidi e inulina (uno zucchero, tanto per cambiare, “miracoloso”, secondo alcuni, ma che volendo trovate nella cicoria).
Il bello è che, tolti tuberi e radici, tutto il resto della pianta è molto velenoso. Una tossina presente nel seme viene utilizzata per avvelenare insetti e pesci.
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