… teoricamente la foto non può inventare niente: essa registra soltanto quel che è presente davanti all’obiettivo in un dato momento; sarebbe quindi testimone ideale e imparziale, impossibile a confutarsi. Questa formula è troppo semplicistica e non risponde ai fatti, se la si esamina da vicino.
Il fotografo non era sul luogo al momento dell’avvenimento e ricostruisce la scena. Il 2 febbraio 1945 quattro marines issano la bandiera americana sulla vetta dell’isola di Iwo Jima appena conquistata.
Joe Rosenthal scala la montagna; la bandiera sventola già; Joe Rosenthal rifà la foto con una bandiera più grande appena arrivata. L’agenzia americana, invece di selezionale la vera fotografia, sceglie quella di Rosenthal, che diventa la foto ufficiale e storica, la sola vera, riprodotta in tutto il mondo e che serve anche da modello al monumento eretto a Washington alla gloria dei marines. Joe Rosenthal non aveva creato di sana pianta; aveva semplicemente rifatto la scena.
Talvolta il fotografo, che ha bisogno di una foto per il suo giornale, riprende una immagine da lui creata di sana pianta. Quando Wong “noleggia” un ragazzo cinese e lo fotografa nelle vie di Shanghai dopo un bombardamento giapponese nel 1937, la foto non è presa dal vivo; sarebbe potuta essere vera, perché riproduce l’atmosfera del momento.
(da La fotografia e l’uomo, di Jean A. Kein, Casterman, Parigi 1971, trad. it. Paolina, Roma 1974, da Le idee della fotografia. La riflessione teorica dagli anni Sessanta a oggi, di Claudio Marra – Ed. Bruno Mondadori)
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