«Grazie alla fotografia il fatto può essere contemplato a piacere, dopo molto tempo e lungamente. Ecco che tra la folla appare una figura che uno non aveva individuato, quel tal dettaglio che non era visibile si precisa. Talbot, uno dei pionieri della fotografia, nota: ”Capita anzi frequentemente – e questa è una delle attrattive della fotografia – che lo stesso operatore, esaminando a lungo quel che ha registrato, scopra molte cose di cui non aveva avuto alcuna nozione al momento”.
Il tempo permette l’esplorazione approfondita della scena, e l’ingrandimento fa emergere degli elementi la cui comprensione era difficile o addirittura impossibile a motivo del tempo o delle dimensioni. Di più, l’obiettivo è insensibile alle emozioni; impassibile, esso capta su comando; ma la sua visione guidata rimane personale, il fotografo porta la propria testimonianza, anche se bisogna ancora determinare in che cosa essa consista.»
(da La fotografia e l’uomo, Jean A. Keim, Casterman, Parigi 1971, trad. it. Paolina, Roma 1974, in Le idee della fotografia. La riflessione teorica dagli anni sessanta a oggi, Claudio Marra – Ed.Bruno Mondadori)
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