«Il fotografo ha percorso il mondo del suo tempo col suo apparecchio, captando le scene che si presentano davanti ai suoi occhi e che gli sembrano avere un interesse per il loro contenuto e a cui egli, in quanto uomo della sua epoca, senza esserne probabilmente del tutto cosciente, dava un valore particolare.
Egli cerca anzitutto di fissare un istante, sa quel che vuol fare e conosce le ragioni della sua azione. Il dilettante sceglie le immagini per l’album di famiglia, destinato ad essere sfogliato nella vecchiaia: la vita dei bambini a partire dal primo sorriso, le grandi cerimonie dell’esistenza, le vacanze, i viaggi vengono annotati con cura.
Il professionista, da parte sua, desidera apportare la traccia d’una scena interessante più generale, il cui ricordo altrimenti sparirebbe.
Il grande fotografo americano Edward Weston, che con le sue foto e i suoi scritti ha aperto nuove vie, dichiara: “La fotografia costituisce il mezzo per captare il momento, ma non un momento qualsiasi, bensì il momento importante, il momento unico tra tutti in cui il vostro soggetto è pienamente rivelato, il momento della perfezione che viene una volta e non si ripete.”
Egli mette l’accento sul tempo, che rimane l’elemento caratterizzante principale della fotografia. Il luogo può essere rivisitato, i protagonisti possono essere rivisti, ma il momento non si ritrova.»
(da La fotografia e l’uomo, Jean A. Kein, Casterman, Parigi 1971, trad. it. Paolina, Roma 1974, in Le idee della fotografia. La riflessione teorica dagli anni sessanta a oggi, Claudio Marra – Ed.Bruno Mondadori)
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