Pur essendo nato in un porto di mare non sono mai stato un pescatore appassionato, ma qualche volta sono andato a pesca di sgombri ed il copione di queste mie battute di pesca ha avuto sempre una trama pressoché identica.
Il lupo di mare, Federico, che mi incalzava: “Oggi sono uscito a sgombri, è stata una cosa pazzesca, non facevo in tempo a salpare una lenza che abboccavano ad un’altra … ho smesso solo perché avevo riempito il fondo della barca … Dai, domani mattina, vieni fuori con me.”
“Domani mattina” sarebbero tra le 3 e le 4 della notte per essere, al sorgere del sole, a qualche miglio dalla costa con le lenze a mollo.
Sarà stato il caso, ma il caso vuole che tutte le volte che siamo usciti a sgombri al massimo abbiamo pescato, in due, 5 sgombri (uno io e 4 lui) … l’uscita più memorabile finì a pescato zero.
E potrei anche aggiungere l’ultima volta che sono andato a sgombri, con la barca di Roberto, appena il tempo di mettere le lenze a mollo e, dopo neppure mezz’ora, salpare tutto e rientro in porto a tutta forza, inseguiti da una tempesta.
Scomber scombrus, in italiano viene chiamato anche scombro o maccarello, una famiglia ittica (Scombridae) diffusa, in diversi generi, in mari e oceani della Terra.
Qui in Thailandia, lontano dal mare, lo sgombro fresco, di vari generi, venduto nei reparti pescheria di molti ipermercati, ha un aspetto ben poco invitante, l’unica freschezza è dovuta al ghiaccio sui cui sono in esposizione.
Ma, al mercato paesano, lo sgombro viene venduto già cotto al naturale ed allora, gli sgombri, vado a pescarli al mercato e così evito anche gli imprevisti.
In thailandese ปลาทู (pla thu), che comunemente viene tradotto: mackerel, nome comune per lo sgombro ma, in questo caso, si tratta del genere rastrelliger brachysoma (short mackerel).
Sono già cotti ma la ricetta locale più comune prevede un ulteriore passaggio in padella (e olio) per poi essere servito con riso e verdure.
Io, che di sgombri ne ho sempre pescati ben pochi ma ne ho comunque mangiati tanti, ovviamente intendo sgombri freschi, e quelli di taglia piccola di solito li cucinavo “all’acqua pazza“, ho ripescato dalla memoria le ricette dello sgombro lesso₍₁₎ e dello sgombro marinato₍₂₎.
Le due semplicissime ricette, per piatti freddi, le trovate in calce. Le uniche note da aggiungere sono: il prezzemolo non è prezzemolo, il limone non è limone, l’origano proviene dalla scorta fatta in Italia (in Thailandia si trova, ma non in tutti, gli ipermercati). L’olio d’oliva -l’unico che trovo da queste parti, italiano di marchio ma di azienda spagnola -, indica nell’etichetta provenienze da diverse aree del mediterraneo, è poco più che mediocre ma non esiste alternativa locale; l’aceto di riso supplisce decentemente alla mancanza di aceto di vino.
Insomma, per forza di cose, il risultato che ottengo è ‘tipo’ la ricetta originale.
Ma nulla di nuovo o strano, a quel che si legge, pare che da sempre i migranti italiani si cucinino ricette ‘tipo’ l’originale.
E, nel caso, buon appetito.
₍₁₎ Pulire lo sgombro e, una volta ottenuti i filetti, condire con un filo d’olio, un pizzico di sale, origano e prezzemolo fresco e … pronto lo sgombro lesso.
₍₂₎ Inizia come sopra ma, una volta ottenuti i filetti, coprirli con un trito di prezzemolo, aglio, olio d’oliva, aceto, limone, pepe, sale … una sosta in frigorifero e … pronto lo sgombro marinato.
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