Quest’anno durante l‘Hajj alla Mecca almeno 717 pellegrini sono rimasti schiacciati nella calca. Il bilancio delle vittime va considerato come ancora parziale.
Questa tragedia è solo l’ultimo di una lunga serie di incidenti che negli ultimi decenni hanno piagato l’Hajj, il pellegrinaggio alla Mecca, rituale dalle radici pre-islamiche che costituisce uno dei cinque pilastri della religione musulmana.
Tragedie simili si sono verificate alla Mecca nel 1975 (incendio, 200 morti), 1987 (scontri con le forze di sicurezza, 400 morti), 1990 (1.426 morti nella calca), 1994 (270 morti nella calca), 1997 (incendio, 343 morti), 1998 (118 morti nella calca), 2003 (14 morti nella calca), 2004 (225 morti nella calca), 2006 (364 morti nella calca e 76 nel crollo di un palazzo) e nel settembre del 2015 (111 morti per il crollo di una gru).
Negli ultimi 4 decenni nella città santa dell’Islam si contano circa 3.500 pellegrini morti in incidenti.
L’Iran e diverse altre nazioni a maggioranza musulmana hanno criticato il governo di Riad e l’organizzazione del pellegrinaggio. “Per ragioni che ignoriamo”, ha affermato il capo dell’organizzazione iraniana dell’Hajj, Said Ohadi, “è stata chiusa una strada nei pressi del luogo dove i pellegrini eseguono il rito simbolico della lapidazione di Satana e questo ha provocato il tragico incidente”. Il vice ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, ha criticato direttamente le autorità saudite: “I sauditi sono responsabili del tragico evento di oggi“.
Molti musulmani credono che chi muore durante il pellegrinaggio alla Mecca viene accolto in Paradiso.
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