«Campagna pubblicitaria di ArmaLite, azienda statunitense, per il lancio del suo nuovo fucile AR50A1. L’iniziativa (del 2014) ha ricevuto la diffida a utilizzare l’immagine del David da parte della Galleria dell’Accademia di Firenze dove è custodito il capolavoro michelangiolesco.» (Alessandro Oppes, il Fatto Quotidiano 09/03/2014)
«Nel mondo circolano circa 875 milioni di armi da fuoco piccole e leggere destinate ad uso civile (pistole e revolver, fucili da caccia e ad uso sportivo), delle quali il 75% circa (650 milioni) sono detenute da civili.
Si stima inoltre che ogni anno siano circa 526.000 le persone uccise da queste armi, di cui circa l’80% perde la vita al di fuori di scenari di conflitti armati (per omicidi, suicidi, esecuzioni extragiudiziali, violenza di genere, sparizioni forzate, rapimenti). A questo numero va poi aggiunto quello dei feriti e delle vittime delle conseguenze indirette della violenza armata: affamamento, mancanza di cure sanitarie ecc.
Il mercato globale di queste armi raggiunge valori annuali di 8,5 miliardi di dollari, cui vanno aggiunti i proventi, incalcolabili, del florido commercio illegale. L’Italia, in particolare, è tra i maggiori esportatori a livello globale di armi civili piccole e leggere, loro componenti e munizioni. Malgrado la perdurante crisi economica e finanziaria mondiale, il valore globale delle esportazioni effettuate nel 2014 ha raggiunto la cifra di 452.713.932 euro (mentre nel 2013 ha raggiunto la cifra record di 504 milioni di euro).» (da Armi leggere, guerre pesanti – Antonio Lamanna – SIS n.4.2015)
«Si spara made in Italy su vari fronti. In Siria abbiamo esportato sistemi di puntamento Turms per ammodernare i carri armati T72 di Assad. “È la più importante commessa italiana di tutti gli anni 90 (400 miliardi di lire) – dice Giorgio Beretta dell’Osservatorio Opal – E la consegna è proseguita fino al 2009”.
Produzione delle Officine Galileo (Finmeccanica) che ha fatto sparire la documentazione dal sito dopo la preghiera per la Siria del Papa nel 2013. Oggi le consegne sono sospese, ma l’Italia è stata, secondo il Sipri di Stoccolma, la principale esportatrice europea di armi in Siria dell’ultimo decennio, per 131 milioni di euro. In Iraq abbiamo esportato, nel 2013, 80 mila piastre balistiche (11,8 milioni di euro) e 4 pattugliatori con mitraglieri nel 2007. Poi ci sono le armi date ai peshmerga curdi nel 2014-15.
Un lotto di fabbricazione sovietica sequestrato a un trafficante russo, che nel 2006 il Tribunale di Torino impose di distruggere ma che invece furono conservate nell’isola della Maddalena. Infine, dal 2005 al 2012 l’Italia ha autorizzato commesse per 375,5 milioni in Libia, mentre bombe italiane vengono sganciate dall’Arabia Saudita nella guerra in Yemen.» (Stefano Pasta, il Fatto Quotidiano 12/09/2015)
Dal capitolo: Il conflitto armato in Siria e Iraq del Sipri Yearbook 2015
«Nel 2014 in Siria e Iraq si sono intensificati gli scontri armati, incluse le fortune jihadiste ed in particolare l’ascesa dello Stato Islamico (ISIS). Diversi fattori hanno portato a questa crisi: anni di violenti conflitti di natura settaria associati ad una perdita di legittimità dello Stato e, su larga scala, collasso sociale ed istituzionale in entrambi i paesi. Tuttavia, ISIS è solo uno, seppur importante, degli attori che si muovono all’interno dell’ampia zona siro-irachena di guerre, crisi sociali e polarizzazioni confessionali. Si tratta di una crisi che è anche caratterizzata da un sovrapporsi assortito, spesso poco chiaro, di alleanze tra attori regionali e internazionali e connesse strutture di supporto.»
Dal capitolo Commercio e produzione internazionale di armi del Sipri Yearbook 2015:
«Il volume del commercio internazionale di armi è cresciuto del 16% tra il 2005-2009 e 2010-14. I cinque principali fornitori del periodo 2010-14, Stati Uniti, Russia, Cina, Germania e Francia, rappresentano il 74% del volume globale delle esportazioni di armi. Dal 1950 gli Stati Uniti e la Russia (o l’Unione Sovietica prima del 1992) sono stati costantemente di gran lunga i più grandi esportatori mondiali e, con i fornitori dell’Europa occidentale, hanno storicamente dominato la top 10 dei venditori di armi, e non ci sono segni che, nel prossimo futuro, avvengano grandi cambiamenti. Tuttavia, la Cina si è ormai saldamente affermata come uno dei principali venditori: nel 2010-14 è stata la terza fornitrice mondiale di armi, superando Germania e Francia.
Il flusso di armi verso l’Africa e l’Asia è aumentato nel 2010-14 rispetto al periodo 2005-2009. Dei cinque maggiori importatoti di armi, tre si trovavano in Asia: India, Cina e Pakistan. C’è stato anche un marcato aumento delle importazioni negli Stati del Medio Oriente, due dei quali sono stati tra i cinque maggiori importatori 2010-14: Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Particolare degna di nota la significativa crescita delle importazioni dell’Arabia Saudita che è ascesa alla posizione di secondo importatore mondiale nel 2010-14. L’Arabia Saudita e diversi altri stati arabi del Golfo hanno effettuato ordini consistenti negli ultimi anni. Le consegne di questi ordini sono appena iniziate e quindi è prevedibile un’ulteriore crescita delle importazioni nella regione.
Tensioni e conflitti in corso, in gran parte del mondo nel corso del 2014, hanno spesso dei collegamenti diretti con l’importazione di armi dall’estero. Le importazioni di armi da parte del Nord Est dei paesi asiatici, ad esempio, sono da collegare alle varie tensioni di quella regione. Queste importazioni, sommate con la crescita delle industrie nazionali di armamenti nella regione, potrebbero aumentare queste tensioni.»
Cader si vede, e far la terra rossa
La gente d’arme in amendua le bande.
Piena di sangue uman pare ogni fossa:
Marte sta in dubbio u’ la vittoria mande.
(Ludovico Ariosto, Orlando Furioso – canto XXXIII)
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