Pubblicato il MiniDossier di Openpolis “Immigrazione, il giorno dopo”
«Un approfondimento sull’integrazione degli stranieri in Italia, con dettagli sulle singole regioni e confronto con i Paesi UE. I focus – realizzati grazie alla collaborazione con ActionAid – riguardano le comunità presenti e il loro inserimento nella scuola e nel mondo del lavoro.
Sono quasi 5 milioni gli stranieri residenti in Italia e rappresentano l’8% del totale della popolazione. 190 le nazionalità presenti, la comunità più grande è quella rumena con oltre 1 milione di persone.
Il 71% degli stranieri residenti sono cittadini extra comunitari che hanno un permesso di soggiorno.
Nel 2013 i nuovi rilasci temporanei sono stati per lo più per motivi di lavoro (33%), famiglia (25%) o studio (10%). I permessi rilasciato collegati all’emergenza rifugiati (asilo politico o motivi umanitari) sono stati il 7,49%.
Se per gli italiani l’occupazione è scesa di 2,6 punti percentuali, la diminuzione per i lavoratori extra UE è stata più forte (8,3%). Allo stesso tempo in Italia, il rischio di povertà ed esclusione è del 26,5% per i locali e del 43,6% per gli stranieri.
L’8,3% degli italiani guadagna più di 2.000 euro al mese, la percentuale scende ad appena lo 0,6% per i lavoratori extra-Ue.
La percentuale di alunni stranieri iscritti nel sistema scolastico italiano risulta in costante crescita. Nell’anno scolastico 2013/2014 degli 802.785 alunni stranieri iscritti nelle scuole italiane, il 51,72% era nato in Italia.
Il passaggio dal mondo scolastico a quello lavorativo è un momento fondamentale per l’integrazione dei giovani figli di immigrati. Tante le difficoltà. La percentuale di Neet (giovani che non lavorano e non studiano) è altissima, 31,3%. Mentre la durata media del primo lavoro per i figli di immigrati è di 11 mesi, il dato più basso fra i paesi Ocse.»
MiniDossier “Immigrazione, il giorno dopo” (italiano)
MiniDossier “Immigration, the day after” (english)
Il resoconto di OpenPolis merita di essere letto anche solo per scacciare, con la conoscenza dei fatti, i falsi incubi che la classe politica spesso diffonde profittando della nostra ignoranza.
«I nuovi italiani, quelli che abiteranno le nostre case nel 2050, chi saranno? E quale lingua parleranno? Saranno più colti di noi? Più civili di noi, più rigorosi di noi?
Parleranno l’italiano – male le prime generazioni, benissimo le seconde – se la scuola funzionerà come deve. E se noi, italiani di nascita, saremo colti, civili e rigorosi, lo saranno anche loro. Sempre che la politica, la società, la cittadinanza si convinca che gli immigrati non devono essere braccia in affitto temporaneo, protesi di cui disfarsi cessato il loro utilizzo, ma innesti duraturi da curare e far crescere.»
(Massimo Livi Bacci – intervistato da Antonello Caporale per il Fatto Quotidiano – 5/9/2015)
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Sono solo chiacchiere di qualche burocrate ignorante alzato alle cronache dal “pensiero unico”. Il mio timore è che nel 2050 l’italia, se ci sarà ancora, sarà piena di ghetti e di rancori, un posto dove vivere sarà pericoloso (mi auguro vivamente di sbagliare).
Quand’ero giovane ed immortale vedevo il lontanissimo anno 2000 come il mio cinquantesimo compleanno e mi chiedevo come sarebbe stato … difficile che io ci sia a veder quel che accade, anche se mi auguro di arrivarci a 100 anni e anche oltre … certo che al momento le speranze sembrano fievoli, ma auguriamocelo, mai perdere la pazienza.
” … se noi, italiani di nascita, saremo colti, civili e rigorosi, lo saranno anche loro.”
Negli ultimi 35 anni le “cose” sono molto cambiate, non è detto che nei prossimi 35 non accada (in meglio).
neanche a farlo apposta: http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/18/europa-come-brasile-nasceranno-le-favelas-dei-migranti/2046614/?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews
… ma dai, mi vengono in mente Gassman tifoso romanista baraccato e Manfredi emigrante che abitava in un pollaio, mica devi andare in Brasile a cercare le baraccopoli, le rapine e la violenza (pur riconoscendo che l’area centro sud americana ha un livello di degrado sociale – generato dalla politica – enorme).
al massimo, le ‘favelas’ si espanderanno, già esistono, trovo il post un ‘espediente’ per scrivere ‘qualcosa’ (non comunque peggiore di quelli che uso anch’io, nel mio piccolo, per poter scrivere ‘qualcosa’)