Fratello e tutti carissimi, in questa stessa data, in un vapore di scartamento ridotto chiamato “ Indiana”, nel porto della bella Napoli, imbarcavo con destino a qusta terra con la testa piena di illusioni, e il cuore gonfio di amarezza, senza immaginare, nemmeno per sogno, che potrebbero trascorrere trenta anni fin oggi, lontano da voi tutti. Che fare? L’uomo progetta… il destino poi fa le cose.
Desideriamo che la presente trovi a tutti bene, noi ugualmente per lo meno in salute, in quanto ad altro credo che dovete sapere qualche cosa per mezzo dei giornali, rispetto alla situazione abbastanza critica della Nazione, male già vecchio, però che attualmente ha raggiunto uno stato difficile di sopportarlo.
Non mi prolungo su questo punto, promettendovi di scrivere nuovamente….Andiamo ad altro per dire che, come già scrissi a nostra sorella, è possibile che riceverete la visita ‘una famiglia di amici, che vi raccomando in modo speciale. Senza farvi la biografia completa vi dirò che sono gente semplicissima, con un modo di trattare modestissimo, benchè d’una situazione economica invidiabile…Qualunque incitazione l’accetteranno con piacere. Fosse una minestra di cavoli e fagioli o una fetta di soppressata o un bicchiere di vino. Qui facciamo lo stesso, con la differenza che la soppressata è sostituita con un salamino”tipo calabrese “ e il vino “tipo chianti “Qui tutto è “TIPO”. Se potete accompagnarli ad una passeggiate alla nostra Sila, siccome portano con loro la macchina foto, film, filmerà dalla Colla dei Favali, Parenti con le sue colline, così potrò vedere quei luoghi tanto cari per lo meno in pellicola.
Lamentiamo molto che, uno per la insicurità, e l’altra perché qui non c’è niente che valga la pena, e attualmente peggio che mai, non abbiamo mandato un regalino per i nipoti. Che ci perdonino tutti, se Dio vuole lo faremo in tempi migliori, che speriamo devono giungere. In attesa che gli amici giungano a Parenti e che poi di ritorno li possiamo rivedere per sapere tutte le vostre notizie.
Vi abbraccio affettuosamente.
(fonte testo della lettera: Parenti, Comune della Provincia di Cosenza)
«Robert E. Park nota come le migrazioni antiche fossero “migrazioni di popoli”, quando intere nazioni o tribù si muovevano guidate dai loro re, … mentre le migrazioni moderne sono individuali: a partire sono individui, al massimo famiglie. “Quella che era un’invasione seguita da uno spostamento forzato o da una sottomissione di un popolo da parte di un altro è diventata una penetrazione pacifica”. Nel primo caso è il migrante, l’invasore, che soggioga l’invaso (la prima migrazione europea in America appartiene a questo tipo). Nella forma moderna “la migrazione di popoli si tramuta in mobilità di individui” e la relazione di potere s’inverte e il migrante sarebbe lui soggiogato e sottomesso, l’invasore “domato“, “addomesticato” dall’invaso.
La verità è più sottile: nella migrazione moderna, partono sì individui, ma arrivano popoli: ogni persona parte individualmente, però poi, quando sbarca in America l’individuo diventa immediatamente italiano, o polacco, o tedesco, perché si aggrega immediatamente a questa “comunità”, si fa difendere da essa, vi cerca non solo lavoro, ma anche protezione, espressione, e rappresentanza politica.
Così l’individuo è interamente definito dal suo appartenere a una “razza” come si diceva allora, a una “etnia”, come si dice oggi, alla sua “comunità”, per usare il termine ufficiale.» (Il maiale e il grattacielo – Marco d’Eramo – Ed. Feltrinelli)
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