Il 18 agosto 1945 Sukarno diventava il primo Presidente dell’Indonesia.
Giavanese, di famiglia nobile, nel 1927 fondò il movimento indipendentista Partai Nasional Indonesia, che gli valse più di un decennio di galera durante il periodo coloniale olandese.
Liberato dagli invasori giapponesi, che occuparono l’arcipelago dal dicembre del 1941 all’estate del 1945, Sukarno dichiarò l’Indipendenza dell’Indonesia alla fine della Seconda guerra mondiale, il 17 agosto 1945.
Un discorso bravissimo per chiudere tre secoli di dominio coloniale:
“NOI, IL POPOLO DELL’INDONESIA, DICHIARIAMO L’INDIPENDENZA DELL’INDONESIA. IL TRASFERIMENTO DEI POTERI E ALTRE QUESTIONI SARANNO ESEGUITE CON MEZZI ADEGUATI NEL PIÙ BREVE TEMPO POSSIBILE.”
Seguirono 4 anni di battaglie militari e diplomatiche prima di convincere gli olandesi a riconoscere l’Indipendenza dell’ex colonia.
Dopo un breve e caotico periodo di democrazia parlamentare, nel 1957 Sukarno instaurò un regime autocratico ribattezzato “Democrazia Guidata”.
Nel 1961 fondò il Movimento dei Paesi Non Allineati insieme a Tito, Nehru e Nasser.
Nel 1963 si fece proclamare Presidente a vita.
Ufficialmente fuori dai due blocchi contrapposti, in realtà avvicinò progressivamente il suo Paese a Cina e URSS, tollerando l’ascesa del Partai Komunis Indonesia (PKI), che arrivò a contare 3 milioni di iscritti: il più grande partito comunista al mondo dopo quello sovietico e quello cinese.
Perse il potere nel 1965 quando il filo-statunitense Tenente-Generale Suharto lanciò una purga anti-comunista che portò al massacro di almeno 500mila simpatizzanti comunisti, nonché alla persecuzione dei sino-indonesiani, considerati filo-comunisti sostanzialmente per ragioni etniche: crimini che persino un rapporto ufficiale della CIA definì «uno dei peggiori omicidi di massa del Ventesimo secolo».
Sukarno rimase agli arresti domiciliari fino al giorno della sua morte nel 1970.