Se in una di quelle afose giornate estive, talmente umide che anche il sole è appannato e la terra ha smarrito il ricordo dell’ultima pioggia, se, in una di queste giornate vi capita di passare nei pressi di un’ansa della pialassa (questo il nome della valle dalle mie parti) non potrete non sentire un odore pungente. Sono alghe che, mezze fuori e mezze dentro una bassa, calda ed immobile acqua verdastra, stanno imputridendo.
Ed oggi, questo odore pungente, me lo ritrovo in tavola … non spesso, per fortuna.
Tiliacora triandra è una pianta rampicante originaria del sudest asiatico, utilizzata soprattutto nella cucina della Thailandia e del Laos. In lingua thailandese si chiama yanang — ย่านาง.
Il nam yanang — น้ำ ย่านาง (letteralmente: acqua di yanang) è un estratto di foglie ( ใบ ย่านาง – bai yanang) della pianta che viene prodotto a mano sfregando le foglie fino a quando tutta la parte verde non sia estratta. L’estratto risulta particolarmente ricco di clorofilla.
L’estratto di yanang viene utilizzato per fare una zuppa con peperoncino e germogli di bambù chiamata kæng hno mai som – แกงหน่อไม้ส้ม o anche kæng lao — แกงลาว …
… il piatto che io mi ritrovo in tavola e che emana, per me – ma non per la mia compagna che ne è ghiotta -, un nauseabondo odore di vegetale in decomposizione. Non ha il tipico sottofondo salmastro delle alghe putride ma, in compenso, l’umore stagnante è più accentuato. Sia ben chiaro, io quel giorno mangio sempre un’altra pietanza e … seduto sopravento.
Ma, intendiamoci, il mio non è altro che un diverso imprinting alimentare, un condizionamento alimentare diverso che, in ciascuno di noi, si genera sin dall’infanzia a seconda del luogo e delle condizioni sociali in cui nasciamo.
Ed a questo proposito, cosciente del fatto che così come esistono italiani che quando sono all’estero, non potendo rinunciare ad un buon caffè espresso uguale a quello del bar sottocasa, vagano per “locali” senza trovare quel che desiderano; è probabile esistano anche thailandesi che vivono in Italia e non sono soddisfatti della salsa di pesce che trovano (se la trovano) in commercio.
Per costoro, intendo i thailandesi che vivono in Italia, avrei un suggerimento gastronomico relativo alla salsa di pesce, che in thailandese si chiama nam pla — น้ำ ปลา. Provate la colatura di alici di Cetara, che è tutto quel che resta in Italia di un prodotto usato dagli antichi romani in sostituzione del sale. Non ha le tante diversificazioni delle salse di pesce che si trovano in Thailandia ma resterete sorpresi dalla sua eccelsa bontà, e forse anche dal suo prezzo.
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