Ci sono volte in cui basta venire
nel locale consigliato dalla guida
e ordinare un caffè, un pomeriggio a marinare
nella luce pallida del sole, sfogliando Szymborska
e copie di riviste di architettura
collezionate dal proprietario.
Non sono un architetto. Probabilmente non avrò mai una casa,
ma chi può dirlo in questa città, dove la mia lingua
non sa negoziare neppure semplici consonanti,
dove il caffè che ho ordinato arriva ed è un tè,
dove la porta di fronte d’un tratto apre uno spiraglio
e un estraneo mi scatta una fotografia.
(Dongshankou di David Tait, un poeta nato nel 1985 a Lancaster, nel Regno Unito. Vive a Guangzhou, in Cina, dove insegna inglese. Questa poesia è uscita sulla rivista britannica The North nell’autunno del 2014. Traduzione di Francesca Spinelli – da Internazionale n.1102 – Fonte immagine: panoramio)
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