Chi ha viaggiato nel nord del Laos, avrà certamente notato come in questa parte del paese via sia una forte presenza cinese. Il fenomeno è particolarmente visibile a Oudomxay, vero e proprio snodo nevralgico del Laos settentrionale, dove non è raro trovare ristoranti o alberghi gestiti da cinesi che rifiutano l’ingresso a chiunque non parli la loro lingua. Questo è solo uno degli aspetti delle trasformazioni in corso in questa parte del Sud-Est asiatico, sempre più al centro delle vicende geopolitiche che ruotano intorno a Pechino.
Storicamente il Laos è stato condizionato dalla sua posizione geografica, diventando spesso la vittima di due potenti vicini come Thailandia e Vietnam. Il Laos è l’unico stato della regione a confinare con ben cinque paesi diversi, una posizione centrale sempre più importante nello sviluppo della zona ASEAN. Come il Laos possa diventare una via di transito fondamentale per merci e persone non è certo passato inosservato in Cina, paese sempre interessato a trovare nuove rotte commerciali. In particolare Pechino vede nel governo di Vientiane un partner fondamentale nello sviluppo delle comunicazioni tra Kunming e Singapore.
La Cina è diventata nel 2014 il primo investitore straniero in Laos, con investimenti pari a circa 5bilioni di dollari. Oltre alla rotta Kunming-Singapore, che potrebbe fermarsi all’istmo di Kra se la Malesia dovesse opporsi, di grande valore sono i progetti destinati alla costruzione di dighe sul Mekong, che farebbero del Laos un importante esportatore di energia elettrica. Tra i principali futuri clienti si è fatta avanti la Thailandia, paese con il quale la Cina vorrebbe stringere accordi in ottica antivietnamita. Tali accordi passerebbero per il Laos, ponendolo contro un paese tradizionalmente alleato.
Se i rapporti diplomatici tra Laos e Cina non sono mai stati molto profondi, altrettanto non si può dire infatti di quelli con il Vietnam. In particolare il regime del Pathet Lao, nato dalla guerra contro gli Stati Uniti, ha sempre avuto stretti legami con Hanoi, anche in chiave anticinese. Lungo i confini orientali del Laos vi è una foltissima presenza vietnamita, al punto che alcune aree del paese sono più vicine al Vietnam che alla capitale. In più il Vietnam è il secondo investitore staniero in Laos; tutto questo rende il futuro del Laos un’incognita, seppur di enorme valore economico.
Viene da sé che in Laos si siano alzate voci contrarie alla dipendenza economica dal gigante cinese, assolutamente insostenibile per l’economia laotiana. Voci critiche che si aggiungono a quelle ambientaliste ed umanitarie contrarie alle dighe sul Mekong in quanto danneggerebbero l’ecosistema del paese, portando inoltre tensioni diplomatiche con Vietnam e Cambogia, nelle cui eocnomie la pesca riveste un ruolo importante. Per il governo di Vientiane si profila dunque un futuro di scelte decisive, connesse al ruolo sempre più strategico del Laos nel Sud-Est asiatico.
Un banco di prova sarà la presidenza ASEAN del 2016, che toccherà proprio al Laos. Questa sarà l’occasione in cui le autorità laotiane potranno dare prova della loro capacità diplomatica, della loro arte di mercanteggiamento (tradizionalmente non molto presente in Laos) e della volontà di integrare definitivamente il paese in un contesto regionale non privo di tensioni. Probabilmente entro il 2016 potrebbero accadere molte cose, ma in ogni caso il piccolo Laos dovrà dare prova di sapere prendere posizione, anche nei confronti della Cina.
Fonte immagine Radio Free Asia
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