La parabola dell’ex presidente egiziano Mohammed Morsi, passato in 4 anni dalla galera al trionfo elettorale alla pena capitale. Fu deposto da un colpo di stato militare nel 2013. L’accusa: spionaggio, evasione da un carcere e omicidio di agenti durante la Rivoluzione del 2011. La difesa: sentenza politica
KUALA LUMPUR (Asiablog) – Mohammed Morsi, primo presidente egiziano eletto in libere elezioni, nel 2012, quando ottenne il 51,73% dei consensi, è stato condannato a morte da un tribunale egiziano con l’accusa di evasione dal carcere di Wadi El-Natroun al Cairo nel gennaio del 2011 insieme ad altri detenuti, omicidio di guardie carcerarie e spionaggio per aver rivelato segreti di stato a palestinesi e iraniani. Il tribunale ha condannato a morte anche per il numero due dei Fratelli Musulmani, Khairat al-Shater, e il segretario generale Mohammed el-Beltagi.
Le condanna a morte ora dovranno essere approvate dal Gran Muftì, la più importante autorità religiosa egiziana, che emetterà un verdetto non vincolante prima che il tribunale pronunci la sentenza definitiva il prossimo 2 giugno.
I legali di Morsi hanno fatto appello contro la sentenza, che potrà essere respinta anche se il Gran Muftì dovesse dare la sua approvazione. La difese sostiene che il processo e la condanna siano politicamente motivati.
Morsi, rovesciato da un colpo di stato militare nel luglio del 2013, era già stato condannato a 20 anni di prigione per aver ordinato l’arresto e la tortura di molti manifestanti ostili al suo governo tra il 2012 e il 2013.
La prigione dove Morsi era rinchiuso fu assaltata il 29 gennaio del 2011, durante i primi giorni della rivolta che avrebbe portato alla caduta del regime di Hosni Mubarak.
Da quel carcere insieme a Morsi evasero altri 30 detenuti, mentre oltre 20mila fuggirono da altre prigioni egiziane. Tra gli evasi c’erano decine di leader dei Fratelli Musulmani, l’organizzazione politico-religioso di cui l’ex-presidente faceva parte, come anche alcuni membri del movimento libanese di Hezbollah e dei militanti di Hamas, il gruppo politico-militare palestinese che controlla la Striscia di Gaza.
Dal colpo di stato militare del 2013 ad oggi centinaia di Fratelli Musulmani sono stati processati e in molti casi condannati a lunghi periodi di detenzione, all’ergastolo o alla pena capitale. Il leader del gruppo, Mohamed Badie, è stato condannato a morte nell’aprile del 2014. Fino ad ora, soltanto una condanna a morte è stata eseguita.