I cinque toni.
Cerchi vuoti: sillabe vive, cerchi pieni: sillabe morte.
Ellisse stretta: vocali brevi, ellisse larga: vocali lunghe.
Blu: parole inizianti con consonanti di classe bassa, verde: di classe media, rosso: di classe alta.
Che la lingua thailandese sia lingua tonale è risaputo ed è anche noto, agli occidentali che vogliono impararla, che questo rappresenta uno dei maggiori ostacoli.
Un esempio classico è la differenza tra ม้า (maa = cavallo) e มา (maa = venire). Dimostra la radicale differenza di significato generata dal tono, che nello scritto viene rappresentato da un segno grafico, qui sopra la consonante ม – moo maa.
« อะไร เป็นหนูไม่ » (Cos’è, un topo?)
« ไม่ใช่ กระจ้อน » (No, un kracion)
Al mercato vedo l’animaletto e, avvisata la venditrice che non lo avrei comprato e neppur mangiato – anche se me lo garantiva ottimo per un buon แกงส้ม (kæng som) – , chiedo come si chiama. Io ripeto il nome e lei continua a dire: « ไม่ใช่ กระจ้อน… กระจ้อน » (No, kracion … kracion).
Ho capito, sbaglio la pronuncia.
« เขียนครับ » (Me lo scriva).
A me pare scritto กระจอ้น (vedi foto), ma in internet non trovavo nulla. Ho spostato il tono (กระจ้อน), uno sciuride. Uno scoiattolo di terra (Menetes berdmorei), ottimo per una zuppa piccante di verdure.
Delle proteine animali che vedo in vendita al mercato ho già scritto ed ora aggiungo questo nuovo alimento che molti, me compreso, osservano con una timidezza (se non ripugnanza) generata solo dai propri fantasmi alimentari. Probabilmente, per molti umani, sono solo cibi passati di moda, fuori epoca e quindi dimenticati, abbandonati da molti ma non per questo inutili.
Io credo che se la ricchezza di una nazione, invece di essere misurata col PIL, venisse misurata con la ricchezza degli alimenti che la natura di quel luogo offre ai suoi abitanti, la Thailandia sarebbe nei primissimi posti di questa graduatoria mondiale.
E non potrebbe essere diversamente, qui al mercato vendono anche tranci di ตะกวด (takùat), anche questo ottimo per un buon แกงส้ม (kæng som)… cos’è un takùat? Un varano, o meglio: il varanus bengalensis.
P.s. anche questo da aggiungere alla lista di “proteine animali che vedo in vendita al mercato”.
- Fotografia come esclamazione di vitalità - 19/08/2016
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Mi viene, giustamente, fatto notare, da membri del gruppo Facebook ”Ithailandese, da ก gai alla Z” (di cui faccio parte), che la mia domanda: « อะไร เป็นหนูไม่ » (Cos’è, un topo ?), è sbagliata.
Io, in effeti, non solo ho scritto ma ho anche detto (al mercato)
อะไร (arai) –spazio – เป็ (è) นหนู (un topo) ไม่ (che intendevo nella forma interrogativa di: si o no?) ed aggiungo solo che non ho riportato, per iscritto, tutti i vari “Krap” e Kaa” – intercalare maschile e femminile -che assegna alla frase un tono educato, ma che ci eravamo scambiati.
Per l’interrogativo, formulato in modo corretto, mi sono state proposte varie forme:
-“cos’è un topo?” tua nii , kheu arai
-“cos’è un topo?” nuu, chai mai (domanda per un qualcosa che si crede di conoscere)
-“cos’è un topo?” nuu, reu plao (plao) (domanda dubitativa) – หนู หรือเปล่า ( หนู เปล่า)
-“cos’è un topo?” nuu, reu mai” (linguaggio formale)- หรือไม่
Insomma: “arai” (pausa) “pen”, è comunque sbagliato in ogni caso ed in effetti il verbo pen (essere) appare già in uno dei significati di arai (cos’è), quindi: sbagliato ed inutile.
Qualche membro ha interpellato la compagna thai:
Domanda: Nii nuu ru plau? risposta: Plau
(non fatevi ingannare dalle diverse traslitterazioni)
Poi, l’amministratrice del gruppo ha interpellato una delle sue insegnanti thai, risultato:
– Nuu chai mai kha?
– Nii arai kha?
Ma anche: – Chai nuu mai kha?
E qui nasce la domanda successiva. Che differenza c’è tra
______ chai mai kha? E Chai ________ mai kha? (si chiede l’amministratrice, ed anch’io).
Devo dire che NON ho mai studiato thailandese in modo sistematico, vuoi per la mancanza, nelle vicinanze dei luoghi in cui ho abitato ed abito, di scuole adatte, ma soprattutto per la mia innata pigrizia. Cerco di ascoltare e di parlare con i locali che spesso mi capiscono ed altrettanto spesso non mi capiscono, ho notato che dipende molto dall’interlocutore. Alla fine cerco solo di comunicare senza dovermi rimetter a studiare lingue pur sapendo di fare una scelta sbagliata.
Ma, tornando allo scoiattolo, lascio a chi legge la scelta di quale formula interrogativa adottare.
E, per parte mia, posso dire che, nel caso del varano, la mia domanda è stata: : tua nì, arai (krap).
E un grazie ai membri del Gruppo
Tiziano, eccoti ora un’osservazione sulla lingua italiana.
Se mi chiedi, ”cos’è un topo?” Io ti rispondo: “un animale”.
Se invece mi chiedi, “cos’è questo? Un topo?” O anche, “cos’è? Un topo?”
Allora ti posso rispondere in modo affermativo o negativo.
VIRGOLA, mancano le virgole (non nel post e neppure nel parlato)
ma nel commento … e quindi: hai ragione :-D
Uno strano periodo (tempo), mi imbatto in periodi (parti di frasi scritte) che causa le virgole possono trarre in inganno.
comma 2. Sull’unita’ immobiliare di cui al comma 1, le imposte comunali TARI e TASI sono applicate, per ciascun anno, in misura ridotta di due terzi.
Domanda: se l’imposta e’ 90, quanto si paga?
La mia risposta: 30
La risposta delle Amm.ni Comunali: 60
p.s. il commento “mal scritto” non lo correggo e spero che “un ennesimo malaugurato incidente” non cancelli tutti i commenti del blog .
Che resti a mio monito imperituro.