In molte città del mondo si celebrano i 750 anni dalla nascita di Dante Alighieri. Ravenna non poteva mancare, il poeta è qui sepolto.
La tomba di Dante noi ravegnani la chiamiamo: pivaróla (pepiera), zucarira (zuccheriera). Non si tratta di mancanza di rispetto ma di una affettuosa constatazione.
In effetti il piccolo manufatto, incastrato tra antiche vestigia ed edifici storici, pare più un accessorio che un elemento basilare … e se non vi ho convinto: visitate Ravenna.
Ma, «se Dante vivesse oggi, come riscriverebbe il suo Inferno? Chi popolerebbe i gironi e le bolge? Chi accompagnerebbe il Sommo Poeta e chi accoglierebbe i dannati?»
Pietrangelo Buttafuoco ha proposto la sua rivisitazione su il Fatto Quotidiano.
«Ecco l’Inferno.
Maria De Filippi è il Caronte d’Italia. In una sola comparsata a Uomini e donne traghetta i destinati agli Inferi.
Barbara D’Urso , Massimo Giletti e Alfonso Signorini sono i cerberi, ruinanti in basso loco, chiamati a stanare i dannati già dalla porta dell’imbuto capovolto.
Nell’abisso, a fauci aperte – pronto a ingoiare la carne dolente dei colpevoli – c’è Papa Francesco. Altro che i vescovi, ha fatto arrestare anche Lucifero.Ecco l’Inferno, nel paradigma tutto italiano: Silvio Berlusconi , non va nel girone dei lussuriosi (dove pregustava di andare…), bensì nel Limbo, tra gli inutili incolpevoli il cui destino è l’eterno sbadiglio.
L’Accidia, si sa, non si capisce mai cosa sia e, infatti, sperso per la Città di Dite c’è Dudù, il barboncino, chiamato in contrappasso rispetto al suo essere sempre iperattivo. Francesca Pascale , la sua padroncina, è collocata tra i golosi ma in luogo dei tizzoni di brace è costretta a ingozzarsi di fagiolini a 80 euro l’uno. Con lei, Ilda Boccassini, costretta a bere i Sanbitter della tavernetta. Quella delle cene eleganti adesso traslocate sul Lungostige. Tutta di treccine, fatte di fil di ferro d’Etruria, è Maria Elena Boschi. La soave ministra è costretta nel girone degli eretici bestemmiatori: da Madonnina nel presepe del paesello suo al viaggio in Congo per reclutare bimbi e cavarne pubblicità ce n’è di blasfemia… Tra i golosi non c’è Oscar Farinetti, anzi, l’oste supremo è allocato tra i seminatori di zizzania, in compagnia di tutta la ghenga dei consigliori di Matteo Renzi, ovvero Carlotta De Franceschi, Andrea Guerra , Davide Serra , Luca Lotti, Filippo Taddei mentre Rocco Siffredi, l’unico che dovrebbe consigliare il signor premier, ghiotto di patatine com’è, negli inferi vede mutare se stesso in un gelido Calippo da cui non trasuda calore bensì lacrime…
Ecco l’Inferno, ed ecco i gironi.
PRIMO CERCHIO, più che i non battezzati, gli sbattezzati, non i Radicali di Marco Pannella ed Emma Bonino (murati nel Burrato), ma quelli che non avendo potuto votare Renzi non ne beneficiano in grazia. È il cerchio più affollato, il primo, perché Renzi non è stato eletto ma prescelto perché vuolsì così colà ove si puote e tutti noi lì stiamo messi.
SECONDO CERCHIO, i lussuriosi. Meritano di andarci soltanto i veri e sinceri libertini. Innanzitutto c’è Eugenio Scalfari , quindi Marina Cicogna, poi Achille Bonito Oliva e poi ancora Enrico Vanzina, Roberto D’Agostino , Massimo Cacciari, Mara Venier, Giovanni Minoli, Mario Balotelli, Viperetta , Gianni Boncompagni, Ornella Vanoni, Ornella Vanoni e Ornella Vanoni.
TERZO CERCHIO, i golosi. I dannati sono perseguitati da erinni-giudici e la vita nel cerchio è organizzata secondo lo schema di un game. I diavoli ai fornelli e i tormentati costretti a dar prova di cucina in compagnia di Benedetta Parodi, Carlo Cracco, Joe Bastianich e – povere anime – Antonella Clerici . Un solo condannato a disposizione di cotanta corte: Mario Monti che mangiò se stesso.
QUARTO CERCHIO, avari e prodighi . Tutti coloro che videro in Berlusconi una cassaforte da cui spillare denaro e in Renzi, oggi, una lavatrice con cui, risciacquando i panni in Arno, si riciclano, si ritrovano legati e costretti a volgere lo sguardo a terra, a significanza del legame alla materialità del dare e del tenere. Tra i condannati, oltre al fruttivendolo che piazzava al cuoco Michele i fagiolini a 80 euro, ci sono Flavio Briatore, Luca Cordero di Montezemolo e Mauro Moretti , Dolce & Gabbana.
QUINTO CERCHIO, iracondi e accidiosi. Costretti a leggere Il Mattinale, il bollettino di Renato Brunetta, rispetto a cui la pesta prece di Pluto, “Pape Satan, Pape Satan, aleppe” è balsamo, i dannati rotolano fascicoli di MicroMega in forma di macigni che leggeranno nei momenti di pausa castigati poi dalla visione di Che Tempo che Fa. Peggio che il divaricatore di palpebre di Arancia Meccanica. Tra i dannati, oltre Dudù, in quota accidia, ci sono gli iracondi: Aiace Telamonio , il cagnetto di Massimo D’Alema, quindi D’Alema stesso, Pier Luigi Bersani, Miguel Gotor e tutta la minoranza Pd.
SESTO CERCHIO, eretici. Tutti i sepolcri sono scoperchiati e dalle tombe sbucano Giorgio Gori e Lapo Pistelli dallo sguardo, entrambi, ardito e fiero e Carlo Cottarelli, il più castigato di tutti, inutile spiegare perché. Proprio come se avessero il renzismo in gran dispitto. Spirti nobili, certo, forti di coerenza e di coraggio e però non fedeli al signor premier che li esilia tra Bergamo e un sottosegretariato al pari di una Federica Mogherini, spedita alla Ue a far le foto ai vertici e destinata adesso al Flegetonte.
SETTIMO CERCHIO, ben tre gironi. Tutti violenti e perciò ci sono gli omicidi, i predoni, i suicidi, gli scialacquatori, i bestemmiatori, i sodomiti e gli usurai. Mancano i gomorratori ma solo perché Dante ebbe a mancare l’incontro con Antonio Franchini e però Roberto Saviano qui c’è, non fosse altro che per essersi bucato una natica con un colpo di revolver: s’era infilato la pistola in tasca ma aveva dimenticato di inserire la sicura. Per cui, bang!
OTTAVO CERCHIO, prima bolgia. Ruffiani e seduttori. I diavoli con le corna li sferzano, i dannati, a colpi di frusta. Il più famoso tra i tormentanti è Denis Verdini, contemporaneamente ruffiano e seduttore (anche se non è chiaro chi ruffia e chi seduce), di Silvio Berlusconi e di Matteo Renzi. Altero al pari di Giasone, indifferente alla frusta, Verdini conversa amabilmente con Luca D’Alessandro , amico a tal punto di seguire il maestro fino all’Inferno.
OTTAVO CERCHIO, seconda bolgia. Adulatori. C’è Beppe Servegnini. Corre lungo il girone, sospinto dai forconi, e si complimenta con il diavolo che lo spinge purché non gli scompigli la frangetta candida. Il noto editorialista del Corriere della Sera è dannato per aver troppo adulato Renzi senza offrirgli vero amore ma solo cicì e cocò di vanità. Corre e, comunque, si complimenta: “Troppo very well questo hell!”.
OTTAVO CERCHIO, terza bolgia. Simoniaci. Il protagonista assoluto è Marco Carrai . È peggio che Simon Mago. Compra e vende le cariche leopoldiche. Monitora le aziende di Stato e fa il taumaturgo in virtù dello spirito renzico fin nei recessi delle più remote aziende su cui detta nomine e decisioni. Adesso è messo a testa in giù. Coi piedi bruciacchiati. Stessa pena per Adriano Galliani. Col diavolo del Milan al barbecue.
OTTAVO CERCHIO, quarta bolgia. Indovini. La dannata speciale e molto professionale è Alessandra Ghisleri, sondaggista e però colpevole di aver annunciato il sorpasso di Matteo Salvini su Silvio Berlusconi. La Ghisleri bagna di lacrime la propria schiena e, pur indietreggiando, sorpassa – dannatissimo, colpevole di aver indovinato il vincitore di Masterchef – Antonio Ricci .
OTTAVO CERCHIO, quinta bolgia. Barattieri. Valter Lavitola e Sergio De Gregorio, pur responsabili di illeciti ma a titolo di dolo e in via solidale, sono in Paradiso. Immersi nella pece bollente, sono coloro che usano le loro cariche pubbliche per trarne vantaggio e ricchezza. Straziati da Malebranche che ne arpiona le carni quando tentano di uscire dalle fosse i dannati sono irriconoscibili e forse, giusto perché infarinato e ancora avvolto di zucchero a velo – impiastricciato di ricotta e glassa di cassata – pare di vedere Roberto Helg. È il presidente della Camera di Commercio di Palermo, eroe del no-pizzo mentre prende il pizzo di 100.000 euro alla pasticceria dell’aeroporto Falcone-Borsellino.
OTTAVO CERCHIO, sesta bolgia. Ipocriti. Tutti i cerchi magici possibili e immaginabili. Da quello che fu, con Umberto Bossi, nella Lega, a quello pericolante di Berlusconi, fino ad arrivare al Giglio, quello di Renzi. È magico a tal punto il Giglio da generare un traffico così caotico a Palazzo Chigi di dover ricorrere a un vigile urbano, Antonella Manzione, comandante delle guardie metropolitane di Firenze adesso comandata di dirigere tutto il giramento di sfere e di cerchi dell’Inferno.
OTTAVO CERCHIO, settima bolgia. I ladri. Valter Lavitola e Sergio De Gregorio, pur responsabili di illeciti ma a titolo di dolo e in via solidale, sono in Paradiso. La fossa infernale, non ci crederete, è vuota. I diavoli si grattano le corna tra di loro. I serpenti usati per legare alla schiena le mani dei dannati si arrotolano stancamente agli zoccoli dei demoni in attesa che arrivi qualche cliente. In verità s’era presentato Emilio Fede, già direttore del tg4, forte di un merito – aver fatto la cresta a Lele Mora per farne una ulteriore a Berlusconi – ma fu che i demoni, presi di noia, lo spinsero ancor più giù, un gradino ancora.
OTTAVO CERCHIO, ottava bolgia. Consiglieri fraudolenti . È qui che si trova Fede dopo essere stato cacciato dalla precedente fossa ma, sebbene uso a bluff d’azzardi al tavolo da gioco, viene sospinto verso il baratro non fosse altro per l’abilità di una ospite in particolare, Mariarosaria Rossi, allocata in questa bolgia ma capace di convincere il capo dei diavoli ad allontanare Fede con gli stessi argomenti con cui già cacciò da Palazzo Grazioli, la casa di Berlusconi, il cuoco Michele, la segretaria Brambilla e perfino Daniela Santanchè (non dannata, bensì in Purgatorio).
OTTAVO CERCHIO, nona bolgia. Seminatori di discordie. Il solito Fede. I diavoli non sanno come tenere calma Nicole Minetti. Non si calma neppure Michele Serra, inspiegabilmente collocato lì, di certo per un equivoco, o forse – suggeriscono i maliziosi retro scenisti – spedito all’inferno a seguito di un’informativa redatta da Fabio Fazio che sarà pure santo ma cattivo come tutti i buoni. Non si calma nessuno e Fede, ancora una volta, va giù.
OTTAVO CERCHIO, decima bolgia. I falsari. Emilio Fede non ha più dove andare giù. Tra i falsari, il trionfo delle patacche: Nanni Moretti che oggi non scende a far girotondo contro la Rai del decreto Renzi prossimo venturo; Pietro Scott Jovane che vende i gioielli di Casa Rizzoli per coprire le perdite e non per ridurre i debiti; Elena Ferrante che sarà pure il più grande scrittore del mondo e però fa rimpiangere Liala che almeno aveva Gabriele D’Annunzio come sponsor, e non Saviano.
NONO CERCHIO, ben quattro zone. Sono quelle di Caina, di Antenora, di Tolomea e la Giudecca, ovvero, i luoghi dove sono destinati i traditori dei parenti, quelli della patria, quelli degli ospiti e quelli dei benefattori. È il posto più stretto dell’Inferno. C’è spazio solo per uno. Berlusconi , dall’alto del limbo, dice qualcosa. Arriva flebile il suono: ino-ino-ino. Non c’è dubbio: è Angelino . Anche Matteo Salvini, nel frattempo sopraggiunto, dal fondo dell’imbuto urla: osi-osi-osi. Non c’è dubbio: è Tosi . Arriva infine Matteo Renzi e fa un tweet: # nazarenostaisereno . Eno-eno-eno. In collegamento, in diretta da Porta a Porta, c’è Bruno Vespa : assolve al ruolo di Virgilio non senza offrire alla telecamere il plastico dell’Inferno realizzato da Gustavo Dorè. Seduti in studio, a commentare, ci sono Dante Alighieri, Carmelo Bene e Vittorio Gassman . Polemicissimi, quest’ultimi, a seguito della dichiarazione del Sommo più volte ripresa da Franco Branciaroli : “A recitar li versi miei fuor sempre cazzi, l’unico che vi riesce è l’Albertazzi!”. Roberto Benigni, va da sé, è in Paradiso con Jovanotti e Fabio Fazio (con un mazzo di mimose in mano, pronto a consegnarle alla Madonna). I tre, fatti santi, stanno in cielo a far la Rosa Beata e la tarantella a Sergio Mattarella. Adriano Celentano , invece, puro genio, è in Purgatorio ma giusto per rendere interessante la cantica altrimenti sempre saltata, espunta e mai consultata. A far da Beatrice, musa e ispiratrice, Marianna Madia ancorché ministra ma magistra di virtute et veritate.»
(Pietrangelo Buttafuoco, il Fatto Quotidiano – 13/03/15)
fonte immagine: hotelsravenna
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